lunedì 12 settembre 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DEL FARE SQUADRA : GLI STEADS E AMOS 
[II E ULTIMA PARTE] 

Amos Perbacco perde l'autobus, Erin E. Stead, Philip C. Stead 
(trad. Cristina Brambilla) 
Babalibri 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Amos mise il bollitore sul fornello, dimenticando però di accenderlo. Poi si sedette ad aspettare il suo tè mentre, quasi per caso, si addormentava sulla sedia della cucina. Bip-bip! Amos si svegliò di soprassalto. 'Oh, no!' disse, controllando l’ora, 'arriverò in ritardo al lavoro!' Indossò i suoi stivaletti e il suo cappello preferito e si precipitò fuori." 

 Amos si era addormentato al tavolo di cucina perché la notte, dall'emozione, non aveva quasi chiuso occhio: con i suoi amici aveva in progetto di andare a fare una gita. L'esserci addormentato al tavolo di cucina fu la ragione che gli fece perdere l'autobus. Il numero cinque, quello che lo avrebbe portato diretto allo zoo dove lavora e dove i suoi amici lo stanno aspettando. Tutta la strada la fa arrancando, quanto gli permettono i suoi piedi e il bagaglio che porta con sé : un fascio di ombrelli. Nel correre dietro - invano - all'autobus perde anche il suo berretto e il suo portapranzo. Arrivato allo zoo, non gli resta che raccontare ai suoi amici animali quello che è successo e mentre lo fa uno di loro, la tartaruga, si allontana e prende l'uscita. Amos nel frattempo si appisola sulla panchina, esausto. I suoi amici fanno al suo posto tutti i lavori che avrebbe dovuto svolgere lui e in tal modo, oltre ad aver scoperto che le giornate riservano belle sorprese, forse c'è ancora tempo per salvare la gita... 

[continua dalla I parte] 
E' vero che Amos è un personaggio lento e pacifico però dimostra una volontà di ferro nel rispettare se stesso e il proprio ritmo. E in qualche modo riesce anche a dimostrarsi fedele, seppure con l'aiuto degli altri, nei confronti dei propri progetti. 
In questa sua lenta ma inesorabile attraversata della realtà che abita, la sua direzione è contraria a quella che ha il mondo e i suoi abitanti.
 

In questo senso, se riprendiamo il discorso di Philip circa il suo desiderio di scrivere storie controcorrente, non possiamo che averne conferma: "Con il tempo ho capito che Amos è esattamente il libro che ho sempre voluto fare perché è sovversivo anche se in un modo diverso. L'essere sovversivo si manifesta in quell'essere lento e silenzioso in un mondo che non considera queste qualità, un mondo veloce e pieno di frastuono. 
Amos è il personaggio meno cinico che io abbia immaginato e probabilmente anche di tutto quello che è stato scritto negli ultimi vent'anni. 
Lui è la rappresentazione di come vorrebbe che il mondo fosse e non di come è effettivamente. E capire questo ha segnato una bella svolta nella mia vita di scrittore. Io voglio fare libri in cui racconto come dovrebbe funzionare il mondo, ed è per questo che certi temi ricorrono nei nostri libri.
Dunque mi pare incontrovertibile che Amos, ed entrambe le storie che Philip ha scritto ed Erin ha illustrato,  abbiano un 'quid' che le rende diverse dalla stragrande maggioranza dei libri per bambini. Vediamo perché.
Sono entrambi libri costruiti, di fatto, sul silenzio dei personaggi. A parte Amos, gli altri agiscono, ma non parlano. Tutt'al più ragionano tra sé oppure sventolano un cartello che indica ciò che vogliono esprimere. Pochissime frasi pronunciate da Amos e poi tutto il resto è una voce narrante, capace anche spesso di fare un passo indietro e di tacere per lasciare parlare le matite di Erin. Lo stesso Philip ricorda come nel primo libro avesse messo una cura spasmodica nella scelta dei verbi, nelle concordanze sintattiche, costruendo frasi molto 'canoniche'. Era un po' la paura di sbagliare, ma soprattutto la certezza di non aver ancora trovato una propria voce. 
Se inusuale è questo pacato raccontare di un uomo pacato, altrettanto insolitamente pacato è il tipo di disegno e la palette di colori che usa Erin. 
Lei stessa, nei suoi tre anni di inattività creativa, aveva maturato l'idea che i suoi disegni - così pallidi, così delicati - non fossero adatti a un pubblico di bambini. Nulla è sgargiante in lei. 
Ed ecco che torna il lavoro di squadra: Philip conosce il tipo di segno di Erin e accorda la sua voce a quelle pallide matite. 
Inusuale è anche la tecnica che ha usato in entrambi i libri di Amos; oltre a essere piuttosto complessa nella fase di realizzazione, implica un lungo tempo di gestazione per arrivare a un risultato cromatico unico e inconfondibile, ma decisamente 'attenuato', un po' come se lei creasse le sue tavole con la 'sordina' per attutirne l'impatto visivo.

