lunedì 13 novembre 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

“WHAT DOES SHE DREAM OF?" 

Che cosa sogna il sole? Philip C. Stead, Erin E. Stead (trad. Cristina Brambilla) 
Babalibri 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Un mulo, una mucca, un pony stanno sulla soglia del fienile, aspettando il sorgere del sole. C’è silenzio in ogni cosa... nel legno umido del fienile, negli attrezzi appesi alle pareti, e in alto, nel cielo scuro.
Quando soffia la brezza, il segnavento fa un suono gnick-gnick-gnick, e c’è silenzio anche lì. 
'Il sole è in ritardo' dice Mulo. 'Anche la contadina' aggiunge Mucca. 
'Dovremmo parlare con Barbagianni' suggerisce Pony. 'Barbagianni saprà cosa fare.'" 

Non è una mattina come le altre. Il sole non è sorto. Sembrerebbe in ritardo. 
Gli animali della fattoria, si sa, sono abitudinari e quindi questo ritardo li ha messi in apprensione. 
Il Barbagianni va interpellato, perché, lui, le cose le vede dall'alto... 
E infatti Barbagianni, che è di poche parole, li illumina (!) con la sua risposta: devono mettersi in cammino e andare lontano. Ai confini del mondo ed è lì che dorme il sole. Necessario portarsi un gallo. Gli animali della fattoria, si sa, sono prudenti. 
La situazione però richiede un loro sforzo, una vera prova di coraggio. E così partono e, come succede sempre nei viaggi lunghi in buona compagnia, vien fatto di chiacchierare. E di farsi domande. 
Arrivati alla fine del mondo e alla fine delle domande, il gallo canta, il sole sorge e la contadina si sveglia e c'è la colazione per tutti. 

Ancora e fortunatamente un altro libro a voce bassa. Un libro a marchio Stead's
Come è sempre successo nelle loro storie sono i mezzi toni e le mezze tinte a raccontare. Tutto sfuma verso una indeterminatezza, una sorta di nebbiolina diffusa, visiva e narrativa. 


Non si ha mai la certezza di essere nella realtà, mentre spesso si ha quella di essere in un sogno o in una visione. Tutt'al più una visione sognata della realtà. 
In questa meravigliosa ambiguità e incertezza dei contorni si gioca anche l'identificazione di sole e contadina... Come a dire che per quei tre animali, in fondo, il sole e la contadina sono la stessa cosa. Come dar loro torto?
E ancora. Intorno al sogno ruota quel ripetersi di una medesima domanda, dal titolo italiano in poi. 
Qual è la materia dei sogni? Forse, a voler guardare in trasparenza, i sogni per loro tre son desideri...  
Più in evidenza, narrativamente e visivamente parlando, poi l'attenzione si sposta sul 'contenitore' dei sogni: la notte, il buio. 
Infatti, lo spunto di partenza, in particolare se si è mucca da latte, mulo gigante e cavallo in miniatura, ha del prodigioso: il passaggio dalla notte al giorno. Un passaggio che porta con sé una sorta di meraviglia inspiegabile ma che magicamente si ripropone con regolarità, rassicurando gli animi semplici. E quando l'orologio interno percepisce un inciampo, le orecchie si drizzano. Tutti i sensi si allertano. 
Ecco, i sensi. Qui, molto più che nei precedenti libri, tutto ruota intorno alla percezione. Suoni, odori e colori sono percettibili protagonisti del racconto. 
In questa prospettiva lavora Erin E. Stead mettendo un po' da parte il suo consueto uso del colore tenue, per andare incontro a quello che nella realtà si percepisce come il passaggio dal buio alla luce, dalla notte al giorno. 


Fino ad esplodere nelle piume del gallo cui fa ecco il sonoro canto per il risveglio del sole. Quindi si parte e si va avanti per quasi tutte le tavole con grandi pennellate di acquarello, blu cobalto forse, per il cielo di fondo e per l'aria che tutto circonda. 
Solo alla fine scompare per lasciare posto a un tono di azzurro verde dei minuti prima che il sole si affacci e che poi diventa il rosa luminoso dell'alba, in cui la pennellata sparisce per lasciare il posto alle macchie di colore piene di acqua che le stempera. 


Fanno eccezione le pagine bianche che sono dedicate alle parole del Barbagianni, in cui l'azzurro è presente ma in tutt'altra forma. Sembra essere lì per non far perdere il legame con quel colore a livello visivo ed emotivo. 
E a proposito di bianco, sempre la Stead è capace di punteggiarlo qui e là, come veri e propri colpi di biacca, come si usava in antico, sulle superfici dei panneggi colorati. Qui, uno per tutti i nasi e criniera dei tre animali sotto la lampada accesa all'entrata del loro fienile. 


Tutto questo lavoro sui sensi lo si ritrova nel testo quando Philip C. Stead scrive del legno umido degli attrezzi appesi, del cielo scuro. Del rumore che fa il segnavento quando soffia un po' di vento. O il fruscio del granturco (Michael Rosen rules). Tutto questo è pieno di silenzio, così finisce la frase. 
E qui si accende una riflessione ulteriore: perché parlare di suoni e di silenzio che è l'assenza di suono? Io credo, ancora una volta, che il gioco stia proprio in questa loro esistenza reciproca. Un po' come dire che anche il silenzio lo si percepisce come un suono. E su questo, al pari di molte altre assenze che si percepiscono come presenze, ci sarebbe molto altro da dire. 
Un paio di ultime ragionamenti sui personaggi: le loro parole e la loro rappresentazione e il loro essere insieme. Il mulo, la mucca e il pony sono di fatto una squadra, fin dal principio. 


Qualcosa che ricorda, anche visivamente, i musicanti di Brema (con il gallo sulla schiena ancora di più). Almeno nel loro essere disorientati e prudenti in un mondo molto più grande di loro. 
E a proposito di grandezze, le loro misure in scala, ben lontane da quelle reali, non fanno altro ribadire senza dire il rapporto che li tiene insieme e il carattere di ciascuno. 
Non credo di doverlo spiegare qui, perché si capisce a occhio nudo. 
E ancora a proposito di personaggi, va detto che Philip Stead in un lavoro di cesello lessicale si concede, proprio in virtù di quella ambiguità di cui entrambi hanno voluto ammantare l'intera storia, un ulteriore, quasi impercettibile, ma significativo passetto più in là, che in italiano forse era troppo difficile seguire: il genere di appartenenza del sole. Che non a caso coincide con quello della contadina. Quando si parla di lei o del sole spariscono il neutro e il consueto maschile, mentre si illumina un magnifico femminile: What does she dream of? 

Carla

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