mercoledì 7 marzo 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IMPARARE A RESPIRARE
Mary e il mostro. Amore e ribellione
Come Mary Shelley creò Frankenstein, Lita Judge (trad. Rossella Bernascone)
Il Castoro, 2018


NARRATIVA ILLUSTRATA PER GRANDI (dai 13 anni)

"Il vento è mio amico
l'acqua è mia sorella,
la bruma beve le mie lacrime,
e le stelle proteggono le mie speranze.

Mille burrasche infuriano
prima che mio padre insista
che devo tornare a casa.

Non sono più una bambina
stremata dalle delusioni.
Sono diventata roccia,
e vento, e mare impetuoso."

La piccola Mary, orfana di madre, nel 1812 viene mandata, come una lettera da non restituire al mittente, in Scozia. La seconda moglie del padre, una donna terribile, la vuole lontana da casa. Come nelle fiabe, la matrigna vuole far spazio alle sue figlie e per Mary, appena quattordicenne, non c'è posto.


Su quella nave che la allontana da casa lei si porta il ricordo di un padre affettuoso, ma debole e sopraffatto dai rovesci finanziari e di sorelle e sorellastre piene di dolcezza. Ha anche negli occhi il volto arcigno della nuova signora Godwin, che la considera una ragazzina terribile.
In Scozia ad accoglierla una famiglia piena di premure che le dà nuovamente il calore umano negatogli a Londra. Per Mary è una seconda venuta al mondo.
Suo padre glielo aveva ripetuto tante volte che la sua nascita era stata illuminata dal passaggio della cometa di Herschel e che la sua vita avrebbe segnato un nuovo corso.
La sua permanenza in Scozia lontana da casa ne tempra il carattere, ma l'aiuta a maturare una libertà di pensiero, rara se non unica per quei tempi. Degna figlia di tanta madre, nel suo nido d'aquila scozzese, Mary legge tutto ciò che trova, e cresce, e forgia il suo carattere d'acciaio.
Nel 1814, il ritorno a Londra. Un'altra dolorosa separazione, ma la Mary di sedici anni è ormai una ragazza matura con una precisa consapevolezza di sé. Sa cosa volere. E il primo desiderio a cui non rinuncia è proprio l'amore per il giovane poeta Percy Bysshe Shelley. 


Un amore proibito, perché lui è un uomo sposato. Una gravidanza fuori dal matrimonio. Un amore che tutti osteggiano, ma che ha la potenza travolgente di una grande passione. Che non la abbandonerà mai, nonostante tradimenti, allontanamenti, lutti, solitudini, dubbi, povertà che ne segnano la storia.
L'intesa profonda tra Mary e Percy, costruita su un ideale di vita di assoluta libertà, ispirazione e passione per l'arte dello scrivere, non cederà mai il passo alle convenzioni di una società che nei loro confronti ha saputo dimostrarsi solo ottusamente ostile.
La loro meravigliosa risposta alle crudeltà e alle bassezze dell'umanità risiede nelle pagine che hanno scritto.



Mary Wollstonecraft, madre di Mary Shelley, scrive nel 1792: Gran parte della infelicità che si è diffusa, in forme odiose, in tutto il mondo, trova la sua origine nella negligenza dei genitori.
Con questa frase che dà una precisa chiave di lettura si apre questo libro tanto originale per prospettiva di racconto.
Il taglio narrativo, una sorta di diario (in realtà a due voci perché anche la creatura parla di sé) in versi liberi che supera le trecento pagine, non può lasciare indifferenti i suoi lettori. Questa scelta narrativa rende magicamente fluida una biografia complessa per gli argomenti che tocca e piena di lati in ombra. Proprio questi ultimi, che con coraggio e onestà vengono indagati, assumono però la leggerezza della poesia, diventando godibili anche da lettori o lettrici in crescita. 


L'altra grande attrattiva per i lettori più giovani è il grande nero che avvolge le tavole della Lita Judge. Esso funziona magnificamente come palcoscenico, o meglio come buio in sala, per portarli a ragionare su una storia letteraria di grande presa accanto a questioni ben più profonde che vanno al di là degli aspetti più strettamente formali, di un acquerello cupo e di un componimento in versi, di un racconto 'gotico'.
Il difficoltoso percorso di crescita di una adolescente (coetanea di chi legge) ai primi dell'Ottocento che per amore sfida le convenzioni e per sconfiggere la propria infelicità si affida alla scrittura diventa nelle mani di Lita Judge un diario - tanto immaginario quanto reale - di Mary Shelley alle soglie del Frankestein.
Dal 1812 al 1823, cinque anni dopo la pubblicazione anonima del romanzo.
L'attendibilità storica di Mary e il mostro, con il suo apparato di fonti a fine libro, è l'ulteriore valore che gli va riconosciuto. Quattro o addirittura cinque anni di duro e approfondito studio e vaglio di tutte le fonti, una scrittura organizzata nel pieno rispetto dell'originalità di Frankenstein, ovvero con più voci personali che raccontano, l'attenzione posta sul carattere rivoluzionario che il racconto della Shelley ha rappresentato per l'epoca.
A parte gli aspetti più strettamente storico-biografici, Mary e il mostro è anche qualcos'altro: una stratificata e articolata riflessione su quella che è la genesi di un testo che fin dalla prima pubblicazione ha avuto il merito di muovere le coscienze di lettori e lettrici.


Molte sono le scelte innovative e intelligenti di Lita Judge.
Prima fra tutte volontà di non creare una graphic novel, quanto piuttosto un albo illustrato di dimensioni enormi, in cui parole e immagini si fondono per creare qualcos'altro.
Intelligente è stato mettere sotto gli occhi di chi legge alcuni nessi tra la vita di Mary Shelley e quella della sua creatura. Agghiacciante il confronto fra il rifiuto dei suoi familiari e il rifiuto che patisce la sua Creatura o ancora la formazione di Mary dai Baxter e quella della Creatura con i DeLacey. 

 
Che cosa ci sta dicendo la Shelley attraverso Frankenstein e perché?
Donna, giovanissima, esclusa ed emarginata per le sue posizioni, la Shelley potrebbe essere faro nella notte buia di molte ragazze e ragazzi di oggi, sull'orlo della lobotomia.
Sarebbe cosa buona e giusta.

Carla



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