Sonata per la signora Luna, Philip C. Stead, Erin E. Stead
(trad. Cristina Brambilla)
Babalibri 2019
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Quella sera quando Harriet Henry scese per cena, i suoi genitori dissero: 'Un giorno suonerai il violoncello in una grande orchestra. Non sarebbe bellissimo?' Harriet immaginò una folla di persone, tutte vestite come pinguini.
Le sue mani iniziarono a sudare e il viso a scottare.
'No' rispose dopo un sospiro.
E sistemò i fagiolini in una lunga fila ordinata."
Come è facile intuire ad Harriet non sarebbe per niente piaciuto suonare davanti a tante persone, in una grande orchestra (tra tante persone che sembrano pinguini).
Lei voleva - a lei piaceva - suonare il violoncello da sola. E' timida, è introversa.
Allontanatasi dalla cucina e dai genitori, rifugiatasi nella sua camera, la trasforma nella propria minuscola casa con fuoco nel caminetto, tavolino e tazza di tè.
Mentre suona, un gufo sull'albero di fronte alla sua finestra comincia a bubolare.
Harriet con gentilezza lo prega di andarsene, ma lui bubola di nuovo così Harriet, arrabbiata, gli scaglia addosso la sua tazza di tè.
Non colpisce il gufo, ma la Luna in persona che cade dal cielo e si incastra sul suo comignolo, riempiendo di fumo la sua casetta.
Harriet si arrampica e la libera e comincia così una chiacchierata, e una passeggiata in città, un giro in barca e quando è l'ora di tornare a casa per entrambe, quella bambina introversa accetta l'invito della Luna solitaria e suona per lei.
A un patto, però: occhi chiusi e niente applausi.
In una intervista, Philip Stead ha definito questo libro un libro per bambini timidi su una bambina timida. Ed è assoluta verità.
La bambina Harriet Henry (ci si potrebbero spendere tante righe su questo colpo da maestro di Philip Stead per non dare al personaggio una connotazione precisa di genere, come a voler dire i timidi sono tanto le Harriet quanto gli Henry e gli Hank... e altrettanto geniale il ritratto che ne disegna Erin) è timida e introversa quindi non ha voglia di condividere la sua musica con altre persone: il viso le si scalda e le sue mani cominciano a sudare.
E anche quando fa una eccezione alla sua regola e suona per la signora Luna, lo fa, in un cielo vuoto, tranquillo, chiedendo in cambio silenzio e occhi chiusi.
Ma Philip Stead non ha detto tutto.
Questo libro non è solo un libro sulla timidezza, ma è anche un libro sulla determinazione (dote accessoria cui ogni timido dovrebbe poter accedere liberamente).
Ecco, se da un lato la timidezza fa avvampare le guance e spesso anche sudare le mani, dall'altro la determinazione di quella bambina le permette di poter sussurrare i suoi no. No, fermi.
Ma questo libro è anche un libro sull'incoraggiamento.
Se da una parte i due genitori entrano nella timidezza e ritrosia di Harriet a gamba tesa, al contrario la signora Luna, dopo essersi dimostrata vicina e comprensiva nei confronti della bambina che mette in fila i fagiolini, prova a valicare il confine della timidezza e, con garbo, trova una via per incoraggiare la piccolina a superare la sua paura.
Sempre nella stessa intervista, Philip dichiara: "Gli introversi sono spesso messi in una posizione in cui devono difendere la loro introversione. Penso che spesso ci sentiamo come se la cosa che stiamo facendo abbia valore anche se la stiamo facendo da soli. E penso che sia una cosa particolarmente importante a cui pensare perché è quasi impossibile essere soli di questi tempi.
Ultimamente abbiamo riflettuto molto su come sarebbe crescere in questo momento in un mondo che è tutto basato sulla condivisione. Il tempo tranquillo e da soli era essenziale sia per me sia per Erin, da bambini. E lo è ancora.
Non credo che ai bambini sia spesso permesso di fare le cose da soli, davvero da soli. Tutto è sempre documentato e condiviso. Music for Mister Moon è un libro su un personaggio introverso, fatto da due introversi.
Di solito non amiamo dire cosa significhi un libro, ma in fondo il libro ha lo scopo di porre una domanda che è: una cosa può avere valore se non è condivisa?"
