mercoledì 31 luglio 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

A PIEDI NUDI NEL PRATO


Torna Marieke ten Berge con un nuovo libro che immediatamente si connette visivamente al bellissimo Nord, pubblicato nel 2021 e vincitore del premio Andersen 2022 come miglior libro di divulgazione. Rispetto a Nord cambiano due cose principalmente, e invece alcune si riconfermano. 
Cambia, ovviamente, lo scenario e con questo anche l'autrice dei testi. Resta invece, che in qualche modo rappresenta la forza di un libro del genere, l'impostazione e l'apparato iconografico. 
Eva Moraal ai testi e Marieke ten Berge alle illustrazioni sono accomunate da varie passioni: una su tutte l'osservazione della natura. Ma in questo libro a tenerle assieme è anche la zona di provenienza: entrambe infatti sono olandesi ed entrambe hanno una relazione piuttosto stretta con il polder. 


Nei Paesi Bassi - che non si chiamano così a caso - gli uomini (un po' come i castori) hanno imparato a costruirsi "la terra da soli", ossia hanno imparato a recuperare dall'acqua pezzi di terra che vengono usati per coltivare e in alcuni casi per costruirci sopra.
Nei Paesi Bassi, sono loro stesse a dichiararlo nella breve introduzione al libro, tutto è artificiale, persino i terreni che si incontrano fuori dai villaggi o dalle città. Con un complesso sistema di canalizzazioni, di dighe e di mulini a vento, le zone costiere, che sono a un livello inferiore rispetto a quello che raggiunge l'alta marea, sono state, per così dire, bonificate e strappate al mare, ossia rese asciutte e 'calpestabili'. Nel polder, tra paludi e acque basse, i nederlandesi coltivano e hanno anche costruito piccoli insediamenti. 
Questa è la ragione per cui il libro originale, edito da Lemniscaat, si intitola Polder e in italiano invece è diventato Tra mare e terra. Tutti i giovani lettori nei Paesi Bassi sanno cosa sia il polder, quelli italiani no! 
Il polder - e qui c'è l'altro aspetto interessante che tiene insieme la stragrande maggioranza dei volatili citati - è la loro pista di rullaggio verso i grandi viaggi migratori che li portano al caldo. 


La struttura vista nel suo libro precedente è perfettamente rispettata anche qui: trentacinque animali che si presentano, raccontando di sé abitudini, curiosità, pesi misure e aspetto. 
Come nel precedente, accanto ai dati che di più ci si aspetta in un libro del genere, si affiancano curiosità interessanti che possono catturare l'attenzione anche dei più piccoli. Ma non solo.
Alcuni tra gli animali citati credo che rappresentino una assoluta novità nel vocabolario e nell'immaginario animale che i bambini italiani hanno: il pettazzurro, il frullino, la sfinge della vite, il combattente, il tritone crestato o la pittima reale. Altri invece sono ormai acquisiti: penso al castoro, alle rondini (che, però, garriscono e non cinguettano...), al tasso, al riccio, al capriolo, e ai conigli e alle lepri. 


La cosa che succede, fin dalla prefazione e che anche in Nord aveva caratterizzato il tono del testo, è il continuo riferimento diretto al devastante ruolo e predominio che l'uomo, l'animale umano, esercita sull'ambiente e sugli habitat di queste creature. 
Già nella prefazione possiamo infatti leggere: 
Nei Paesi Bassi l'uomo viene al primo posto, rispetto agli altri animali (e altrove sarà diverso?). Il paese è organizzato per gli esseri umani. Ma è giusto che sia sempre così? Gli animali di questo libro hanno un bel po' di cose da dire a questo proposito... 
E su questo si possono cogliere, fior da fiore, notizie interessanti: il castoro per un lungo tempo era stato considerato quasi estinto perché dopo le pellicce, l'uomo gli ha dato la caccia per estrarre, dalle ghiandole perianali di maschi e femmine, il castoreo che poi finiva - ironia della sorte - in alcuni profumi costosi e famosi. Invece il povero frullino combatte una battaglia persa contro il piombo nell'acqua. Quale bambino non ha visto invece i ricci ridotti a frittata lungo le strada. E perché succede? Perché lontano dai centri abitati non riesce quasi più a trovare un posto tranquillo dove abitare. O ancora gli uccelli spatola finiscono spesso e volentieri nelle grandi eliche delle turbine eoliche e allora... 
Insomma, convivenza difficile anche se, invece, alcuni di loro, e penso all'airone cenerino, come da noi i gabbiani, hanno elaborato una buona tecnica per venire a mangiare comodamente pesce in città. 


Di questo libro però è ancora una volta l'illustrazione a essere oltremodo interessante. Le grandi tavole, che Marieke ten Berge dedica a ciascuno di loro, occupano uno spazio equivalente a quello assegnato al testo e pur essendo lontane dal disegno dal vero, di questo riescono a trasmettere comunque la potenza.
Ricordo sempre con grande piacere - e nella mia testa sono indelebili quelle immagini di ranocchie e di rami di ciliegio disegnati da attentissimi bambini - un libro che allietò la mia infanzia concepito con lo stesso criterio: ovvero un disegno che fosse fedele al soggetto rappresentato ma che non avesse alcuna pretesa o intento di essere mimetico. 


Il libro arrivava dalla mitica scuola di San Gersolè di Maria Maltoni. Ed era stato pubblicato da Einaudi perché Calvino lo aveva voluto, giustamente, a tutti costi, riconoscendone il grande valore,  non solo pedagogico, ma anche estetico. 
Questo scriveva, dei risultati di quella magnifica esperienza didattica, nella sua prefazione al libro: 
"Nei loro diari, scritti e disegnati, Maria Maltoni abituava i suoi scolari a raccontare ogni minimo fatto della vita campestre familiare e paesana di loro esperienza giornaliera; […] Certo, in questa scuoletta campagnola dalla quale è uscita una cronaca corale di tutto un paese, delle sue vendemmie e delle sue fienagioni, della sua vita collettiva e familiare, delle presenze vegetali e animali che lo circondano, una cronaca di parole e di figure e di colori come in un antico codice miniato, si è dato non solo uno degli esperimenti pedagogici più innovatori, ma una delle tracce più dirette e fresche e nuove che la vita dei nostri anni ha lasciato sulla carta." 
Ecco. Mi pare che Marieke ten Berge si muova esattamente in quella direzione. Produce, con quel suo segno cercato, inciso, e quindi scavato con lentezza e relativa precisione nel duro del linoleum, qualcosa di simile a un codice antico, che si costruisce necessariamente sull'osservazione diretta, sulla sapiente e paziente arte del saper cogliere di ogni soggetto, l'essenza.


E per questo resta indimenticabile allo sguardo.

Carla

"Tra mare e terra" M. ten Berge, E. Moraal, trad. O. Amagliani, Edizioni Clichy 2024

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