lunedì 1 luglio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

TIPI DA SPIAGGIA

Storie da spiaggia
, Edward Marshall, James Marshall (trad. Sergio Ruzzier) 
Lupoguido 2024 


NARRATIVA  ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni) 
 
“'Volete sentire una storia?' chiese Lolly. 
'Ho portato il mio libro di lettura.' 
'Ottima idea' risposero i suoi amici. 
Il ratto vide il gatto e il cane. 'Io li vedo' disse il ratto. 
'Io vedo il gatto e il cane.' 
Il cane e il gatto videro il ratto. 'Noi vediamo il ratto' dissero. 
E questo è tutto. 
'E questa sarebbe una storia?' chiese Sam. 'Tutto qua?' chiese Spider.  'Tutto qua' rispose Lolly. 
'Non mi è piaciuta per niente' disse Sam. 
'Banale' disse Spider. 
'Io potrei inventare una storia molto più bella!' affermò Sam. 
'Figurati!' disse Lolly." 

Parte la sfida! In tre sulla spiaggia dove hanno appena fatto un lauto picnic a base di hot dog e limonata, non possono ancora fare il bagno. L'alternativa potrebbe essere quella di fare un pisolino, ma è verosimile che tre ragazzini, Lolly, Sam e Spider, apparentemente soli sulla spiaggia possano diligentemente riposare all'ombra aspettando l'ora canonica? L'idea di far correre il tempo, leggendo una storia viene a Lolly che in spiaggia si è portata il suo libro di lettura. 
Peccato che la storia sia quella storia! 


Così Sam lancia la sfida e racconta la sua di storia, a patto che essa contenga esattamente gli stessi personaggi di quella di Lolly: ratto, gatto e cane. Facile. 
La storia è più lunga, più avvincente, piena di suspense, mentre quella di Spider, il terzo sfidante, è un vero e proprio horror. 
Come è naturale che sia, corte o lunghe, banali o piene di sorprese, tutte e tre vengono presto dimenticate, sorpassate dal gioco successivo. 
E questo è tutto. 

Che cosa fa di una storia, una buona storia? Le teorie sono moltissime e ruotano intorno a ingredienti tra loro molto differenti. 
Niente pistolotti, qui. Dico solo che per me la storia, perché io la consideri buona, deve essere soda a tal punto che mi diventi impossibile non sbatterci contro e, dopo l'impatto, farmi deviare, magari anche di un nientino, rispetto a quella che era la mia traiettoria originaria, ossia quella lungo la quale navigavo, prima di incontrarla, leggerla, ascoltarla. 
Insomma, in estrema sintesi, una buona storia mi dovrebbe portare dove non sapevo di voler (poter, saper ecc.ecc) andare. Come arrivarci e cosa farmi vedere durante il cammino lo faccio scegliere a chi scrive. Mi fido. 
In questo librino che negli Usa consigliano come 'palestra di allenamento' per primi lettori, Marshall - da Edward e da James -si toglie il gusto di raccontare - un po' come se fossero suoi 'esercizi di stile' tre diverse versioni di come un gatto,  un topo,  un cane si trovino a passare una porzione del loro tempo insieme. 
Curiosamente, sullo sfondo fa esattamente la medesima cosa: racconta, in una sorta di storia cornice, con la sua consueta andatura scanzonata, tre tipi da spiaggia, in balìa di se stessi che si trovano a passare, anche loro, una porzione del loro tempo insieme. Chi con gli occhiali da sole, chi con la paglietta, chi con un improbabile palloncino... E gli sguardi di Marshall fanno il resto.


Ora come ora, mi parrebbe davvero difficile scegliere quale delle tre piccole storie sia la migliore. La prima, quella di Lolly, è un meraviglioso nonsense. E, nonostante Spider la bolli come banale, non lo è affatto. E meno male che è scritta nel suo libro di lettura, perché a inventarla dal nulla e poi recitarla agli altri ce ne sarebbe voluto. E senza incepparsi. Provare per credere. 
Allora il nonsense ci porta in una direzione molto amata dai più piccoli che tanto più le cose sono strambe, tanto meglio è. I ragazzini maneggiano la follia e l'assurdo molto meglio di qualsiasi adulto e soprattutto non si spaventano, anzi prediligono, la stringatezza dei fatti, che mi consta essere peculiarità del ragionamento 'naturale' dell'infanzia. Almeno di quella dei tempi di Marshall. Seconda storia, quella di Sam. Una perfetta costruzione per accendere la curiosità di un lettore: la suspense. Mille volte ho scritto di come alcuni - per esempio Klassen in Questo non è il mio cappello - lavori come Hitchcock. 


Qui accade lo stesso: tutti sanno - tutti tranne il ratto - che il cibo preferito di un gatto è appunto un ratto. Per tutto il racconto di Sam fremiamo all'idea che quel gatto prima o poi lo inghiotta. Ma... il colpo di scena finale spariglia tutto e tutti - tranne Spider che avrebbe preferito un finale sanguinario - ridono rilassati. 
Il lieto fine, ci insegna Marshall nella sua lezione sulle buone storie, può andare bene per alcuni, ma va detto che se tutto invece finisse in tragedia sarebbe ancora meglio... 
Che tipo sia Spider è intuibile e quindi la storia che esce dal suo immaginario e dalla sua bocca è perfettamente in linea con il personaggio: un crescendo per gente dura dai nervi saldi... 


E questo è tutto. 


 Carla

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