Chi conosce il percorso formativo dei coniugi Stead (percorso che li ha portati a essere quello che sono oggi) non può non leggere in questo libro una meravigliosa metafora della loro relazione 'artistica' e, più in generale, umana.
Per essere subito chiari, dietro Harriet ci sono tutti i timidi e gli introversi del pianeta, la cui schiera è guidata da Erin - la cui riottosità all'essere sotto i riflettori è ormai proverbiale - e dietro la Luna (nelle lingue di ceppo anglosassone Luna è maschile e nel titolo infatti parla di Music for Mister Moon...) ci sono tutti gli incoraggiatori, con Philip capofila. A lui si deve la spinta iniziale per dare la necessaria fiducia a Erin nell'intraprendere la carriera di illustratrice.
Ma ci sarà modo e tempo di approfondire.
Come è accaduto al principio del loro sodalizio artistico, anche in questo caso Philip scrive una storia per Erin, ossia pensando a lei e al suo modo di illustrare. Si dimostra capace di lasciare a lei un sacco di spazio, mettendo a tacere le parole ed Erin, per converso, riesce a costruire intrecci e richiami, a trovare soluzioni molto originali laddove il testo le offra l'opportunità.
Mi riferisco, per esempio, all'idea che Harriet come pubblico abbia solo i suoi peluche, un orso e un tricheco, orso e tricheco che incarnano poi il capellaio e il pescatore.
Erin, illustratrice -timida/introversa/solitaria- con questo libro ha dimostrato a se stessa e al mondo la sua determinazione a dare il meglio di sé: a un passo dalla nascita della sua prima bambina le tavole del libro sono praticamente pronte ed è lì che lei decide che è tutto da rifare. Le illustrazioni fatte non la convincono fino in fondo, quindi ricomincia tutto da zero.
Nel frattempo la sua bambina nasce, ma lei -timida/introversa/solitaria- va avanti verso il suo obiettivo e si dimostra anche coraggiosa e determinata e il libro diventa quello che è ora.
Le illustrazioni, scarne e armoniose come il testo, si caratterizzano per un delicato segno a matita applicato su monostampe a inchiostro (si tratta di olio per incisione, non colore a olio per pittura).
Il colore, questa volta, viene steso con il rullo, la racla, su una base rigida di acrilico.
Con questo sistema e con una palette di colori ancora più tenui del solito, la Stead ottiene un effetto nebbioso in cui agiscono una grande luna leggermente luminosa con sembianze umane, un carro comicamente minuscolo e una bambina dall'aspetto serio, con i codini, a malapena più alta del suo strumento.
Si muove sulla scia del libro precedente, Il postino dei messaggi in bottiglia, con le monostampe, tuttavia acquisisce una sicurezza e una distanza dalla precisione ossessiva vista in Se vuoi vedere una balena. Sembrerebbe quasi che Erin Stead stia cominciando a lasciare uno spazio maggiore all'impulsività e alla imprevedibilità del medium. Sembra.
Per ogni immagine, Erin Stead ottiene una scansione che viene stampata invertita.
Su quella appoggia la lastra di cianacrilato, insomma di acrilico liscio e rigido, che inchiostra a seconda del fondo colorato che vuole dare all'immagine. Poi libera dal colore le parti dove deve andare il disegno, grazie all'immagine sottostante, usando un tovagliolino da neonato (!) e quando le serve una diversa texture - per esempio lungo la cornice - allora usa una cosa più rigida, uno scottex.
A questo punto prende il foglio su cui disegnerà e lo fa combaciare, lo mette a registro, alla perfezione con la lastra di cianacrilato inchiostrata e preme con il suo consueto strumento di bambù. Poi aspetta almeno due giorni per dare il tempo al colore di asciugarsi perfettamente, prima di procedere con il disegno nelle zone colorate. E allora è festa grande!
La qualità del risultato è sotto gli occhi di tutti.
Carla
Noterella al margine. A settembre di Erin e Philip Stead si parlerà a Cagliari durante una giornata di formazione propedeutica all'incontro/intervista con i magnifici Steads durante il Festival Tuttestorie, a Cagliari dal 5 all'8 di ottobre.
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