mercoledì 5 ottobre 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

I BAMBINI DI JEFFERS

Come tornare a Casa, Oliver Jeffers 
Zoolibri 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"C’era una volta un bimbo, che, un giorno, mentre riponeva le sue cose nel sottoscala, trovò un aeroplano. Non ricordava di averlo lasciato là dentro, ma lo tirò fuori per farci un giretto. L’aereo si staccò da terra e salì su nel cielo... in alto in alto sempre più in alto." 

Poi l'aereo costringe il bambino a fare un atterraggio di fortuna su una falce di luna: serbatoio a secco. Intorno, il buio assoluto. Piano piano anche la luce della sua torcia finisce: pile scariche. 
A poca distanza da lui anche qualcun altro è in difficoltà con la sua astronave: motore fuori uso. Anche per lui atterraggio di fortuna sulla stessa falce di luna. 
Dopo un primo momento di smarrimento e terrore reciproco, i due, il bambino e Marziano, si vedono e sono molto contenti di non essere più soli. 
I danni vanno riparati per poter tornare a casa. Ma servono utensili: vanno presi nel sottoscala, giù a casa. 
Calatosi sulla Terra con l'apposito paracadute, il bambino, dopo una bella nuotata, arriva a destino, ma è sopraffatto dalla stanchezza e la poltrona di casa davanti alla tv è molto invitante... 
Accidenti, non può distrarsi: Marziano è lassù che lo aspetta, o quasi. La corda per farlo risalire tarda a calare e il bambino riesce ad acchiapparla e a farsi issare, solo dopo essere arrivato sul monte più alto. Non resta che riparare il motore dell'astronave, e mettere benza nell'aeroplano.
Il gioco è fatto: entrambi possono finalmente lasciare la Luna e tornare a casa. 
Però, peccato perdersi per sempre. Ci sarà modo di tenersi in contatto? 

Ci sono albi illustrati che hanno una loro perfezione, una loro meravigliosa rotondità. 
Si percepisce, leggendoli e tenendoli in mano, qualcosa di simile a una lucentezza che illumina e riscalda e, colpendoci, ci sposta di un pochino. 


Per raggiungerla, questa perfezione credo occorrano alcune doti particolari. 
Bisogna, innanzi tutto, avere una buona idea - quasi un'ovvietà: in qualsiasi processo creativo è necessaria. Qualcosa che meriti di essere raccontato. 
Poi bisogna saper modellare bene la materia, ossia darle una forma e con questa un senso. 
Poi ancora, essere capaci di eliminare tutto il superfluo, imperfezioni, impurità, inutilità. 
E in ultimo occorre essere capaci di renderla luminosa e calda, aggiungendo cioè un quid che la renda 'insolita' e ci colpisca. 
Forse questo quid risiede nella capacità di sapersi tuffare tra realtà e immaginazione con grande scioltezza. Alternare un allunaggio di un bambino con gli attrezzi conservati nel sottoscala e una lista ben compilata; una corda per risalire con la benza per ripartire. Un bambino con un extraterrestre: tutto questo, come se niente fosse. E non credo che sia un caso che spesso cominciano con c'era una volta...
Spero sia chiaro a tutti, senza doverlo dire, quali siano le categorie umane che sono abituate a tuffarsi così... 


Spesso Oliver Jeffers ha dimostrato di essere capace di farlo. Per questo credo lo si possa considerare uno dei più illuminati narratori di infanzia che il panorama dell'editoria contemporanea offre. 
Capace di cogliere sempre quella che, usando le parole di Steig, è la forza e la debolezza di un bambino in un mondo di grandi. 
E di saperlo fare con quella scioltezza che non è affatto scontata. 
Concepito e pubblicato nel 2007, a soli due anni dall'ineguagliabile Lost and Found (Chi trova un pinguino..., Zoolibri, 2010; 2014) anche in questo Come tornare a Casa alcuni caratteri chiave sono lì a illuminarlo e a renderlo perfetto (per inciso, una comparsata del pinguino ci rassicura sul fatto che siano ancora insieme). 
Non una parola sprecata, non un segno superfluo. Vari bei tuffi. 


I bambini di Jeffers. Funziona come un marchio di fabbrica l'aspetto di quel bambino, quello stesso 'suo' bambino dal gran testone e dalle gambe a stecchino, caratteri che non a caso eredita anche lo sperduto Marziano. Entrambi sono minuscoli, ma nello stesso momento giganti nella loro determinazione. 
I bambini di Jeffers sono capaci di grandi imprese - rigorosamente a cavallo della loro immaginazione illimitata e della loro altrettanto sconfinata fiducia in se stessi (doti che ogni bambino dovrebbe avere in dosi massicce per sopravvivere su questo pianeta pieno di adulti). 
I bambini di Jeffers sono piccoli, ma leali, collaborativi, infaticabili e distratti il giusto. 
I bambini di Jeffers vanno al nocciolo della questione, prendendo sempre la strada più dritta - per usare l'espressione di un grande pediatra, loro sono economici. Qui, per arrivare agli attrezzi occorre andare e venire dalla Luna, e lui è economico e ci va per la strada più corta. Dimostra di essere economico anche nella lista promemoria che scrive prima di partire verso il sottoscala. Leggere per credere. 
I bambini di Jeffers sono piccoli. In Chi trova un pinguino... urlava, minuscolo, dalla banchina del porto a una nave enorme e sorda, qui sulla Luna nel buio dello spazio ha una torcetta che, per di più, lo abbandona. 
I bambini di Jeffers non si perdono d'animo. In Chi trova un pinguino... lo abbiamo visto costruirsi una barca da zero e remare, remare remare; qui lo vediamo buttarsi a capofitto dalla Luna sulla Terra e a nuoto attraversare il mare... E, come se non bastasse, tornare anche indietro, inerpicandosi su per il monte.


I bambini di Jeffers, soprattutto, non vogliono pensare come gli adulti. A spanne, quanto lontani siamo dalla finitudine dei grandi e quanto siamo vicini all'onnipotenza dei piccoli?

Carla

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