venerdì 22 agosto 2025

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)

TRA COLERIDGE E MAGRITTE 

 Questa non è una carota., Dylan Hewitt 
 orecchio acerbo 2024 


 ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Devo trovare una vera carota da mangiare. 
E così il piccolo coniglio affamato parte alla ricerca di una VERA carota. 
NEMMENO QUESTA È UNA VERA CAROTA dice. 
È SOLO UNA STUPIDA FIGURA! E NON È NEPPURE ARANCIONE! E POSSO CANCELLARLA! E prosegue, con la pancia che continua a brontolare." 

La sua ricerca va avanti e quando vede una carota davvero molto veritiera sta per cadere nel solito tranello, ma un dettaglio lo insospettisce: questa carota è sospesa nel vuoto e ogni coniglio sa che le carote non volano. Il coniglio capisce di essere di nuovo davanti a una carota disegnata, molto molto bene, ma pur sempre solo disegnata. 


Quando si imbatte in un campo in lontananza, con un trattore e con una mucca assolutamente tutti identici a quelli reali, crede di aver risolto il suo problema. 
Falso. È proprio il caso di dirlo. Il coniglio, come gentilmente gli svela la mucca, è davanti a foto di campi, trattori e mucche. Le foto dimostrano di saper fare uno scarto non indifferente rispetto al disegno: loro raffigurano la realtà nel modo più vicino alla realtà. Più di un qualsiasi disegno, anche il più realistico possibile. 
Il dialogo con la mucca è illuminante, ma non esattamente risolutivo per il suo problema di fame dilagante. 
La foto della mucca, ossia la mucca della storia, lo illumina ulteriormente su come stiano le cose in realtà.
E così, a un passo da quella che potrebbe essere un reale crisi di identità, il coniglio capisce di avere sottomano la soluzione alla sua ricerca di carote per pranzo... 
Basta crederci! 

Un libro geniale che ha la capacità di instillare nelle testoline dei propri lettori riflessioni importanti. Questo è Questa non è una carota. 
La prima cosa importante che fa è quella di creare un nesso con il Surrealismo. Tanto prima i bambini entrano in contatto con gli esiti di quella corrente artistica, tanto prima vedono, per esempio, i quadri di Magritte o di Dalì tanto meglio è. E questo perché il Surrealismo - più di ogni altra corrente artistica - corrisponde al modo "naturale" che hanno i bambini di leggere la realtà. Potrebbero diventare i loro pittori preferiti, almeno fino ai 12 anni... 
Detto solo per inciso: il Surrealismo è stato spesso il campo di ispirazione di molti illustratori importanti. Anche oltre i 12 anni. 
Il nesso, anche solo formale, di Questa non è una carota, con il Surrealismo sta già nel titolo. Ancora prima di aprire il libro quel punto fermo dopo la parola carota - una assoluta anomalia chiudere un titolo con un segno di interpunzione che non sia l'esclamativo o l'interrogativo - è una scelta di campo, così come lo è lo scimmiottamento del testo che corre sotto la famosa pipa dipinta da Magritte nel 1929, che porta il titolo La trahison des images ed è conservato a Los Angeles: Ceci n'est pas une pipe. 


La seconda cosa importante che questo libro fa è quella stessa che aveva in mente Magritte, dipingendo questo quadro: il linguaggio dell'arte, ossia più in generale, il linguaggio delle immagini e il suo rapporto con la realtà. 
Il coniglio ci mette davanti a un fatto che si ripete nelle nostre giornate in continuazione: le immagini non sono la realtà eppure noi siamo portati a interpretarle come tali. O, come fa lui, siamo invogliati a farlo. 
In questo senso la pubblicità su tale meccanismo fonda sé stessa: le immagini diventano realtà percepita. Ma quello stesso coniglio, attraverso l'esperienza, ci sta dicendo la stessa cosa che ci ha detto Magritte cent'anni prima: quello che vedi, ossia una pipa, non è una vera pipa. 
Facendolo, mette in crisi il lettore, ovvero l'osservatore, che tuttavia non può fare altro che assentire. 
Qui si potrebbe ulteriormente mettere sul tavolo dei ragionamenti il fatto che il linguaggio stesso è un codice costruito 'in laboratorio' per nominare il reale. La parola sedia non sarà mai una sedia (e peraltro avrà il pregio di poter contenere in sé ennesimi tipi diversi di sedia). 
Ma se torniamo ai ragionamenti del piccolo coniglio possiamo notare che i passi per distinguere il reale dalla sua rappresentazione sono due: da una parte la pittura, la restituzione dell'oggetto concepita e poi realizzata con matite o pennelli, e dall'altra la immagine fotografica. Condividono entrambe l'estro e l'arte di chi le realizza e la bidimensionalità del supporto - la carta - ciò nonostante hanno impatto visivo ben diverso. 


E su questo si potrebbero aprire altre infinite chiacchiere e ragionamenti con i lettori... 
La terza cosa importante che questo libro fa riguarda la letteratura in genere e il nostro rapporto con lei. E qui entra in gioco Coleridge che di questo rapporto ha messo in evidenza un carattere fondamentale: la temporanea sospensione dell'incredulità, the suspension of disbilief! senza la quale la letteratura di finzione non avrebbe avuto alcun senso di nascere ed esistere. 
Si tratta di un patto, solido quanto silenzioso, tra chi scrive e chi legge: "scrivi e io ti crederò. Bene, allora io scrivo perché so che tu mi crederai!" 


Fa troppo caldo perché io attacchi qui uno dei miei soliti pipponi sulla questione, ma se leggerete o ascolterete le parole tanto illuminati quanto recenti di Mac Barnett su questo argomento, capirete che si tratta di uno dei pilatri, non l'unico, ma di certo uno dei più solidi, che tengono su la miglior letteratura. Va da sé che il coniglio trova il sistema di aggirare il suo ostacolo di carote false, prendendo atto di appartenere a quella meravigliosa categoria delle cose inventate. 
E come accade spesso, credere alle storie ti può salvare la vita o, quanto meno, ti fa vivere meglio, a pancia piena! 
La quarta cosa importante di questo libro è che fa ridere. 

Carla

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