lunedì 15 marzo 2021

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

DELL'AMBIGUITÀ

Scomodincanti contiene in sé, come un proclama, due parole che già da sole definiscono un progetto espressivo.
Attraverso la scomodità e nella ricerca dell'incanto Matteo Gubellini ha concepito due libri che, in un progetto totalmente autoprodotto, offrono una declinazione dell'albo illustrato coraggiosa.
 

Il coraggio sembra di coglierlo innanzi tutto nell'essersi assunto in proprio l'intero percorso di tutto il progetto, di esserne l'unico responsabile.
Il secondo motivo del coraggio sta nell'aver scelto, per realizzarlo, una via in salita. Piena di difficoltà. La prima delle quali è proprio nelle storie che racconta, la seconda sta nell'aver scelto di non immaginare un pubblico preciso a cui raccontare le sue storie. Sono i grandi o i piccoli quelli a cui si sta rivolgendo? Non dimostrarsi condiscendente con le consuetudini legate alla letteratura illustrata comporta dei rischi, ma Matteo Gubellini se li carica sulle spalle e va avanti.
 

La 'scomodità' che leggiamo nel marchio di fabbrica di questi due titoli si concretizza proprio in questa urgenza di raccontare, non importa tanto a chi, come se l'importante sia prima di tutto il raccontare. Questa condizione mette necessariamente il lettore in una posizione, per l'appunto, di assenza di conforto. Come a dire che si trova a essere, davanti alla storia che Gubellini racconta, in un certo senso disarmato. Il lettore viene quindi spronato, da quello che legge e da quello che vede sulle pagine, a mettersi rapidamente nella condizione di capirne il linguaggio, il senso, per non trovarsi 'spiazzato' troppo a lungo. Questa curiosa sensazione di disorientamento, oltre a non essere confortevole, ha il compito di tenere viva l'attenzione. E il sistema usato, tanto in Rurale, quanto in I suoni rimasti, è la creazione di una condizione di ambiguità visiva. E tutti dovrebbero sapere che disegnare l'ambiguità il più delle volte ottiene come risultato quello di accendere lo sguardo e l'attenzione. Se non altro, perché l'ambiguità non è immediatamente comprensibile attraverso il sistema che di norma usa il nostro cervello per 'leggere e capire' ciò che vede, ovvero l'anomalia inceppa il meccanismo di decodifica della realtà, ovvero non ci permette di catalogare nella mente ciò che i nostri occhi vedono in base a ciò che i nostri occhi hanno già visto finora. 
 
 
Che anomalia sarebbe, altrimenti?
Per capire meglio a cosa mi sto riferendo si osservi l'ambivalenza di molte delle figure che abitano i due libri. In Rurale, chiuso in una torre color avorio si vede un corpo femminile, forse, su cui si innesta una testa di toro e un nome - Cornarosse - di cui si parla sempre al maschile; una ragazza senza testa, che ha il corpo di bambina che gioca e corre dietro il suo cerchio e che, quando torna a casa, i genitori le accarezzano i capelli e lei socchiude gli occhi... Nel secondo libro, I suoni rimasti, sono molte le figure ibride, su corpi umani ci sono teste di animali del bosco, dai cinghiali alle lepri.
 
L'altro elemento che compone il nome, l'incanto, ha a sua volta a che fare con il meraviglioso. Altro elemento che si guadagna la dovuta distanza dal reale. In Rurale, l'incanto è creato per intero da quell'atmosfera rarefatta di un bosco fatto di ombre e di luci pastose - questa è la cifra più caratteristica di Gubellini - in cui i due personaggi agiscono. 
 

A questa indefinitezza di contorni, colori e forme - resa visivamente da un lavorio di pastelli a olio e punte e pennelli - fanno eco le parole che alludono a una campagna disuguale come uno spruzzo, e ai crepitii bassi e ai tam tam interiori che si sentono, alla densità voluttuosa della vegetazione...
 

Si tratta di un'atmosfera onirica, tra la fiaba e il mito, in cui i due personaggi diversissimi si attraggono inevitabilmente, accomunati da un sentimento indefinibile che sfarfalla in loro e rende i loro passi sbandati e i loro respiri ansimanti. Più dichiaratamente fiabesca, anche se nerissima nel finale e nell'assoluto silenzio del testo, è la compagnia dei personaggi nei Suoni rimasti
 
Le matite di Gubellini qui si appuntiscono e affilano e si divertono a 'mettere a nudo' la bontà, ma anche e inevitabilmente, la cattiveria.
 
Carla
 
Rurale, Matteo Gubellini, Scomodincanti 2020
I suoni rimasti, Matteo Gubellini, Scomodincanti 2021


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