venerdì 28 giugno 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GHIAIA IN MOVIMENTO

Una parola molto larga, Giusi Quarenghi Giovanni Colaneri 
Franco Cosimo Panini 2024 


POESIA 

"Fratelli e sorelle  petali e spine 
bacche di boschi conchiglie col mare 
raccolte di perle e sassolini 
quello che conta è che ci sono 
che gusto litigare 
le mani per sberle e pizzicotti 
carezze, solletico, dispetti e spintoni 
stare insieme nella tana non tremare 
sapere nostri i luoghi segreti." 


Famiglie che sono in partenza: madri, padri sorelle, fratelli, nonni, nonne zie e zii, cugini, persino i vicini. Famiglie che approdano diverse in chiusura, legate alle prime da un sottile filo di senso. Tra loro, ordinatamente disposti, i parenti sembrano esserci tutti, tutti in elenco. E noi. Noi che siamo noi. L'intelaiatura di questo libro si chiarifica cammin leggendo e, occhio, che nulla è casuale: dalle maiuscole ai doppi spazi. 
In questo largo contenitore, che dapprincipio mostra qualcosa di grande e composito e poi si focalizza su qualcosa di molto più singolare per poi riallargarsi alla fine per tirare le fila, si agitano sassolini in movimento continuo, parole che Giusi Quarenghi canticchia e ripete sottovoce, come fosse una lettura veloce di pagina di appunti, un elenco di suggestioni. 
E magicamente succede questo: ogni parola si lega all'altra grazie a un legame di senso e di suono che ciascuno può cogliere per sé - fanno così le buone storie. E tale sequenza, nonostante la sua curiosissima forma, ha la sicurezza di diventare narrazione, o meglio narrazioni. Ognuno, la propria. I nessi di Giusi Quarenghi non è affatto detto che siano quelli del lettore, ma evviva così. 
A lei di certo va il merito di aver saputo cogliere e restituire in estrema sintesi - fa così la poesia - una sorta di mappa interiore dell'anima che ci tiene tutti insieme. 
Il modo che ha escogitato, più ci penso, più mi pare geniale. Ha pulito ogni riga dalle impurità e ha lasciato in fila solo parole chiave, conferendo loro suono rime e ritmo: non sono casuali i doppi spazi che sono piccolissimi silenzi che dividono, per esempio, i fratelli e le sorelle dai petali e dalle spine. Nulla è lì per caso anche se fa di tutto per sembrarlo. Neanche la rima che non sembra mai cercata. E non è casuale questa capacità e volontà che dimostrano le parole che prima sono singole, saltellano da sole, e poi rallentano e diventano frasi, usano aggettivi rassicuranti, come a voler restituire il senso profondo dell'essere madri, dell'essere fratelli. 
E ancora, questo modo sembra elettivo per poter lanciare le parole, ma soprattutto i significati che gli diamo, in mille direzioni anche lontane. D'altronde se la parola è molto larga, non potrebbe che essere così. 


E allora succede che dei nonni le cose che passano, almeno che hanno bucato la mia di testa, sono l'essere quelli che ci sono, quelli che mancano (applauso sul doppio significato) e quelli che non si ricordano di chi sono, sono il loro essere infaticabili, un po' duri d'orecchio e in mezzo a tutto questo che suona come una descrizione - seppure sincopata - si insinua il lessico dei nonni : non gridare, cos'hai detto, non così, andiamo, facciamo, vi aspettavo, non mi ricordo... 
E degli zii, figure eterne o solo di passaggio, la piacevolezza quasi mitica da un lato, di solito con gli zii giovani o coetanei dei nostri genitori, e certa pudica ritrosia, di solito con quelli che hanno l'età di un nonno: con questi "pochi baci per favore veri finti" "spuntati da dove e come e quando". E i cugini che spesso con gli zii arrivano al seguito. Il loro arrivo e passaggio è "grandi fuochi d'artificio" "più che amici più che fratelli" e in ultimo come succede in ogni buon spettacolo pirotecnico c'è la strenta dove Quarenghi spara una quindicina di animali parenti, fino ai tarli, che sono "il colpo oscuro finale". dopo il quale c'è il silenzio. Almeno un po'. 


Volutamente zitta sono stata su padri e madri e sul finale, ovvio, e su quel sottile filo che lo lega al suo principio. 
Non so se sia andata davvero così - sono arrivata ai saluti di commiato quando Giusi Quarenghi in fiera da una poltroncina ne ha parlato - ma ho come la sensazione che a Colaneri abbiano tremato i polsi nel dover afferrare un punto di partenza da questa ghiaia in movimento.


Con i suoi pennarelli - anche lui è nel gruppo degli illustratori poco più che trentenni che nei pennarelli e in quel tipo di disegno hanno la loro cifra - ha, credo fatto la cosa giusta: si è divertito, ha raccolto e restituito cose che tornassero utili, ha possibilmente anche aggiunto qui e là, pescando dal proprio immaginario di famiglie e ha prodotto una serie di tavole a doppia pagina (chiedo scusa formalmente a tutti qui ma ho il libro e non un pdf, quindi lo scanner nelle mie mani inette ha fatto quel che ha potuto) che hanno una loro grazia complessiva. E tanto movimento, figurine, nuvole e colore. 

 Carla

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