L'ARINGA IN PELLICCIA
VADIM BAITCHOURIN è un ragazzo molto
fiero.
Di mestiere fa il pittore.
Ma so che la
sera compone musica. E infatti nelle sue tele, la musica è sempre lì. Parte del suo tempo lo impiega
lavorando per una ditta di trasporti e talvolta cucina.
A Vadim piace cucinare e siccome la Russia, la Siberia, che ha lasciato
un bel po' di anni fa con sua madre e suo fratello, se la porta
nell'anima e negli occhi, Vadim spesso cucina piatti russi.
Una
piccola porzione della mia estate io l'ho passata in sua compagnia,
spesso intorno a un tavolo a mangiare e una volta anche al fiume.
Se
sollecitato, questo ragazzo siberiano dall'accento
tortonese-piacentino, è un generoso dispensatore di ricette e questa
è quella che ha regalato a me: l'aringa in pelliccia.
Un'insalata
fredda che, mangiata il giorno dopo, è ancora più buona.
Ci ha tenuto a dirmi che è un piatto
russo invernale e che in Russia la si mangia alternando un boccone a
un bicchierino di vodka. Il nome in russo malamente lo traslittero
così: Silotka pat schuba.
Ho chiesto a Vadim di produrre,
nonostante la stagione sbagliata, nonostante l'assenza di vodka per
chilometri, l'aringa in pelliccia. Non è stato facilissimo
accordarci su che tipo di aringa utilizzare, ma alla fine l'ha messa
in pelliccia e noi tutti l'abbiamo mangiata.
Era perfetta, anche in
pieno agosto.
INGREDIENTI
2 barbabietole, quelle cotte che
vendono al supermercato sottovuoto
3 carote
2 patate
2 uova
maionese (un barattolo)
aringa, quella secca, salata è la
preferita da Vadim. Ma all'occorrenza va bene anche quella
leggermente affumicata. Non quella cruda, mi raccomando.
una cipolla o uno scalogno
Per prima cosa bisogna far bollire
patate e carote e uova. Quindi bisogna sminuzzare in micro frammenti
la cipolla o lo scalogno e, una volta tritato, va messo come fondo
sul piatto di portata su cui costruiremo l'insalata. Quindi si
sminuzza l'aringa e la si mette sopra il trito, poi gli si
grattugiano sopra le patate bollite, quindi, ancora sopra uno strato
di maionese (non alto due dita, ma neanche un velo), sopra la
maionese si tritano le due uova sode, quindi un altro strato di
maionese, al si sopra del quale le carote, anch'esse grattugiate ed
infine, sull'ultimo strato di maionese, mettiamo le barbabietole,
anche loro grattugiate a dare quel colore un po' optical che me la fa
piacere molto già prima di averla assaggiata. Con una spatola si
rende uniforme la superficie a cupolotto (un muratore direbbe la si 'rasa') e
l'insalata è pronta: l'aringa ha la sua folta pelliccia per
proteggersi dal gelo siberiano e, in mancanza di meglio, da quello
del frigorifero, in cui la dovete far stazionare per almeno un paio
d'ore prima di mangiarla.
Per onestà intellettuale devo dirvi
che l'aringa in pelliccia non è fotogenica. Per niente. Quella fatta
da Vadim è stata fotografata su una punitiva tovaglia ancora più
'lisergica' della stessa aringa in pelliccia, che già di suo non scherza, e
quindi quella che vedete qui è una mia riedizione. Ho pensato che, assecondando il viola mi sarebbe andata meglio....
Carla
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