lunedì 6 ottobre 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

RICAMO INTORNO AD ANDERSEN 

Il rospo. E altre storie di Hans Christian Andersen
Valentina Pellizzoni, Silvia Molteni 
Topipittori 2025 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni) 

"Andersen racconta in un modo che ai suoi tempi era più vicino al parlato che allo scritto: ricorre a modi di dire, costruisce le frasi in modo strano, usa parole quasi dialettali. 
Per questo le sue fiabe cambiano molto da una traduzione all’altra. 
Un’altra grande scrittrice ha molto amato Andersen: Rumer Godden. Era certa che Andersen, prima che uno scrittore di storie, fosse un poeta e che le sue fiabe siano le sue poesie. Per questo, dice, “a volte potrebbe succedere che ai bambini sfugga il significato complessivo”. Quando leggiamo delle poesie, in effetti, non sempre capiamo proprio tutto, ci lasciamo catturare dall’atmosfera che creano con le parole, dal ritmo, le facciamo depositare dentro di noi, per poi farle riaffiorare pian piano. Questo cercava di fare Andersen con le sue fiabe, scritte in modo poetico, quasi cantando: che tutti i bambini le amassero. «Presto, crescendo, avrebbero capito; fermarsi per spiegare – come fanno le madri coscienziose – significa rovinare il ritmo, l’intera emozione» ha scritto Godden. 
Ho cercato di riportare questa musicalità nelle mie riscritture, di adeguare il linguaggio più a quello parlato che allo scritto, ho anche tolto là dove Hans aggiungeva, perché oggi i racconti sono più veloci che alla sua epoca, più lenta della nostra." 

In queste tre ultime righe c'è l'intento di questo libro. 
L'antefatto invece contiene in sé tre cose. 
La prima: una passione di Valentina Pellizzoni per le fiabe di Andersen. 
La seconda: una sapiente propensione di Valentina Pellizzoni al racconto orale, al far diventare storia degli accadimenti, detta a voce.
La terza: un pugnetto di buone amiche intorno a Valentina Pellizzoni. La prima, Giovanna Zoboli, stima giustamente Valentina Pellizzoni per molte cose, ma anche e soprattutto, per quella sapiente propensione di cui sopra. La seconda, Silvia Molteni, con Valentina Pellizzoni condivide gli stessi prati, gli stessi boschi, la stessa amata terra e la natura intorno a casa. 


A Giovanna Zoboli che incidentalmente pubblica libri spetta invece il merito di aver offerto ai due fili di questo ricamo intorno ad Andersen, la Vale e la Silvia, la possibilità di unirsi e chiudersi in un centrino perfetto. 
Così accade che Valentina Pellizzoni scelga fra le più di centocinquanta fiabe quelle sei che possono stare meglio di altre nelle orecchie dei bambini di oggi e che siano adatte alle matite e ai pennelli di Silvia Molteni. Lei, da biologa appassionata, disegna di preferenza la natura circostante e dà il meglio di sé: piante e piccoli animali, come topolini e convolvoli, galli e galline, rospi e rane, cavolfiori ed esili piselli odorosi, chiocciole, bruchi che si fanno poi farfalle, convolvoli e farfaraccio. Tanto farfaraccio.
Se si torna all'intento, ossia ridare ad Andersen quel che è di Andersen, si può dire con una certa sicurezza che l'obiettivo sia stato raggiunto. 
Andersen e la sua scrittura, i suoi temi e i suoi ascoltatori. Le tre cose viaggiano di concerto. 
Andersen era ben consapevole di avventurarsi in un terreno instabile: la fiaba è per antonomasia orale, quindi metterla su carta prevedeva di farlo attraverso una scrittura che fosse scorrevole, consueta e riconoscibile, piena di dialoghi ripresi dal parlato popolare, addirittura dialettale. Solo in questo modo, Andersen lo aveva ben chiaro, avrebbe potuto raggiungere il suo pubblico, i suoi ascoltatori. Ma fa anche un'altra cosa che lo distingue dalla tradizione precedente: i suoi racconti lasciano indietro maghi e fate e streghe, ma hanno invece tanta vita comune, tanti personaggi presi a prestito dal mondo circostante: dagli oggetti agli animali da cortile. 


Se si conosce un po' Andersen, si saprà bene che i bambini rappresentano solo una porzione del suo pubblico ideale. Ed è per questo che, spesso e volentieri, non si risparmiano crudezze e finali drammatici, ma anche lezioni di morale (in questo parrebbero più favole che fiabe...), così come ironiche prese in giro della società sua contemporanea. 
Ed ecco il contemporaneo che ritorna. 
Era stata un'esigenza di Andersen e oggi diventa esigenza anche di Valentina Pellizzoni: rendere quei racconti - non credo sia un caso quella parola 'storie' nel sottotitolo - di nuovo attuali, svecchiare le sue ottocentate (e con esse tutto il lato religioso è saltato via) e mettere di nuovo in circolazione altro materiale che attesta una volta di più la potenza di un autore 'scomodo' agli occhi di un pubblico che ha cercato di fare di tutto per travisarlo. A partire dallo scempio fatto alla Sirenetta e al suo finale autentico, e alla scelta di selezionare solo ciò che non avrebbe urtato troppo i pensieri dei più piccoli: I vestiti nuovi dell'imperatore, Il brutto anatroccolo, Il soldatino di stagno, La piccola fiammiferaia
In tutte queste è chiara la morale, ma non fa loro mai troppo male. 
Valentina Pellizzoni ci dice che la sua scelta è stata dettata dal desiderio di sintonia con l'immaginario di Silvia Molteni, ma non è solo questo. 
Il motivo dell'ottima scelta di queste sei fiabe sta anche nel loro essere così sorprendentemente attuali e leggibili, a chi se la sentisse, da diventare fondanti moniti riguardo a questioni giganti.
Pur raccontando di maggiolini, formiche o moschini, baccelli maturi o giocattoli vecchi. E rospi.


Dietro come al solito ci siamo noi. 

Carla 

Noterelle al margine. Non ferire troppo i piccoli lettori sembra aver lasciato una lieve traccia anche nella riscrittura di Valentina Pellizzoni, visto che sceglie di addolcire con parole studiate una 'crudezza' di Andersen nei confronti del suo rospo. Cuore di mamma. 
E poi c'è quella "questione  del picchio", nella fiaba I fidanzati.


Il 'picchio' che compare in diverse traduzioni mi sono persuasa che potrebbe aver creato qualche problema. Mi immagino un rovello per trovare una parola maschile - la traduzione perfetta, trottola, è femminile quindi sarebbe stata foriera di altri guai, visto che cerca di fidanzarsi con una palla... - che traducesse il termine toppen
La parola 'picchio' però in italiano ha un doppio significato, altrettanto pericoloso. Forse valeva la pena di scegliere il rischio di un impatto con un vezzeggiativo 'musicalpopolare', e chiamare quindi il vecchio giocattolo nel cassetto, 'trottolino', confidando nel fatto che il dududu dadadà sia ormai retaggio solo dei più anziani. Oppure strummolo, alla napoletana? 
Si fa per gioco.

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