 
La tecnica che Erin ha adottato per i due libri di Amos implica un lento lavoro di incisione su tavolette di legno, di una loro stampa successiva sul foglio e quindi di un completamento del disegno a matita. 
Queste scelte figurative così insolite, almeno al principio, rendevano insicura Erin - condizione che al principio lei viveva quotidianamente - e anche Neal Porter che, pur riconoscendone l'altissima qualità, temeva un po' per la loro assoluta novità. Forse in cuor suo ha scelto di tirare dritto perché ha scommesso sul fatto che tanto talento, tanto studio, tanta dedizione avrebbero necessariamente portato dei frutti. 
E che frutti.
Fatto sta che quei tre, nel 2010, ci hanno creduto, si sono fidati e si sono aiutati reciprocamente, facendo squadra.
E, come spesso accade in questi casi, tutto è andato bene. 
Non parrebbe qui necessario dover sottolineare i parallelismi che si possono stabilire tra la storia editoriale di questi due libri e le due storie inventate che essi contengono... 

 
Ognuno lo può facilmente fare da sé.
Si direbbe, invece, più interessante sapere, la ragione di questa seconda 'nascita'. Chi ha preso la decisione, a distanza di dieci anni, dopo quel clamoroso successo, di pensare a una nuova storia di Amos Perbacco?  Nessuna idea furbetta a livello editoriale, proprio nessuna (non è nelle corse di Neal Porter al quale piace fare sempre libri diversi...).
Al contrario. Si è trattato, piuttosto, di un'urgenza sociale, nata tra le mura di casa Stead. 
Come allora, così oggi Philip e Erin continuano a pensare che il mondo debba andare in una direzione diversa da quella in cui effettivamente va, e in una intervista su Yarn riguardo questa questione entrambi hanno dichiarato: "In America stanno succedendo cose davvero imbarazzanti e questo ci ha fatto riflettere sul fatto fosse necessario tornare alle atmosfere di Amos, per poter descrivere un mondo opposto a quello che vedevamo fuori. Nel mondo di Amos tutti si comportano correttamente nei confronti degli altri, se qualcuno ha un problema si cerca di risolverlo tutti insieme. Si tratta di un mondo molto semplice, ma dentro il quale tutto succede nel modo in cui vorremmo che succedesse, in contrasto con il mondo reale. C’era anche una forte componente personale, noi avevamo bisogno di passare del tempo con Amos, eravamo noi in primis ad avere bisogno di questa pausa dal mondo reale.
Se da una parte, questo secondo libro ha creato in loro minori timori - in fondo, camminare su impronte già lasciate lungo un sentiero già percorso, ossia disegnare e scrivere con una traccia segnata, è più rassicurante - dall'altra il peso del grande successo riscosso nel 2010, sebbene Erin e Philip non siano più alle prime armi, oggi nel 2022 li spaventa ancora molto perché percepiscono, rispetto al passato,  una pressione molto più forte, che - per paradosso - proprio con quel passato ha a che fare. 
Una tensione che nasce dal confronto e dalle relative aspettative di tutti gli estimatori del primo Amos. 


E' un po' come dire che quei due si sentono chiamati a giudizio, e sentono di avere una precisa responsabilità di non deludere tutti coloro che hanno amato Amos Perbacco con il raffreddore. 
E, attenzione, non siamo stati proprio due o tre... 

Carla

Noterella al margine. A settembre di Erin e Philip Stead si parlerà a Cagliari durante una giornata di formazione propedeutica all'incontro/intervista con i magnifici Steads durante il Festival Tuttestorie, a Cagliari dal 5 all'8 di ottobre.

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