mercoledì 31 maggio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA GRANDEZZA DELLE PICCOLE COSE

Scarpa, dove sei? Tomi Ungerer 
Biancoenero edizioni 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)  

"Uno, due 
che strano tiro 
la mia scarpa 
è andata in giro." 

Questo è quello che capita a un bambino, giacca, cravattino e cappellino della scuola, che all'improvviso si trova senza la scarpa destra e il suo calzettone a righe con un filo tirato in cima fa bella mostra di sé. Forse del suo mocassino marrone ne sa qualcosa il cane seduto lì accanto che guarda altrove? 
Comincia così una carrellata di personaggi, animali e oggetti - dalla locomotiva al transatlantico - che nella loro forma ne nascondono almeno un'altra. 
In particolare, vista la situazione del bambino al principio, la forma di cui mettersi in cerca e quella della scarpa: di una o più scarpe. E non ci si illuda, come sarebbe facile pensare, che la soluzione si trova guardando in basso verso i piedi. 
Aguzzare la vista tra musi, becchi e corna. E divertirsi. 

Tomi Ungerer nel 1964 faceva questo. Oltre a molto altro. 
Tomi Ungerer non primissima maniera, per intendersi i Mellops o Crictor, con la linea sottile. 
Ma il Tomi Ungerer dell'epoca de I tre briganti. Il periodo in cui, a distanza di pochi anni dal suo arrivo in USA con pochi dollari in tasca e la cartella dei disegni, è un autore ormai ben noto che ha da dire molto sia con i suoi libri, sia con i suoi poster. Con la sua arte, più in generale. 
La grandezza si vede anche nelle piccole cose. 


Così in un libro tutto sommato semplice si riconoscono tre caratteri fondamentali della poetica di uno dei più grandi. Per alcuni, il più grande. 
Il primo di questi caratteri ha a che fare con l'idea che una forma ne può nascondere molte altre, basta saperle vedere. 
Non credo sia necessario approfondire il discorso che dietro questa lettura che solo apparentemente sembra circoscritta alla forma, Ungerer la applichi al suo modo di interpretare la realtà molto più articolato. Chi ha un minimo di dimestichezza con questo autore segue il ragionamento. 
Di questa sua attitudine si ritrovano radici anche più antiche nella sua arte. 
Basta pensare al suo libro Horrible/Weltschmerz, intorno al 1960 in cui il suo lavoro è quello di creare, attraverso il collage di oggetti di uso comune e una linea sottile e un po' tremolante, a inchiostro di china, che tanto ricorda quella di Saul Steinberg, una forma ulteriore: due forconi fotografati diventano le zampe di un uccellone, un televisore diventa il corpo di un pesce.

Tomi Ungerer Sans titre, dessin pour Horrible 1960 ca

Questo gioco ha un suo esito tridimensionale in una serie di sculture frutto dell'assemblaggio di materiali di recupero. Senza contare che su questa scia ancora negli anni Ottanta Ungerer firmava con lo pseudonimo KOK (Kunst ohne Künstler) una serie di oggetti, trovati nella spazzatura, poi esposti e venduti all'asta per beneficenza. Oggetti che potevano essere letti da una persona con una buona sensibilità e gusto, come espressione di una sorta di arte naturale. 
Senza Duchamp e Beyus nessuno forse avrebbe messo a fuoco la "banalità celestiale dell'oggetto spazzatura", così come si legge in Tomi Unger, il catalogo della mostra che si tenne nel 1991 al Palazzo delle Esposizioni, curata da Paola Vassalli.

 
Ma se si torna alla forma di uno stivale nel corpo di un'oca, si palesa la seconda costante dell'arte di Ungerer: l'ironia. Che lui dispensa a livello universale: in questo caso particolare, un bambino non deve coglierla necessariamente, ma a un adulto questo plusvalore non dovrebbe sfuggire. 
Quindi, attraverso la forma passa il suo acuto senso dell'ironia con cui chiama dentro i suoi lettori, piccoli e grandi. 
Un bambino, aiutato anche dall'uso del colore, riderà dei decolleté di sua madre che diventano corna di una mucca o teste di serpenti. O sarà contento di vedere babbucce arabe che diventano baffi in perfetta simmetria con quelle ai piedi di un pascià. 


Ai grandi sono riservate altre sottigliezze, come le scarpe di coccodrillo che sono il coccodrillo stesso, lo sgomento del maiale e altri stivali che diventano canne di cannone. 
D'altronde Ungerer non si è mai negato la possibilità di costellare di nessi di senso, spesso urticanti, ma maledettamente veri e quindi necessari, le sue storie e le sue figure. 
E l'ironia è sempre stata il suo mezzo di trasporto privilegiato.
 

Terzo elemento: il gioco. Questo è il suo modo di chiamare dentro i suoi lettori e far loro passare del buon tempo con un libro in mano. Divertirli attraverso lo sguardo che si deve fare acuto in cerca di una propria soddisfazione, che ha il pregio di potersi riproporre tutte le volte che si ricomincia. 
Per questa ragione, ancora prima che One, two where is my shoe? che esce per Harper nel 1964, esce nel 1962 Snail, where are you? che adesso viaggia in coppia, ancora per Biancoenero, con il titolo Lumaca, dove sei? Il meccanismo è il medesimo. Ma qui senza neanche una parola di introduzione al gioco, che parte con il titolo. 
Ursula Nordstrom, a cui il libro è dedicato, editor dal grande fiuto, che per anni ha reso grande il catalogo Harper, di Tomi Ungerer aveva già pubblicato i Mellops nel 1957 e poi quasi tutto il resto.


Lei aveva ben capito che testa e che mano aveva questo trentenne irriverente e rivoluzionario, arrivato in nave dall'Europa, che dichiarava "J'ai toujours voulu faire des livres d'enfants qui ne plasient pas aux parents". 
Lei, lo aveva capito e amato già allora. Lei. 

Carla

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