La questione morte manca di testimoni diretti. Quand’anche ve ne fossero, sull’ampio territorio culturale che a lei si riferisce gravano pesantissimi tabù e imbarazzi, credenze, superstizioni, al punto che non solo non è possibile sapere cos’è la morte indirettamente, ma spesso persino quello che vi gravita attorno rimane precluso, ammantato di silenzi e ritrosie.
Del resto anche Scoiattolo e Formica si erano a lungo interrogati a proposito. Come possiamo conoscere quello che nessuno può o vuole raccontare? Come possiamo soddisfare quell’impulso vitale che è la naturale curiosità per qualcosa che nessuno ha visto?
Perché se di fronte al mistero non esiste strumento più efficace e spontaneo che domandare, è altrettanto vero che questa è solo una metà della questione: in fondo a ogni domanda non vi è solo un vuoto che tanto somiglia alla morte, ma c'è anche uno spazio che attende di essere occupato da una possibile, inedita spiegazione. E per sentirla serve disponibilità: forse infatti la conversazione che abbiamo con la morte non si basa sulla certezza di risposte impossibili, quanto piuttosto sulla capacità di rimanere in bilico sul margine vibrante e tridimensionale che da lei ci separa. E se imparassimo ad ascoltare?
© Ellen Duthie, Anna Juan Cantavella, Andrea Antinori #Logosedizioni |
È quello che succede in Così è la morte? Domande mortali di bambine e bambini.
Il volume è l’ultimo della serie Wonder Ponder, progetto di filosofia illustrata per tutte l’età che si propone di agevolare l’accesso della curiosità bambina (ma anche no) ai grandi quesiti. In questo caso, le due autrici hanno incontrato bambine e bambini a frotte e si sono lasciate interrogare sull’argomento morte senza porre limite alla tipologia di domande. Non solo questioni morali o sentimentali, dunque, ma anche faccende pratiche - come la produzione di una lapide o le procedure di successione di una console - e fatti scientifici, come ad esempio la gradualità di decomposizione dei tessuti del cadavere.
Le domande appaiono tutte insieme nelle sguardie del libro, brulicando, una accanto all’altra, fittissime, serie, inaspettate, a delimitare il territorio concesso per l’azione dell’albo e del ragionamento. Anche figurativamente, sono come le stelle della calotta celeste, che solo apparentemente segnano il confine del cielo: in realtà pulsano dalle distanze più diverse dell’universo e i loro raggi ci colpiscono incessantemente, anche quando siamo in piena luce.
All’interno del volume, non si punta all’utilizzo delle risposte per esaurire l’indagine; al contrario, in ognuna di esse viene fatta riverberare un nuova domanda, a cui è possibile legarne un’altra e un’altra ancora, senza inibizioni, quasi a voler proporre un metodo di pensiero, uno strumento di visione per una disamina ulteriore della questione, dinamica, attiva, che frammenta, scompone l’oggetto di cotanta insaziabile curiosità, senza giudicarla mai.
Come ben si conviene al procedere filosofico, la ricerca lievita pagina dopo pagina, alimentata con richieste di opinioni e pareri, stimolata con altre domande che coinvolgono il senso morale, etico ben presente negli interlocutori di ogni età.
Non solo: essa viene demandata ad altri tempi e luoghi, trascendendo la pagina presente e la struttura sequenziale con soluzioni formali che tendono a far uscire il lettore dal libro. E’ possibile imbattersi in piccoli rimandi ad altre pagine e ad altri quesiti analoghi, in QR-code che dirottano a luoghi esperienziali diversi, in esperimenti immaginativi da condurre in autonomia. Quasi pare di sentirla, la mano che sfiora la spalla e una voce che dice “Vai…” , incoraggiandoci a sperimentare dopo averci rassicurato sulla legittimità di ogni strada che può prendere il pensiero.
Così è la morte? si trasforma letteralmente in una soglia da attraversare per raggiungere, immaginando e ragionando, un luogo che è e non è, presente in nuce e tuttavia invisibile, accanto a noi, dentro di noi ma anche altrove e oltre, ancora sconosciuto o, forse, semplicemente, non ancora nominato. Si viene ricondotti alla propria esperienza e lì stimolati a esperire, ben lontano delle pagine, un altrove significativo soprattutto per noi.
A partire dalle istruzioni per l’utilizzo del libro, che sono un modo per sgomberare il campo da quegli imbarazzi che talvolta scoraggiano la voglia di esplorare, passando per il registro intimo e personale delle risposte, per arrivare all’estrema e sensibile serie di informazioni con cui le due autrici cercano di appagare l’interrogativo, il lettore capisce di essere in un territorio sicuro, e questo è fondamentale per permettere la grande magia.
Se risposte saranno quindi, saranno (anche) quelle che ciascun lettore saprà darsi da sé attraverso le proprie risorse, attraverso le proprie disponibilità culturali, la propria sensibilità e la propria immaginazione, messa in riverbero da sapienti sollecitazioni. Perché è poi sinceramente così vero che non conosciamo l’esperienza di scomparire? Non sarebbe possibile che la morte assomigli alla perdita di confini che si prova prima di dormire, e che tutte le risposte che occorrono si fondano sull’affaccio concreto da cui, sporgendoci, riusciamo a vedere?
Parafrasando una celebre conversazione accaduta a un’anatra, non è forse possibile in fondo che a dirci cos’è la morte sia proprio la nostra stessa vita?
Giorgia
"Così è la morte? Domande mortali di bambine e bambini" Ellen Duthie, Anna Juan Cantavella, Andrea Antinori, (trad. Chiara Ronchi) #Logosedizioni 2024
"L'anatra, la morte e il tulipano", Wolf Erlbruch (trad. Viola Starnone), E/O 2007
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