LUPI SPAVENTOSI
Questa storia è piena di topoi letterari, che vanno dal fiabesco al fantastico, non disdegnando complotti, istitutrici sadiche, saggi servitori e colpi di scena ben distribuiti.
Si tratta della cifra stilistica di Joan Aiken, scrittrice britannica insignita nel 1999 dell’Ordine dell’Impero Britannico per i meriti conseguiti nella letteratura per l’infanzia, che ama mescolare sapientemente generi letterari e linguaggi.
Adelphi ci propone, con la traduzione di Irene Bulla, le illustrazioni di Pat Marriott, un saggio finale illuminante di Brian Phillips e una magistrale copertina di Edward Gorey, ‘I lupi di Willoughby Chase’, scritto nel 1962, ma dal sapore nettamente ottocentesco.
La trama parte da un antefatto fantastico, che vede la Gran Bretagna retta da un ipotetico Re Giacomo III e collegata alla Francia da un tunnel sottomarino, da cui, imprevedibilmente, i lupi sono tornati ad invadere il territorio inglese.
Nella tenuta di Willoughby Chase vive la famiglia di sir Willoughby Green, in partenza con la moglie per le Indie a causa della cagionevole salute della consorte; i coniugi affidano la giovane vivacissima figlia Bonnie ad una severa istitutrice, Letitia Slighcarp. Bonnie sarà raggiunta dalla cugina Sylvia che vive in condizioni miserevoli con l’anziana zia Jane.
Già qui si mescolano i temi del fantastico, in cui dominano gli affamati lupi che popolano il paesaggio invernale, e del realismo dickensiano, con la descrizione minuziosa delle miserabili condizioni dei più poveri. E, in più, il prevedibile complotto di miss Slighcarp e dei suoi complici, ai danni delle bambine e della devota servitù, che ammanta la vicenda di mistero e di avventura, in cui i buoni faticano non poco ad affermare le proprie ragioni nei confronti di cattivi senza redenzione come l’ambiguo signor Grimshaw e la perfida signora Brisket.
Tutto ruota intorno alle proprietà di sir Green, cui aspirano senza ritegno miss Slighcarp e compari, mettendo in piedi una gigantesca truffa per impossessarsi dell’ingente patrimonio, relegando le due inopportune, ma intraprendenti bambine in un orfanotrofio che assomiglia strettamente ad un carcere. L’occasione per portare avanti il complotto si presenta con la notizia del naufragio della nave su cui viaggiavano i coniugi Green.
Non svelo il finale, che è prevedibile, e qui sta il suo bello, anche nell’articolata e severa punizione dei cattivi.
Nel mescolare i generi letterari, l’autrice si compiace ad inserire, in un racconto in cui la prevedibilità è necessaria, passaggi paurosi: l’attacco dei lupi al treno, o l’imprudente pattinata sul fiume gelato, orchestrata dalle due bambine, mentre da lontano si sentono agghiaccianti ululati.
Le illustrazioni in bianco e nero di Marriott sottolineano con un pizzico d’ironia la cattiveria dei cattivi e l’innocenza dei buoni.
La lettura, divertente per i lettori più allenati, appassionante per lettrici e lettori alle prime prove impegnative, si presta perfettamente anche alla lettura ad alta voce.
Lettura caldamente consigliata a partire dai nove anni.
Eleonora
“I lupi di Willoughby Chase”, J. Aiken, trad. I. Bulla, Ill. P. Marriott, con un saggio di B. Phillips, copertina di E. Gorey, Adelphi 2023
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