domenica 9 settembre 2012

FOTOGENIA


L'ARINGA IN PELLICCIA

VADIM BAITCHOURIN è un ragazzo molto fiero.
Di mestiere fa il pittore.
Ma so che la sera  compone musica. E infatti nelle sue tele, la musica è sempre lì. Parte del suo tempo lo impiega lavorando per una ditta di trasporti e talvolta cucina.
A Vadim piace cucinare e siccome la Russia, la Siberia, che ha lasciato un bel po' di anni fa con sua madre e suo fratello, se la porta nell'anima e negli occhi, Vadim spesso cucina piatti russi. 
Una piccola porzione della mia estate io l'ho passata in sua compagnia, spesso intorno a un tavolo a mangiare e una volta anche al fiume. 
Se sollecitato, questo ragazzo siberiano dall'accento tortonese-piacentino, è un generoso dispensatore di ricette e questa è quella che ha regalato a me: l'aringa in pelliccia. 
Un'insalata fredda che, mangiata il giorno dopo, è ancora più buona.
Ci ha tenuto a dirmi che è un piatto russo invernale e che in Russia la si mangia alternando un boccone a un bicchierino di vodka. Il nome in russo malamente lo traslittero così: Silotka pat schuba.
Ho chiesto a Vadim di produrre, nonostante la stagione sbagliata, nonostante l'assenza di vodka per chilometri, l'aringa in pelliccia. Non è stato facilissimo accordarci su che tipo di aringa utilizzare, ma alla fine l'ha messa in pelliccia e noi tutti l'abbiamo mangiata. 
Era perfetta, anche in pieno agosto.

INGREDIENTI

2 barbabietole, quelle cotte che vendono al supermercato sottovuoto
3 carote
2 patate
2 uova
maionese (un barattolo)
aringa, quella secca, salata è la preferita da Vadim. Ma all'occorrenza va bene anche quella leggermente affumicata. Non quella cruda, mi raccomando.
una cipolla o uno scalogno



Per prima cosa bisogna far bollire patate e carote e uova. Quindi bisogna sminuzzare in micro frammenti la cipolla o lo scalogno e, una volta tritato, va messo come fondo sul piatto di portata su cui costruiremo l'insalata. Quindi si sminuzza l'aringa e la si mette sopra il trito, poi gli si grattugiano sopra le patate bollite, quindi, ancora sopra uno strato di maionese (non alto due dita, ma neanche un velo), sopra la maionese si tritano le due uova sode, quindi un altro strato di maionese, al si sopra del quale le carote, anch'esse grattugiate ed infine, sull'ultimo strato di maionese, mettiamo le barbabietole, anche loro grattugiate a dare quel colore un po' optical che me la fa piacere molto già prima di averla assaggiata. Con una spatola si rende uniforme la superficie a cupolotto (un muratore direbbe la si 'rasa') e l'insalata è pronta: l'aringa ha la sua folta pelliccia per proteggersi dal gelo siberiano e, in mancanza di meglio, da quello del frigorifero, in cui la dovete far stazionare per almeno un paio d'ore prima di mangiarla.


Per onestà intellettuale devo dirvi che l'aringa in pelliccia non è fotogenica. Per niente. Quella fatta da Vadim è stata fotografata su una punitiva tovaglia ancora più 'lisergica' della stessa aringa in pelliccia, che già di suo non scherza, e quindi quella che vedete qui è una mia riedizione. Ho pensato che, assecondando il viola mi sarebbe andata meglio....

Carla

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