Le cose che sto imparando e mettendo in fila su Olivier Tallec sono molte.
Nei suoi libri ci sono delle costanti che lo rendono riconoscibile quanto unico e per questo amabile.
A parte il fatto che abbiamo potuto seguire il suo segno, del quale abbiamo apprezzato l'evoluzione dal suo primo esordio italiano con Bi sognerà fino ad arrivare all'ultimo i Tre sassi...
A parte il fatto che lo abbiamo visto crescere anche come autore, e quindi 'sganciarsi' dalle parole e dalle storie di altri per andare a scrivere le proprie, fermo restando che in coppia con alcuni autori - da Nadine Brun-Cosme a Laurent Rivelaygue - è in perfetta sintonia sempre...
A parte il fatto che abbiamo imparato ad apprezzare la sua rara capacità di raccontare pregi e difetti dell'umanità - il più delle volte sotto mentite spoglie - attraverso impercettibili ma efficacissimi dettagli espressivi: dagli occhi sgranati alle sopracciglia inarcate, alla postura delle spalle e delle ginocchia...
A parte il fatto che abbiamo capito quanto gli piaccia disegnare animali graficamente confacenti, lo scoiattolo, il lupo dal muso lungo, il fungo così tondeggiante...
A parte il fatto che abbiamo capito quanto ami disegnare e dipingere i boschi: rari nelle sue storie i contesti urbani...
A parte il fatto che abbiamo apprezzato che lentamente ma inesorabilmente nelle sue storie ha potuto dare grande sfogo al suo senso dell'umorismo, che va dal comico verso una sana e robusta ironia che talvolta sfocia nel sarcasmo, senza il quale adesso credo faticherebbe a sentirsi appieno soddisfatto del suo lavoro....
A parte il fatto che - almeno in tutte le storie di cui firma anche il testo - si apprezza la sua sospensione di giudizi e di morale e, più in generale, di soluzioni preconfezionate...
A parte il fatto che di Tallec abbiamo imparato ad apprezzare il suo modo di guardare (e quindi di costruire) i suoi protagonisti, in un miscuglio, molto umano, tra affetto e cinismo...
A parte il fatto che di Tallec apprezziamo il suo coraggio a non tirarsi indietro di fronte a questioni 'spinose' da sottoporre ai bambini, forte del fatto che a loro si può dire tutto a patto che lo si faccia con cura e leggerezza (esce a giorni Sta dormendo?)
A parte il fatto che tutto questo non è poco, credo vada aggiunta un'altra costante che con l'idea che i bambini vanno trattati come persone, ha parecchio a che fare.
Tallec non ce la fa proprio a non essere "universale": non ci sono libri, tra quelli pubblicati per l'infanzia, che non parli anche ai grandi. Come è giusto che sia.
Le ragioni per cui questo accade nei libri dei migliori dipendono dal fatto che dato che hanno una bella testa non riescono a non considerare un bambino come qualcuno che valga di meno di un adulto? O forse vale il contrario? Inverti i fattori, ma il prodotto non cambia!
Tallec è tra loro, almeno per me, e quindi ha un posto nel mio pantheon.
Tallec, ovviamente, in alcune circostanze, come gli altri grandi ha deciso di rivolgersi a un pubblico prevalentemente adulto: lo fa dei giornali, dalle riviste francesi ed è un Tallec che colpisce con un unico proiettile: in una vignetta si gioca tutto.
In Italia questa produzione è difficile intercettarla, a meno che non si sia sulle sue tracce come un segugio, per preparare un incontro di formazione in previsione del suo arrivo a Cagliari al Festival Tuttestorie.
A Cagliari si parlerà e circolerà il suo scoiattolo p-ossessivo, i suoi alberi tuttofare, i suoi bambinetti e le sue bambinette con le grandi teste e piccoli corpi, ma i suoi tre libri (che nella mia bibliografia sono segnati in neretto come DA GRANDI) raccontano un Tallec che ha appoggiato da qualche parte la "cura" di cui si parlava prima, per andare a intercettare tutti quegli adulti profondamente crudeli - me compresa - che per anni hanno letto i suoi libri per bambini, accontentandosi della sua bonomia...
I libri in questione sono usciti a distanza di due anni gli uni dagli altri: 2014, 2016, 2018 e sono tutti pubblicati da Rue de Sèvres. In due su tre si ringrazia Laurent Ryvelaugue (il suo compare nella serie a fumetto dei Cosachi) e in tre su tre viene ringraziata Joy Sorman (lui ha illustrato il suo Blob, l'animal le plus laid du monde nel 2015).
La costante che li tiene insieme come perle - è il caso di dirlo - su uno stesso filo è la sua spietatezza: è satirico, beffardo, politicamente scorretto,
ironico, sarcastico e spesso anche sanguinario e un cincino blasfemo...
Tale mancanza di pietà viene sparsa come lo zucchero a velo su un pandoro, ce n'è un po' per tutti.
Tallec è lì che ne versa manciate, pagina dopo pagina, e si diverte un mondo e noi con lui, onestamente: si prende gioco delle convenzioni, del perbenismo, dei vizi, delle virtù, dell'infanzia, degli adulti, del senso comune, del moralismo, del conformismo, della moda, della religione...
Ci si vede a Cagliari...
Carla
Olivier Tallec, Bonne Journée, Rue de Sevrès 2014
Olivier Tallec, Bonne Continuation, Rue de Sevrès 2026
Olivier Tallec, Je reviens vers vous, Rue de Sevrès 2018
Nessun commento:
Posta un commento