LA GIUSTA POSIZIONE
orecchio acerbo, 2023
ILLUSTRATI
"Acqua imbottigliata nella località più settentrionale del pianeta: il 78° parallelo nord. Puro ghiaccio primordiale, conservato per millenni, fresco come il giorno in cui è caduto come neve. Raccolto durante i suoi brevi giorni di vita prima che possa sciogliersi nelle acque artiche delle Svalbard. Bottiglia da 750 ml in confezione regalo, 99,95 euro (tasse e costi di spedizione inclusi).
'Partiamo all’alba prima che il sole sia troppo caldo e torniamo ore dopo con due o tre taniche d’acqua sul nostro asino. Ora l’asino è troppo debole. Può trasportare solo due taniche alla volta e deve riposare lungo la strada.' Tune, 8 anni, Kenya
CHILDFUND, 18 novembre 2021
https://www.childfund.org/Content/StoryDetail/17179870981/"
Sulla pagina di sinistra un cameriere azzimato offre su un vassoio un bicchierino di preziosissima acqua primordiale e sulla pagina di destra è ritratto un deserto a perdita d'occhio.
L'intero libro è costruito così: due notizie prese dai canali di informazione si confrontano, o meglio si contrappongono, dando vita così a un continuo alternarsi di notizie che qualcosa tiene insieme. Ad ancorare queste poche parole, spesso poco più che scarni lanci giornalistici, sono le fonti che con rigore permettono al lettore ogni possibile verifica ed eventuali approfondimenti. Ognuna di queste notizie ha una sua grande illustrazione dedicata.
Nei suoi incontri pubblici gli ho sentito dire più volte che ogni volta che prova rabbia per qualcosa scrive un libro. Questo è Armin Greder: un uomo alto e magro, nato in Svizzera ma poi scappato da quella mentalità e diventato - fuori da ogni retorica - cittadino del mondo: dall'Australia al Perù per poi approdare a Roma e quindi Mazara del Vallo. Piuttosto silenzioso e schivo, è uno dei più attenti osservatori dell'umanità che la letteratura illustrata conosca.
Un artista capace di cogliere con un solo sguardo le grandi contraddizioni, le grandi ingiustizie, le grandi occasioni perdute dell'umanità. E restituirle in pochi tratti di matita e carboncino.
I suoi pochi libri che sono approdati, o che sono stati concepiti, in Italia lo testimoniano. Dall'Isola a Mediterraneo Greder è capace di costruire storie così tanto significative - spesso in assoluto silenzio - che hanno la forza del mito. Veri paradigmi dal valore, oserei dire, archetipico.
Se finora le storie che ha concepito hanno avuto il merito di incrinare le nostre sicurezze, hanno lavorato dentro le nostre coscienze come tarli, adesso il salto che compie richiede da parte del lettore uno sforzo ancora ulteriore.
Fino a oggi, per quanto ispirate alla realtà, le storie che ha concepito - per quanto urticanti possano essere per il nostro quieto vivere - sono pur sempre storie. Ossia lasciano nel loro essere frutto di invenzione, uno spiraglio alla speranza, lanciano una corda perché le nostre coscienze, le nostre cattive coscienze, abbiano la possibilità di restare a galla.
Fino a oggi.
Ma con Notiziario il gioco si fa ancora più duro.
Greder ha capito che la realtà è più forte e dirompente di ogni qualsiasi storia, per magnifica e significativa che sia.
E così lui decide di fare - quanto meno in apparenza - un passo indietro. Non inventa nulla, non scrive neanche un rigo. Si limita - si fa per dire - a cercare intorno a sé qualcosa che se messo nella giusta posizione, possa rivelarsi cento volte più esplosivo, più detonante nella testa del lettore.
Di rado capita di non sentirsi colpiti dalle grandi idee di Armin Greder. E questa credo la si possa considerare una delle sue migliori. Mai le sue parole lasciano indifferenti. Anche quando, in effetti, le parole non sono neanche sue, come in questo caso.
Eppure. Qui tutto stride, fa scintille. E accade con più nitore delle volte precedenti perché le storie sono storie vere, verissime. Su un unico pianeta abitato da un unico genere umano coesistono contraddizioni così violente che è difficile, doloroso, quasi insopportabile, vederle vicine.
Eppure. Si arriva in fondo, stremati. Ma si arriva.
E questa è la grande capacità di Greder di tenere accesa la l'attenzione della nostra coscienza. Così come le sue figure sempre un po' mostruose, talvolta lascive (sorta di specchio di una loro bruttura interiore), al pari di quelle soccombenti, altrettanto deformate dalla povertà, dalla fatica, dalla guerra, entrano prepotenti nel nostro immaginario e diventano all'istante icone e simboli, altrettanto si fanno indelebili le notizie che ne sono alla base.
Al contrario di un notiziario sentito alla radio o alla televisione, di fronte al quale si resta distratti il più delle volte e ci si comporta come se si fosse anestetizzati nei confronti del male, il Notiziario di Greder, nel suo preciso movimento alternato, tra la ricchezza e la povertà, tra chi sfrutta e chi è sfruttato, tra chi vince e chi perde, tra chi se la gode e chi soffre, tra chi è obeso e chi è denutrito, tra un emisfero opulento e uno affamato, genera quel qualcosa a cui si alludeva in principio: la frizione, il contrasto, la contraddizione.
Diceva bene Milton Glaser quando sosteneva che per accendere l'attenzione del nostro cervello occorre mettergli davanti qualcosa di ambiguo, di difforme, di atipico. Solo così nasce il desiderio di mettersi in allerta, di mettersi in mezzo alle due pagine e cominciare a pensare.
E se poi questa difformità è fatta di realtà nuda e cruda il libro diventa indimenticabile.
E così è.
Carla
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