venerdì 7 novembre 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

CI SONO COSE CHE FANNO PAURA

Cinque minuti prima dell'estate. E altre storie horror
Davide Calì, Isadora Bucciarelli 
Biancoenero 2025 



NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dagli 8 anni) 

"Antonio suonò e qualcuno aprì. Entrò. Cercò subito l'ascensore della scala C, ma era guasto. Sarebbe dovuto salire per le scale...
Antonio inspirò profondamente, poi cominciò la scalata. Primo piano, secondo, terzo, quarto, quinto, ed ecco il sesto. Antonio riprese fiato poi vide che c'erano due corridoi: uno a destra e uno a sinistra. Si diresse verso il corridoio di sinistra ma era quello sbagliato. Da quel lato c'erano le porte dispari, 21 e 23. Andò dall'altra parte ma... qual era il numero? Ah sì, 36. Ma non c'era una porta numero 36. C'erano soltanto 22 e 24. 
Aveva sbagliato piano." 

Finita la scuola, Antonio deve restituire a una sua compagna di classe un libro che lei gli ha prestato: l'indirizzo è Palazzina A, portone B, scala C, sesto piano, porta 36. 
Facile. Difficile perdersi. 
Eppure. 
Una volta capito di aver sbagliato piano, Antonio sale a quello successivo, ma no: lì ci sono solo le porte dal 25 al 28 e a quello ancora successivo non ci sono più porte di appartamento, ma un'unica porta di metallo che porta forse sul terrazzo del condominio. 
Forse è la scala quella che ha sbagliato. Ridiscende, ma controllando le cassette della posta capisce che anche tutte le altre scale si fermano prima del 36. 
Risale e comincia a suonare ai campanelli delle case, ma nessuno risponde. 
Forse è la palazzina che ha sbagliato. Ridiscende, ma i piani che fa sono ben più numerosi di quelli fatti in salita. Forse è arrivato nei sotterranei? Risale, ma i piani che fa sono uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette... 
Possibile? 

Un piccolo quanto perfetto incubo. Attraversare in lungo e in largo, in su e in giù, un luogo che non si conosce e vederlo trasformarsi, modificarsi attraverso la percezione che proviamo. Scale che non finiscono, corridoi che si allungano, porte che si moltiplicano. Unico scopo dell'incubo: non farci arrivare all'obiettivo. E mentre questo accade avere la netta sensazione che il tempo passi mentre ti arrabatti e annaspi senza esito. Quindi l'incubo può raddoppiare: non solo non raggiungere l'obiettivo, ma invecchiarci dietro e ritrovarti solo e pieno di rughe... 
Questo è l'esordio della piccola raccolta di racconti horror. 
Tutto sommato, un avvio soffice. 
Inequivocabile il fatto che le storie che seguono sono di paura. Ma anche la paura può prendere direzioni diverse. 


L'inquietudine che si genera nel momento in cui si capisce di non avere più la situazione chiara sotto gli occhi, quando si capisce che ci sta sfuggendo di mano ciò che pensavamo di essere capaci di dominare... Cose del genere le ho lette in uno dei più bei libri che mi siano capitati tra le mani e che si intitola: Ci sono cose che fanno paura ed è scritto e illustrato da due geni, Florence Parry Heide e Jules Feiffer. 
La cosa che mi aveva colpito all'epoca era questa: le paure che venivano messe in elenco non alludevano a mostri a molte teste, ma al contrario andava a pescare piuttosto nel grande pentolone delle piccole e sottili inquietudini che ci riguardano tutti e che quotidianamente sono in agguato: vedere un cartellone con un avviso importante e non capire cosa c'è scritto; essere l'ultimo rimasto quando nessuno ti ha ancora scelto per la sua squadra; tenere la mano di qualcuno pensando che sia tua mamma e invece non lo è; giocare a nascondino e non trovare nessuno; cercare le tue scarpe sotto al letto e toccare qualcosa che non sai cos'è... 
Calì, nei suoi otto racconti, questo fa.


A parte un omaggio finale alla preistoria dove i ragazzini amanti del genere potrebbero apprezzare l'attraversamento dei vari habitat ricostruiti nel museo da parte di un loro coetaneo sempre più atterrito da triceratopi e da maestre arrabbiate, Calì va a pescare anche lui nel torbido, nell'ambiguo, perfino nel politicamente scorretto. 
Evviva! 
Gioca su questioni importanti e nel racconto ne tende, estremizzandole, a tal punto le possibilità che al lettore non resta altro che saltare sulla sedia e dire: ah, però, fino a qua si può arrivare! 


Come si suol dire: Calì non fa prigionieri, ovvero i protagonisti delle sue storie vanno diritti per la loro strada, hanno nel mirino il loro obiettivo finale e se questo prevede che loro si facciano spazio a spese di qualcuno, beh, lo faranno! 
Evviva! 

Carla 

Noterella al margine. Isadora Bucciarelli alle illustrazioni si inventa ancora un nuovo percorso di ricerca, che si va ad aggiungere a quelli già intrapresi finora. Qui direi che si tratta di immagini fotografiche in bianco e nero, rielaborate e quasi bruciate, tese ed estremizzate al pari dei racconti, per arrivare a quell'effetto di straniamento assolutamente necessario in chi guarda. Non vorremmo mica tranquillizzare il lettore, attraverso le immagini, vero? Evviva!

Nessun commento:

Posta un commento