mercoledì 21 giugno 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

ATTENTI AL GHEPARDO

Viktor, Jacques & Lise (trad. Olga Amagliani) 
Camelozampa 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

 "Quella notte Viktor sogna dei ghepardi che hanno perso un amico. 'Che cosa terribile per quei ghepardi' si rammarica Viktor. Il cacciatore vuole rimediare al danno. Escogita un piano geniale e si mette subito all'opera. Dopo ore di lavoro, nella notte torna a regnare il silenzio." 

Viktor è un cacciatore che per molto tempo ha sognato di sparare a un ghepardo. Ora che ci è riuscito, dopo essersi vantato della ambita preda e dopo essersi comodamente sdraiato sulla sua pelliccia, in segno di assoluta vittoria, si fa prendere dai rimorsi. 
In fondo quel ghepardo, morendo per causa sua, ha riempito di dolore tutti gli altri del branco. Per rimediare a Viktor viene un'idea brillante: usare la pelle del ghepardo morto, cucirla a dovere, indossarla e tornare là dove il misfatto ha avuto luogo e farsi ritrovare, come redivivo ghepardo, dal resto del branco. 
Tutto va come previsto. Con i ghepardi gioca, corre, insieme cacciano e passano il tempo e tutto sembra andare per il meglio ma la coda posticcia non regge ai morsetti di un cucciolo e si scuce, lasciando allo sguardo una piccola scucitura nel costume che lo rende vulnerabile e 'nudo' agli occhi attenti degli altri ghepardi. Non prendono bene il fatto di essere stati turlupinati così lo legano a un palo per arrostirlo. Ma sul più bello arriva il risveglio che da una parte lo tranquillizza - era solo un brutto sogno - ma dall'altra lo convince che la caccia al ghepardo è da dimenticare. Un cacciatore redento? 
Chiedetelo alle zebre... 

L'idea originaria arriva da un pensiero fatto da Jacques Maes davanti a un negozio di pellicce: chissà cosa succederebbe se una pelliccia venisse riportata sul luogo dove ha perso il corpo che l'abitava? Che direbbero i sopravvissuti, vedendola e annusandola, così stranamente svuotata, ma ancora con alcune caratteristiche evidenti, compreso l'odore? 
La storia che ne è scaturita, probabilmente sviluppatasi secondo le loro modalità consuete di lavoro costruito sul reciproco confronto in fase creativa, sta molto bene su. 
Non è banale, contiene una serie di riferimenti condivisibili che chi voglia coglierli, ha un buon colpo di scena finale che non la chiude con un messaggio melenso o lieto e pacificante, cosa che effettivamente era lì a disposizione, dietro l'angolo. Scampato pericolo. 


Fin dalla copertina la caratteristica che emerge è certa ambiguità di segno: le macchie sul manto di un ghepardo e contemporaneamente una sottile linea tratteggiata che allude a una qualche cucitura. Una postura annodata che solo in superficie può ricordare quella di un felino che si gratta l'orecchio. A ben vedere nessun ghepardo è così rotondo nelle forme e mai e poi mai si accuccerebbe come se fosse in poltrona. Un solo piccolo dettaglio allude a un viso umano che, non a caso, vista la storia che contiene, ha bisogno di restare nascosto. 
Già dai risguardi si entra nella questione e si legge l'antefatto. Questo per ribadire che i risguardi sono spesso già 'narrazione' in un albo illustrato. Il fatto di sangue avviene come se nulla fosse nella pagina del frontespizio. Quando il testo comincia a raccontare è già tutto successo: il ghepardo è solo pelliccia sul pavimento e fodera di un cuscino. E su tutto troneggia il cacciatore che ha un nome che è anche una dichiarazione di status. 
Fin dall'inizio salta all'occhio il tipo di segno, la composizione dello spazio, l'uso del colore e una grande capacità di astrazione che dimostrano di avere questi due bravi grafici designer basati in Belgio. 
Il segno è flessuoso. Angoli pochissimi e possibilmente stondati. Le figure sono possenti e con una scala di misura del tutto emotiva. Sulla rotondità si costruisce Viktor che viene ritratto da diversissime angolazioni, tutte di forte impatto visivo e con una bella forza allusiva. Attraversa le pagine sempre in posa plastica e viene ripreso dall'alto, da dietro e anche in una rapida quanto esilarante sequenza di azioni da ghepardo, che è una doppia pagina felicissima in senso narrativo ed estetico. Sono molte e intelligenti le soluzioni formali che mettono sulla pagina: lacrime che sono anche sangue e cuscini su cui dormire, sagome sotto le lenzuola e tappeti di pelliccia. Tanto per dirne due.
 

Più di una volta dimostrano di essere bravi a non dire tutto e a non far vedere tutto. Sono bravi a non essere espliciti: sono grafici e sanno come usare l'ambiguità del segno come esca per lo sguardo. 
Anche sulla composizione della pagina, delle molte doppie pagine, i due dimostrano di saperci fare parecchio. Giocano con le scale di misura, giocano con la ripetizione come in un fumetto, giocano con il punto di vista. Giocano, giocano tanto. 
Il colore, al pari del segno, racconta non solo se stesso, ma anche molto altro. 
Una scelta cromatica di chi sa come si cattura l'attenzione di uno sguardo: tanto nero, colori complementari e delle dominanti che tengono insieme le pagine. Un gioco allusivo fatto con le ombre. Il colore che non si preoccupa di essere coerente in chiave realistica, ma di esserlo invece in quanto portatore di senso. 


Terzo elemento la capacità di sintesi formale che mi ricorda quella dell'orso di Klassen e che lo stesso Klassen spiegava dicendo che tanto più la forma non si frammenta in mille dettagli, tanto più essa si rende visibile. Un po' come si deve fare a teatro quando è necessario amplificare un gesto perché lo si possa cogliere anche dall'ultima poltrona della galleria. E con Klassen sembrano condividere una scelta per mettere in scena lo stretto necessario a dare la misura di un contesto. 
Nessuna deroga. 


Su tutto questo si spalma un buon modo di raccontare, fatto di sottile e diffusa ironia che si coglie via via che si ritorna sulle immagini. Senza contare la buona trovata di smascherare il "lurido impostore" con un espediente che lo mette in ridicolo assai e in cui ognuno di noi può riconoscersi quando, almeno una volta nella vita, gli è capitato di essere preso in giro, non avendo l'assoluto controllo delle proprie terga.... a parte questo c'è un buon numero di idee davvero divertenti, raccontate con piccole allusioni che tengono sempre desta l'attenzione del lettore: dall'ananas al pigiamino, dalle infradito al quadretto con la farfalla. 
A vedere quello che hanno finora prodotto, che va in direzioni anche piuttosto diverse, sembrerebbe che tutte queste scelte siano un po' la loro cifra che li rende molto interessanti e riconoscibili anche a una certa distanza. 
Bene, avanti con il prossimo 

Carla

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