IL CASO
(trad. Caterina Gaspari)
Babalibri 2023
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Tanto curioso quanto goloso, il gigante decide di preparare in quattro e quattr’otto uno stufato di bambino alle carote. Ma come essere certi che i due ingredienti staranno bene insieme?
'Idea! Catturerò un bambino e lo cucinerò con la sua verdura preferita! Vado a vedere se riesco a trovare il mio ingrediente principale nella foresta...'
Il gigante ha appena iniziato la sua ricerca, quando scorge la sagoma di una bambina."
Il gigante in verità non ha mai assaggiato un bambino, perché lui è un gigante e non un orco.
Tuttavia in lui si è instillato il dubbio di esserlo, un orco, nel momento in cui il venditore ambulante di dizionari ha bussato alla sua porta e, vedendolo così grande, ha urlato, testuali parole: "Aiuto! Un orco!! mollando ai piedi del gigante il dizionario.
Andare alla pagina della lettera o e trovare la definizione è stato un attimo.
Così il gigante parte per il bosco a cercare la sua pietanza. La trova, ma fin da subito capisce che non si tratta di un 'bocconcino tenero'. Al contrario, la ragazzina si dimostra subito per quella che è: coriacea.
Cucinarla con la sua verdura preferita non è impresa da poco, perché lei di verdure preferite non ne ha. Ciò nonostante, lei si rivela ai suoi occhi stupefatti e increduli per altre doti, tra le quali la lealtà e l'amor proprio. Caratteri che contribuiscono, in fin dei conti, a far chiarezza tra i due e a far in modo che per entrambi ci sia accordo, quanto meno in cucina.
I tre elementi che sono in ordine nel titolo rappresentano i tre diversi fili che attraversano l'intera storia. Ma poi ce n'è anche un quarto che li tiene assieme.
Il primo è il gigante. Il suo essere fuori misura è percepibile fin dalla copertina in cui appare perplesso all'idea di mangiare una zuppa di verdure con bambina e dizionario. Aprendo il libro, già dalla seconda tavola, quando fa il suo ingresso in scena, si capisce che per quanto il libro sia grande non avrà mai modo di contenerlo tutto, quel gigante davvero gigante.
E qui entrano in gioco due caratteri che con questo genere di personaggi sono spesso connessi. Da una parte la sua ingenuità e dall'altra il suo essere incontenibile, esagerato. In entrambi i casi si tratta di veri e propri elementi di contrasto narrativo che generano ilarità. Insomma: è buffo pensare che quella montagna di uomo sia gestita da un cervello di una creatura pacifica: un innocuo omone.
E fa anche molto ridere il fatto che un libro, ossia il contenitore entro cui agisce, non sia sufficiente per contenerlo interamente. La scelta di percorrere questa strada, che si deve in tutto e per tutto a Poulin, è molto chiara e programmatica. Infatti non perde occasione per sottolineare questo grande scherzo e gioco visivo. Primissimi piani, elementi naturali (come pecore e orsi, ma più in generale qualsiasi oggetto di scena e qualsiasi personaggio) messi a confronto con la sua mole ne attestano di fatto l'enormità e l'impossibilità di arginarla.
Il giocare con le sue rotondità e con la luce calda dell'interno della casa e la luce fredda dell'esterno sono un altro fattore che ha il potere di accarezzarne la grande superficie. Ma questo è Poulin. Lo conosciamo.
In sintesi un gigante pacifico e accomodante fa più ridere di uno che esercita la sua supremazia muscolare. E ancora un gigante che non sta nella pagina è davvero più gigante di un qualsiasi altro gigante.
Il secondo elemento (terzo nel titolo) è il dizionario. In scena entra per primo e ha un ruolo fondamentale nella storia. Non solo perché genera il meraviglioso dubbio tra orco e gigante, ma perché è lo strumento principale per dare nome alle 'cose' del mondo. E ancora, il suo valore, la sua utilità si insinua nella testa del gigante, che comincia a 'studiarlo'. In questa prospettiva va letto per esempio il termine per qualificare che tipo di bambina sia la protagonista, come se potesse esserci qualche dubbio riguardo alle immagini. Lei è coriacea, ossia tenace, volitiva e resistente come lo è il cuoio.
E qui si introduce il terzo elemento: la bambina, appunto.
Che lei sia un tipino determinato lo si intuisce fin da subito: da quando è imbronciata dentro il retino (!) del gigante. Braccia conserte e faccetta molto contrariata. Non molla sulla questione verdure preferite e anzi rincara la dose dicendosi fuggiasca perché le caramelle, l'unico cibo per cui valga la pena vivere, le sono state vietate. Ma il meglio di sé, agli occhi del gigante, lo dimostra non tradendolo davanti ai soldati che sono in cerca di orchi mangiabambini. Lei è tutta d'un pezzo e le piace cavarsela da sola nelle situazioni difficili! Già solo per questa affermazione varrebbe la pena avere questo libro per le mani (l'altra cosa è il bouquet di verdure che ricorda, non per caso, una natura morta di un buon pittore fiammingo).
La quarta e ultima cosa che lega le tre del titolo è il caso. Quello stesso caso che regola molte cose della vita. Qui il caso fa sbocciare un'amicizia. Nulla di strano, visto che spesso è proprio un inciampo fortuito che fa nascere grandi storie d'amore o belle e solide amicizie. Perché quando ci scegliamo, a guidarci in una direzione più che in un'altra, almeno al principio è una combinazione spesso casuale, grande manovratrice dei destini del mondo.
Qui, in particolare, il caso ha fatto incontrare due personaggi molto diversi tra loro. Loro, nonostante le differenze, si sono piaciuti e hanno trovato qualcosa che che li potesse tenere insieme.
Sono diventati amici in una cucina, tra ciotole e tegami. Lontano dalle verdure.
Carla
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