martedì 11 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL PARLAR PARLATO
TREDICI FAVOLE BELLE E UNA BRUTTA, Paolo Nori
Rizzoli, 2012

NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)


"Io non sono sicuro ma ho come l'impressione che, l'ho messo anche nel titolo, che dentro questo libro ci sia finita una favola che doveva star fuori; a me queste favole piacciono, son belle, secondo me, però ce n'è una che proprio mi suona che è brutta..."

Nori, in questo suo costante dialogo immaginato con il lettore, lo chiama dentro, fino all'ultima pagina, dove si legge quest'invito allettante che suona più o meno così: Trovala tu, quella che ti sembra brutta e poi scrivimi presso la casa editrice e io in cambio ti manderò una cosa, ma piccola, perché qui di cose grandi non ce ne sono.

Tredici storielline di bambini: Luisella che ha un padre distratto, ma mago; Kevin che vorrebbe tanto vincere i Blu a pallone, ma onestamente; Mirco al quale temporaneamente sostituiscono il cervello, ma poi si riprende il suo; Aurelio, Agnese, Piera, Valerio e gli altri. Tredici storielline che potrebbero essere state scritte da Nori sotto dettatura dei loro protagonisti, o quanto meno, dai loro migliori amici.
I bambini sono in ogni riga di questo libro.

Il linguaggio utilizzato mi pare molto 'bambino' : è quello parlato, parlato da un bambino che lo pratica da non molto tempo: mille ripetizioni, verbi un po' sbagliati, lessico ristretto, intrecci e circonvoluzioni ad ogni capoverso.
La lettura del mondo quotidiano che si trasforma da reale in assurdo in un battito di ciglia, mi pare molto 'bambino'.
Il gusto per l'esagerazione, figlia di un 'immaginario' senza confini, in continua e illimitata espansione, mi pare molto 'bambino'.
Il gusto per il 'tormentone', la ripetizione della ripetizione della ripetizione che diventa quasi una filastrocca, che via via perde di senso, ma acquista in musicalità, mi pare molto 'bambino'.
La prospettiva da cui si guarda il mondo, una prospettiva fatta di ingenuità e tenerezze, mi pare molto 'bambina'.
Per queste cinque principali ragioni so che ai bambini questo libro piacerà.
Si appassioneranno per le sorti di Martina, sommersa dai regali che riceve ogni giorno -cicogne rosa della Sardegna, elefanti di latta azzurro carta da zucchero- e recuperata grazie ad un'azione combinata di un bobcat noleggiato dallo zio e dei pompieri che riempiono un intero container con i suoi giocattoli.
Oppure si immedesimeranno nel povero Mariolino che, ogni anno, è alle prese con la difficile arte di saper scegliere il regalo adatto alla sua mamma.

Storie che si muovono in provincia, che hanno un ritmo da piccola città, dove la gente si parla ancora, dove ci si accorge l'uni degli altri, dove il tempo non è accelerato e dove si ride. E tanto.
Tre su tutte sono le cose che mi pare emergano da questo libro: il linguaggio, la risata e i bambini. Con un talento quasi bergonzoniano, anche Nori, 'uno che scrive libri' per grandi di solito, gioca moltissimo con tutti e tre, intrecciandoli e ottenendo spesso risultati davvero gradevoli.
A parte una storia di tono diverso dalle altre, molto intima, personale e tenera, quasi commovente per autenticità, mi pare che Nori per queste sue favole si sia incamminato lungo la strada rodariana. L'omaggio dichiarato che fa al maestro, nel citare una sua favola, sembra confermarlo.
Con grande sensibilità e acutezza, racconta ancora oggi, quegli stessi bambini ai quali Rodari faceva perdere i pezzi o rendeva invisibili per permettergli di rubare in pasticceria.
A Rodari e al 'bambino rodariano' Nori guarda, ma talvolta si fa prender troppo la mano e talvolta pare un po' perdere quel meraviglioso equilibrio tra fantasia e realtà, tra parlar scritto e parlar parlato che in Rodari è sempre calibratissimo e perfetto.
Ma far diventare scritto il linguaggio parlato è, ad evidenza, un obiettivo di Nori che qui teorizza l'ipotesi che forse fra trent'anni si scriverà così...


Il libro di Nori è, a mio avviso, una piacevolissima lettura da fare in condivisione, ad alta voce con un bambino (d'altronde il libro prima di essere stampato ha passato 'il collaudo' di sua figlia), ma va fatta necessariamente in piccole dosi.
Una favola a sera, non di più e non si rovinerà il gusto gradevole che il libro porta in sé.
Rodari, lui no, si può leggerlo tutto d'un fiato e poi rileggerlo e ancora e ancora e l'esperienza sarà sempre bellissima.
Qui, forse, la differenza, seppur scontata.

Carla

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