FRA MUSICA E VIDEO GIOCHI
Il romanzo di Daniele Nicastro ‘Vengo io da te’, pubblicato da Einaudi Ragazzi, in primo luogo è un viaggio nei linguaggi degli adolescenti, direi un viaggio necessario. Leggendolo, ho avuto la misura precisa della distanza rispetto ai riferimenti culturali dei più giovani, conosciuti solo in parte. Parliamo innanzi tutto di musica e del mondo dei gamer, l’universo dei video giochi che costituiscono spesso una realtà parallela alla vita reale.
In breve, la trama: Giada e Nico, i due protagonisti, sono due adolescenti che si incontrano in un laboratorio multimediale, a scuola: devono lavorare al tema di Enea e Didone, rielaborandolo secondo i linguaggi a loro più congeniali; Giada è una brava ragazza, molto determinata e dalla lingua troppo lunga; Nico è un ragazzo timido e introverso. A unirli è la musica ‘indie’, che costituisce il filo conduttore della loro versione dell’amore di Enea e Didone. Comunicano fra loro intensamente attraverso i versi delle canzoni che ogni giorno si scambiano, riuscendo così a parlare di sé, dei propri stati d’animo, senza che, in realtà, sappiano granché della vita l’uno dell’altro.
Giada in realtà ha una storia sentimentale con un altro ragazzo, del tutto diverso da Nico; è una storia che si sta spegnendo, ma questa ambiguità determina l’allontanamento di Nico, che scompare da scuola e dalla vita di Giada. Lei, che è una ragazza determinata, tenta in tutti i modi di riprendere i contatti, ma la scuola finisce e tutto sembra restare congelato in questo limbo. Giada non si arrende e alla ripresa della scuola, con la sua amica del cuore Kikka, cerca di riallacciare il rapporto con Nico sull’unico terreno in cui lui ancora si manifesta: un gioco online, Death or Defence, in cui i giocatori si affrontano in battaglie estenuanti. Per rintracciare Nico, Giada mette insieme una squadra di amici, mentre, nello stesso tempo, riesce a trovare la sua casa e a mettersi in contatto con la madre.
Dunque, una storia d’amore, o meglio una storia che gira intorno a quel groviglio di sentimenti che spesso si affaccia confusamente nella mente e nel corpo degli adolescenti, con tutta la grande difficoltà di riconoscere i sentimenti e di dargli un nome. Ma, oltre questo, ‘Vengo io da te’ è un ritratto generazionale, che cerca di usare i riferimenti propri dei ragazzi di oggi, usando il loro linguaggio, le loro playlist, la loro socialità, i loro drammi, la difficoltà degli adulti di comprenderli.
Il personaggio di Nico incarna la fragilità più estrema, quel fenomeno indicato col termine giapponese hikikomori, ovvero il ritiro da qualsiasi forma di socialità esclusa quella virtuale.
Si tratta di quei ragazzi e ragazze che vivono quasi esclusivamente nella loro camera, riducendo al minimo i contatti con la famiglia, rinunciando alla scuola. Non è un fenomeno frequentissimo, ma nemmeno inconsistente, così come sono tanti, troppi, i ragazzi e le ragazze che hanno rinunciato a far sentire la propria voce.
Se negli anni ‘70 e a seguire ‘i giovani’ costituivano un elemento di traino del cambiamento sociale e culturale, oggi prevale lo scetticismo, la solitudine e la percezione di reciproca incomprensione.
Importante, quindi, costruire storie che provino a parlare la lingua dei più giovani, che si calino nel loro mondo dove, a fianco delle eterne questioni di cuore, di amicizie che vanno e che vengono, si inseriscono gusti e costumi a prima vista ‘alieni’. Agli occhi di schiere di genitori e insegnanti attoniti.
Consiglio la lettura a ragazze ragazzi, a partire dai tredici anni, che si sentano incompresi e, perché no?, anche ai rispettivi genitori, per cercare un linguaggio comune.
Eleonora
“Vengo io da te”, D. Nicastro, Einaudi Ragazzi 2022
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