DELL'AMBIGUITÀ
Scomodincanti contiene in sé, come un
proclama, due parole che già da sole definiscono un progetto
espressivo.
Attraverso la scomodità e nella
ricerca dell'incanto Matteo Gubellini ha concepito due libri che, in
un progetto totalmente autoprodotto, offrono una declinazione
dell'albo illustrato coraggiosa.
Il coraggio sembra di coglierlo innanzi
tutto nell'essersi assunto in proprio l'intero percorso di tutto il
progetto, di esserne l'unico responsabile.
Il secondo motivo del coraggio sta
nell'aver scelto, per realizzarlo, una via in salita. Piena di
difficoltà. La prima delle quali è proprio nelle storie che
racconta, la seconda sta nell'aver scelto di non immaginare un
pubblico preciso a cui raccontare le sue storie. Sono i grandi o i
piccoli quelli a cui si sta rivolgendo? Non dimostrarsi
condiscendente con le consuetudini legate alla letteratura illustrata
comporta dei rischi, ma Matteo Gubellini se li carica sulle
spalle e va avanti.
La 'scomodità' che leggiamo nel
marchio di fabbrica di questi due titoli si concretizza proprio in questa urgenza di
raccontare, non importa tanto a chi, come se l'importante sia prima
di tutto il raccontare. Questa condizione mette necessariamente il
lettore in una posizione, per l'appunto, di assenza di conforto. Come
a dire che si trova a essere, davanti alla storia che Gubellini
racconta, in un certo senso disarmato. Il lettore viene quindi
spronato, da quello che legge e da quello che vede sulle pagine, a
mettersi rapidamente nella condizione di capirne il linguaggio, il
senso, per non trovarsi 'spiazzato' troppo a lungo. Questa curiosa
sensazione di disorientamento, oltre a non essere confortevole, ha il
compito di tenere viva l'attenzione. E il sistema usato, tanto in
Rurale, quanto in I suoni rimasti, è la creazione di
una condizione di ambiguità visiva. E tutti dovrebbero sapere che
disegnare l'ambiguità il più delle volte ottiene come risultato
quello di accendere lo sguardo e l'attenzione. Se non altro, perché
l'ambiguità non è immediatamente comprensibile attraverso il sistema che
di norma usa il nostro cervello per 'leggere e capire' ciò che vede,
ovvero l'anomalia inceppa il meccanismo di decodifica della realtà,
ovvero non ci permette di catalogare nella mente ciò che i nostri
occhi vedono in base a ciò che i nostri occhi hanno già visto
finora.
Che anomalia sarebbe, altrimenti?
Per capire meglio a cosa mi sto
riferendo si osservi l'ambivalenza di molte delle figure che abitano
i due libri. In Rurale, chiuso in una torre color avorio si
vede un corpo femminile, forse, su cui si innesta una testa di toro e
un nome - Cornarosse - di cui si parla sempre al maschile; una
ragazza senza testa, che ha il corpo di bambina che gioca e corre
dietro il suo cerchio e che, quando torna a casa, i genitori le
accarezzano i capelli e lei socchiude gli occhi... Nel secondo libro,
I suoni rimasti, sono molte le figure ibride, su corpi umani
ci sono teste di animali del bosco, dai cinghiali alle lepri.
L'altro elemento che compone il nome,
l'incanto, ha a sua volta a che fare con il meraviglioso. Altro
elemento che si guadagna la dovuta distanza dal reale. In Rurale,
l'incanto è creato per intero da quell'atmosfera rarefatta di un
bosco fatto di ombre e di luci pastose - questa è la cifra più
caratteristica di Gubellini - in cui i due personaggi agiscono.
A
questa indefinitezza di contorni, colori e forme - resa visivamente
da un lavorio di pastelli a olio e punte e pennelli - fanno eco le
parole che alludono a una campagna disuguale come uno spruzzo,
e ai crepitii bassi e ai tam tam interiori che si sentono,
alla densità voluttuosa della vegetazione...
Si tratta di un'atmosfera onirica, tra
la fiaba e il mito, in cui i due personaggi diversissimi si
attraggono inevitabilmente, accomunati da un sentimento indefinibile
che sfarfalla in loro e rende i loro passi sbandati e i loro respiri
ansimanti. Più dichiaratamente fiabesca, anche se nerissima nel
finale e nell'assoluto silenzio del testo, è la compagnia dei
personaggi nei Suoni rimasti.
Le matite di Gubellini qui si
appuntiscono e affilano e si divertono a 'mettere a nudo' la bontà,
ma anche e inevitabilmente, la cattiveria.
Carla
Rurale, Matteo Gubellini, Scomodincanti 2020
I suoni rimasti, Matteo Gubellini, Scomodincanti 2021
Nessun commento:
Posta un commento