mercoledì 8 ottobre 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

A VOLTE BASTA UNA SCINTILLA


George ha tredici anni e convive con un grande dolore, la morte di suo padre un anno e mezzo prima, a causa di un incidente stradale. Il dolore è anche di suo fratello maggiore e di sua madre, ma quello che lo differenzia dagli altri componenti della famiglia è il fatto di essere stato presente a quella tragedia e di esserne stato un fortunato sopravvissuto. 
Tutto per gran parte del libro ruota intorno a questa condizione emotiva e affettiva e al tentativo disperato del fratello e della madre di alleviare una ferita che sembra non sanare e che ha fatto sprofondare George in un baratro dal quale sembra oltretutto non volere uscire. Ognuno si muove terrorizzato dal pericolo di ferire ulteriormente questo ragazzo che ha assunto agli occhi di tutti la consistenza di guscio di fragilissimo vetro e che si percepisce invece a sua volta come un blocco granitico dal quale non riesce a emergere alcuna emozione, tanto che neanche le lacrime sono riuscite a sgorgare nel momento successivo alla tragedia. 
Cosa invece a un certo punto sembra finalmente destare interesse in George? 
Un episodio di cronaca riportato dalla stampa locale: in una zona paludosa limitrofa un puledro fuggito è stato ritrovato completamente sbranato. Le ipotesi sono tante, da un puma del quale si favoleggiava già anni prima, fino a quella che attribuirebbe la fine del cavallo a una belva feroce di cui si sono saltuariamente registrati degli avvistamenti. 
Beh, tutti scherzano ammettendo di non credere che possa esistere una bestia simile, eppure… eppure orde di turisti si muovono alla ricerca di questa creatura feroce. George da bambino è stato molto interessato agli animali; la sua intelligenza brillante lo ha guidato alla conoscenza anche di specie poco note. Qualcosa in lui riemerge da quei ricordi e sembra stimolarlo a curiosare in quel posto, sebbene non proprio dei più confortevoli e rassicuranti. 
Suo fratello Jonathan vuole tentare l’impresa di un’intervista a un poeta che abita proprio da quelle parti, senza confessare quale sia la sua reale intenzione. George dichiara di volerlo accompagnare. 
Ma le cose non vanno come previsto e i due ragazzi si trovano a vivere una rischiosa avventura. 
La storia si svolge nel 1976 e questa scelta aiuta anche ad ambientare alcune situazioni che oggi, armati come siamo di cellulari e navigatori, sarebbe stato più difficile giustificare. Riusciamo ancora a perderci? Possiamo contemplare ancora un simile rischio? Ad onore del vero ovviamente anche ora potrebbe accadere (sarebbe sufficiente un luogo non raggiunto dal segnale o un cellulare completamente scarico), ma forse in un periodo storico in cui l’ipotesi stessa dello smarrimento era ammessa il senso di un racconto simile può essere diverso. E finire per acquisire quegli aspetti inquietanti eppure incredibilmente affascinanti che oggi riconosceremmo con maggiore difficoltà. Oppure potremmo dire che perdersi oggi, per un ragazzino di 13 anni e non solo, riuscirebbe a provocare un senso di smarrimento tale da bloccare qualsiasi iniziativa. 
Invece George si muove e il rischio in cui si trova e l’urgenza di fare qualcosa questa volta per primo e per quel fratello che tenta in ogni istante di proteggerlo da qualsiasi ulteriore sofferenza lo costringerà a rompere quella cortina di ferro che lo separa da tutti e non meno, ovvio, da sé stesso. 
L’elemento bestiale, malvagio e soprattutto nascosto e in agguato, si è sempre prestato a raccogliere, moltiplicare e trasformare storie che attingono alla parte dell’animo umano meno facilmente sondabile. E non può che venirmi in mente, tanto per citarne solo uno, La bestia dentro di Kevin Brooks.  
Ma qui l’approdo che Cinquetti sceglie è diverso. Nel romanzo di Brooks la mente del protagonista lega in modo claustrofobico l’intera vicenda narrata. Invece in qualche modo Cinquetti si accosta più felicemente al genere del “giallo”, preparandoci a una rivelazione che conferisce un senso differente a tutto quello che abbiamo fino ad allora letto. Sebbene non ci sia un’indagine e non si accenni in realtà neanche a un omicidio, la scrittura precisa e asciutta del romanzo apre pian piano la scena su una realtà che si è tentato inutilmente di nascondere. 
Come fosse un cadavere malamente occultato, buttato in acqua e che a un certo punto però riaffiora. Solo che qui l’elemento naturale che fa da detonatore è, neanche a farlo apposta, il fuoco. 
E a decidere con forza che non si può chiudere tutto dentro una cantina sarà semplicemente una scintilla. 

Teodosia 

"La bestia di Waltanna", Nicola Cinquetti, Pelledoca 2025 


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