lunedì 25 agosto 2025

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)

LA RAGAZZA È IL MASSO 

La ragazza e il masso, Kristien In-'t-Ven, Martha Verschaffel (trad. Valentina Freschi) 
orecchio acerbo 2025 


ILLUSTRATI PER GRANDI (dagli 11 anni) 

"Sembrava un masso. Un pezzo di montagna. 
Era così anche al tatto. Ruvido e duro come granito. 
Grande e impossibile da spostare. 
Cosa doveva farsene, di un masso che non aveva nemmeno chiesto? 
Proprio niente, pensò. Decise di posarlo e di tornare dentro. Ma non ci riuscì. 
Per quanto ci provasse, il masso non si smuoveva." 

Un fattorino lo ha appena depositato nel vano della porta di casa sua. Lei non ha ordinato nulla, men che meno un masso più grande di lei, eppure su quell'enorme pietra c'è il suo nome e per il corriere non ci sono alternative: è a lei che lo deve consegnare. 
Il masso ovviamente non passa dalla porta ed è maledettamente pesante. 


La ragazza, che un minuto prima era lì che impastava il pane, ora si ritrova fuori di casa con un pietrone da gestire. 
In tutte le maniere lei prova a spostarlo, ma senza successo. Più cercava un modo per liberarsene, più quello si appesantiva... 
La soluzione per lei è trascinarlo in qualche modo fin sull'orlo di un precipizio dove di solito la gente getta le cose che non vuole più avere fra i piedi. 
Il tragitto è faticosissimo e intervallato dai consigli e i giudizi delle persone che la vedono passare. Ma nell'atto di spingerlo al di là del ciglio cade anche lei dietro al masso che rotola in profondità, fino ad arrivare sul fondo, di fatto salvandola da un urto che per lei sarebbe stato fatale. 
Dei bambini si accorgono di quello che è successo e, con un buon lavoro di squadra, tirano su lei e il masso. Ormai è chiaro anche a lei che non ha senso cercare di separarsene. 
Dopo non essere morta, ma dopo aver toccato il fondo ed essere anche tornata a galla grazie ai bambini, si rende conto, forse per la prima volta, che tutti hanno con sé un masso. Piccoli o grandi, portati come zaini sulle spalle o al guinzaglio come cagnetti, i massi fanno parte della vita di molti, di tutti. 
Imparare a conviverci forse è la soluzione? 

Questo libro ha la caratteristica di generare giudizi tra loro contrastanti, in alcuni casi agli antipodi. Alcuni non ne hanno colto subito il senso profondo e la grande metafora che lo attraversa, altri lo hanno considerato "a tema", essenzialmente perché pone una grande questione (cosa altro dovrebbero fare i buoni libri, se non generare domande e mettere in moto le menti dei lettori, spostandoli di un po' dalle loro posizioni iniziali?). Altri ancora lo hanno reputato un libro bellissimo e quindi necessario. Tra questi, gli editori che l'hanno pubblicato nei Paesi Bassi e in Italia. 


Tra i molti che lo hanno considerato un gran libro, con una grande storia raccontata, sono nate interpretazioni molteplici. In sostanza tutti hanno cercato, in base alla propria esperienza, in base al proprio modo di leggere il mondo e la realtà, di dare un senso e un nome a ciò che si nasconde dietro (o forse sarebbe più corretto dire dentro) quel masso. 
Diciamo che, per come ce lo raccontano Kristien In-'t-Ven nelle parole così taglienti e necessariamente ambigue, e Martha Verschaffel nei disegni spigolosi, rigorosamente a matita, e quindi in bianco e nero, il masso è una roba "pesante", "ingombrante" e necessariamente "consistente" o sarebbe più giusto dire "esistente". 
Quindi, già solo l'idea di avere un masso con cui fare i conti significa mettere la protagonista in una condizione di svantaggio. Infatti al principio è proprio un fastidio: le impedisce di tornare al suo impasto, le sottrae l'accesso a casa e di fatto le nega la possibilità di tornare alla sua zona di conforto. 
Eppure. 
Il masso, però, è stato letto non tanto come un fastidio, un guaio arrivato tra capo e collo, ma come qualcosa che ha la facoltà di cambiare lo status di una persona e dal quale non ci si deve separare, al contrario bisogna imparare a tenerne conto. 
 Detto fra noi, se fosse così, troverebbe ancora maggiore senso la circostanza che la ragazza riemerga dal burrone con il masso...


Se così è, e io mi schiero tra coloro che così lo interpretano, il masso è lì a segnare davvero il passaggio da uno status a un altro. 
Sebbene sia pur vero che questo passaggio, spesso improvviso e repentino, avviene perché una sofferenza ti tocca, un dolore ti colpisce, tuttavia le cose potrebbero essere lette anche in altro modo. Faccio esempi concreti: libraie hanno visto in quel masso l'arrivo di un figlio, ragazzi di seconda media lo hanno definito "senso di responsabilità", che in qualche misura con il diventare grandi, o appunto con maternità/paternità ha parecchio a che spartire. 
Altri lo hanno considerato la presa di coscienza di sé stessi. 
Se dovessi dare una mia lettura personale direi: il masso è prima di tutto un impegno che la ragazza si prende, e non è affatto o non solo una difficoltà con cui imparare a convivere. 
O forse, ancora meglio, il masso è lì a dire che lei esiste nel mondo. 
Illuminante per me è stato il ragionamento di un filosofo, uno dei rari esponenti del genere maschile che questo libro lo ha fin da subito apprezzato (tanto da presentarlo alla Fiera di Bologna ad aprile scorso), secondo cui l'arrivo del masso segna un fondamentale passaggio tra quello che è il reale e quello che è la realtà. Laddove il reale è la proiezione che noi abbiamo di ciò che ci aspetta e la realtà è ciò che capita: inaspettata, inattesa, imprevedibile come un corriere che ci consegna un pacco che non avevamo mai richiesto... 


In altre parole, quel masso è lì non solo per salvare la vita di quella ragazza, ma addirittura per attestarne l'inizio dell'esistenza. E quel pane che l'aspetta per essere impastato, cotto e poi mangiato sembra proprio sottolinearlo. 
Noi cominciamo a essere nell'istante in cui il sasso ci trova e diventa parte di noi. 
Il masso è lì a dare misura e peso di ciò che è reale, trasformandolo - malgrado i nostri affanni e le nostre aspettative - in realtà! 

Carla

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