lunedì 16 gennaio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

E IL CANE INCONTRO' L'UOMO

Jack London, Nicolás Arispe (trad. Mirta Cimmino) 
#Logosedizioni 2022 

©Nicolás Arispe

ILLUSTRATI 

"Si procurava da mangiare frugando nell'immondizia e beveva l'acqua sporca dei rigagnoli. Trovava rifugio negli angoli più appartati. Lontano dal trambusto si sentiva al sicuro. Forse fu per questo che, quando lo rapirono, lo sorpresero profondamente addormentato." 

Era un cane abbandonato dalla nascita che vagava per una grande città senza che nessuno si accorgesse di lui. Fino al giorno in cui fu portato via e rinchiuso insieme ad altri cani in un edificio molto strano in cui era in atto un importante esperimento. 
Perché socievole e soprattutto intelligente, fu il prescelto ed è in quel momento che ricevette il nome Jack London. Fu fatto salire in un razzo e spedito nello spazio dove le ricerche e gli esperimenti diedero i loro frutti. 
Gli scienziati, a quel punto, considerarono la missione conclusa e Jack London fu abbandonato al suo destino. Ma, diversamente da Laika, apparentemente, la sua navicella non continuò a orbitare nello spazio, ma si andò ad appoggiare in un luogo tutto nuovo, tutto diverso. 
Per Jack London stava cominciando una vita tutta nuova, tutta diversa. 
Forse. 

Nicolás Arispe ha una dote che rende sempre interessanti i suoi libri
La capacità di dare un valore universale, esemplare, al suo sguardo. 
Il racconto diventa archetipico, simbolico.
Nel caso di Jack London la questione ha evidentemente a che fare con il rapporto tra uomo e cane, uno dei rapporti più antichi, più complessi e più mutevoli in cui l'umanità intera - dalla letteratura alla vita vera - ha spesso e volentieri dato scarsa prova di sé. 
Il fatto di aver scelto come suo alter ego London, oltre a essere un omaggio al romanziere, trova una sua ragion d'essere nella poetica dell'autore americano. 
E in questo senso, come già in libri come Il richiamo della foresta o Zanna Bianca per esempio, dietro la relazione uomo/cane si può leggere in trasparenza anche il modo in cui l'uomo si pone di fronte alla natura. 
Ma è su quella tra cane e uomo che forse qui ha più senso fermarsi. 
Arispe per dare profondità a questo tipo di legame mi pare faccia riferimento a due elementi importanti del nostro immaginario: da una parte la canetta Laika presa e spedita nello spazio e poi lasciata al suo destino, perché non si sapeva come far tornare nell'atmosfera e sulla terra una navicella e dall'altra, lo abbiamo appena detto, nel battezzare con il nome Jack London quel randagio socievole e intelligente, vuole alludere a tutti i cani dei romanzi e racconti dello scrittore americano e sembra condividere con lui l'idea della wilderness, il mondo ancora 'vergine'.
In entrambi i casi, quello reale e quelli letterari, la figura umana non ne esce a testa alta. 
Peraltro fin dalla prima pagina, Arispe si schiera: il cane era stato abbandonato alla nascita e da quel momento in poi nessuno si è preso cura di lui. 
Vive circondato dall'indifferenza generale. 
Sottigliezze come il bisogno di dargli un nome (anche se molto evocativo) possono essere lette come ulteriore segno di una prepotenza forte, che nella immagine si fa ancora più esplicita. 

©Nicolás Arispe

Nella medesima direzione vanno anche quelle frasi che alludono alla necessità di 'usare' un cane laddove l'uomo rischierebbe troppo 'un'avventura in cui nessun umano avrebbe mai osato lanciarsi...' 
A missione spaziale ultimata, torna l'indifferenza, quella di partenza, ma con un'aggravante ulteriore: ora l'animale non è più libero di cercarsi cibo e acqua per vivere e di dormire al riparo dalla confusione. 
Ed ecco che l'altro nodo della questione si presenta: la libertà e il suo prezzo. 
E' qui che Arispe prende una strada inaspettata per continuare la sua storia e la racconta con i toni londoniani: la navicella arriva a fermarsi in un luogo che pare proprio la terra. 
Contemporaneamente nuovo, altri suoni, altre forme, altri colori, ma anche familiare. 

©Nicolás Arispe

Il cane girovaga e noi lo seguiamo con lo sguardo che - analogamente a quello del cane - riconosce boschi e foreste e radure. Una natura potente. Ma quel luogo non è nuovo, visto che si riesce anche a leggerne la storia, il passato, in quel teschio di T-Rex. 
Il cane impara ad abitarlo da primo e unico cane: va a caccia di fenicotteri per nutrirsi. E al fiume per bere. 
Ed è esattamente qui, tra una sponda e l'altra (a proposito di simbologie...), che avviene l'incontro. L'incontro con l'uomo: il primo uomo. Di fronte al primo cane, in quel mondo primordiale. Accidenti, quanto è forte l'eco delle atmosfere di London in questo sguardo.
E poi, di come sono andate le cose lo sappiamo... 
Arispe, però, a questo punto crea un meraviglioso corto circuito mentale: il cane che noi sapevamo abitante di una metropoli, piena di persone che si muovono frettolose, ora è sulla riva del fiume e ha davanti il primo progenitore di quelle persone. 
Ma ha anche davanti il suo passato, lui stesso è contemporaneamente un cane di oggi ma anche il primo cane sulla terra. 
Ed ecco che anche l'assunto di partenza trova una sua verifica: i toni della storia di un solo cane, il cane Jack London, sono diventati come per incanto universali e in qualche modo esemplari, e dicono cose in cui ognuno di noi riconosce una piccola porzione di sé. Anche senza aver avuto mai un cane intorno. 

©Nicolás Arispe

Tirando le somme, a voler leggere oltre e con un po' dei romanzi di London in testa, si può dire dire che noi siamo la risultante di tutto il tempo che è stato finora? 
Si può. Si deve.

Carla

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