GLI SQUALI PENSANO FORTE
Uno spunto interessante guida il romanzo di Lisa Lundmark ‘Jenny lo squalo’, pubblicato in Italia l’anno scorso per i tipi de La Nuova Frontiera. Tutto ruota intorno a Jenny, bambina di seconda elementare, appena un po’ diversa rispetto ai suoi coetanei.
Non le piace mettersi in mostra, partecipare attivamente alle attività della classe: le piace stare all’ultimo banco e seguire la lezione in silenzio; divora con avidità i libri della biblioteca scolastica, soprattutto quelli sul mare e sugli squali. Gli squali infatti, sono animali forti e solitari.
Per questo Jenny si sente uno squalo; ma non è affatto un’asociale: ha un’amica, Amina, che vive due piani sopra di lei e nella cui casa passa molto tempo. Insieme a lei va a trovare il nonno, rattristato dalla recente morte della moglie. C’è un colloquio con il maestro che si avvicina pericolosamente; Jenny teme di dover affrontare il solito discorso, che lei non parla, è chiusa in se stessa e via discorrendo. La bambina non riesce a comprendere il motivo per cui sia necessario dimostrare continuamente quello che si sa.
A differenza di tanti altri bambini, che cercano di adeguarsi alle richieste di performance poste dagli adulti, Jenny è sicura del fatto suo, non intende cedere, vuole solo far capire alla mamma e al maestro che non è necessario essere ‘polipi’, sempre attivi e in continuo movimento; si può vivere da squali: come le suggerisce il suo amico squalo che nuota nell’acquario della città, ‘gli squali sanno fare così tante cose. Siamo bravi a parlare silenziosamente. Mica tutti sono capaci. E siamo bravi a cavarcela da soli. Pensiamo pensieri forti. Osiamo fare tutto, non abbiamo paura’.
La visita con la classe all’acquario dà l’occasione alla taciturna bambina per dimostrare il suo valore, cosa di cui però nessuno dubitava.
Il punto centrale che l’autrice vuole mettere in evidenza non è tanto che gli adulti non riconoscano le doti dei bambini timidi, quanto che si pongano l’obbiettivo di cambiarli, pensando di aiutarli ad affermarsi nel mondo. Allargando il discorso, questa storia, raccontata con ironia e delicatezza, critica profondamente la tendenza all’omologazione, alla categorizzazione dei comportamenti infantili partendo da un ideale performante che rappresenta una gabbia per tantissimi di loro. L’aspetto interessante è proprio questo: siamo parlando di situazioni comuni, di differenze caratteriali tutt’altro che problematiche e, nonostante questo, la pressione genitoriale, o della scuola, spinge verso prestazioni, purtroppo il termine è adeguato, competitive. Le differenze, l’essere più chiusi o più agitati della media dei bambini e delle bambine, finiscono per essere un problema. Non c’è ascolto, non c’è empatia e, con le migliori intenzioni, si finisce per sottoporre questi bambini ad una pressione dolorosa.
Non tutti devono essere estroversi, non tutti devono per forza avere la parlantina facile; accettare le specificità di ogni singolo bambino, figlio o figlia, è un esercizio di rara difficoltà, che non sempre i genitori svolgono.
Nonostante un finale forse un po’ troppo prevedibile, e un intento didascalico un po’ troppo sottolineato, il libro riesce sicuramente nell’intento di rappresentare una situazione in cui tanti bambini e bambine possono identificarsi. Può essere anche una sollecitazione nei confronti degli adulti perché aprano gli occhi sulle proprie contraddizioni.
Suggerirei una lettura collettiva in classe, direi a partire dalla terza elementare, per poter parlare serenamente delle tante diversità che vivono in una comunità.
Eleonora
“Jenny lo squalo”, L. Lundmark, La Nuova Frontiera 2021
Nessun commento:
Posta un commento