AL REPARTO DEGLI ANIMALI C'E' QUALCOSA CHE NON VA...
TUTTO ROSA. Come fu che il maialino si ritrovò con la coda riccia,
TUTTO ROSA. Come fu che il maialino si ritrovò con la coda riccia,
Gerda Dendooven, Comma 22, 2011
ILLUSTRATO PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Animali con la coda e animali senza. Animali piccoli e grandi, selvatici e domestici. Ma tutti senza piume, o squame, o pelliccia a strisce. Ce n'erano a due, quattro o senza zampe,ma tutti avevano solo pelle, pelle nuda. Non c'era proprio niente da accarezzare. Non avevano neanche un nome ed era facile confonderli.
Il Nostro Buon Padre non ha fatto bene il suo lavoro, pensava Gabriele. Non ha finito quello che ha cominciato."
Gabriele, un vecchio angelo un po' in disarmo, si è accorto che 'qualcosa' è mancato nella fase 'creativa' che ha riguardato il mondo. Effettivamente, a ben guardarli, questi animaletti tutti rosa pelle, rugosi e un tantino spaesati, sono bruttini. Senza contare che, in assenza di pelliccia, durante l'inverno come faranno a sopravvivere al grande freddo?
Gabriele decide che il Buon Padre deve porre rimedio a questa mancanza. Va da Dio e, con delicatezza e diplomazia angelica, gli sottopone il problema. Il Vecchio, scorbutico ed egocentrico, nonché distratto e piuttosto anaffettivo nei confronti delle sue creature, decide di tornare sulla Terra e, con mezzi di fortuna, comincia svogliatamente a distribuire mantelli e pellicce e a dare nomi. Finito l'immane lavoro, non resta che ricaricare delle molte carabattole utilizzate (dal casco asciugacapelli ai bigodini) la nuvola trasportatrice e riprendere l'attività interrotta, ovvero guardarsi in pace l'ultima puntata della sit com del momento. Ma, c'è un ma, ma...iale (che non sa ancora di esserlo) che è arrivato in ritardo e vorrebbe tanto avere le ali....
Gabriele decide che il Buon Padre deve porre rimedio a questa mancanza. Va da Dio e, con delicatezza e diplomazia angelica, gli sottopone il problema. Il Vecchio, scorbutico ed egocentrico, nonché distratto e piuttosto anaffettivo nei confronti delle sue creature, decide di tornare sulla Terra e, con mezzi di fortuna, comincia svogliatamente a distribuire mantelli e pellicce e a dare nomi. Finito l'immane lavoro, non resta che ricaricare delle molte carabattole utilizzate (dal casco asciugacapelli ai bigodini) la nuvola trasportatrice e riprendere l'attività interrotta, ovvero guardarsi in pace l'ultima puntata della sit com del momento. Ma, c'è un ma, ma...iale (che non sa ancora di esserlo) che è arrivato in ritardo e vorrebbe tanto avere le ali....
Il porcello purtroppo resta rosa pelle ma Dio, con un colpo da Maestro, lo dota di una coda a ricciolo e di due grandi orecchie che, se agitate a dovere, gli permetteranno di sollevarsi da terra...basta crederci.
Questo libro contiene due temi a me cari: storie di creazione e storie di maiali.
Da Kipling in poi, passando per Moravia, Erlbruch, fino ad arrivare all'ultimo libro di Fabrizio Silei (L'invenzione dell'ornitorinco, Artebambini 2011) mi sono sempre molto appassionata alle storie che raccontano di come andò che all'elefante sia toccato un naso così lungo o del perché le zebre siano a righe. So per esperienza che anche ai bambini piacciono molto questi racconti perché l'invenzione, la creazione, l'immaginazione sono serbatoi per loro naturali, cui attingere ogni momento.
Ai bambini piace molto anche immaginarsi Dio e quello di questo libro, così distratto, frettoloso e bisbetico, così umano, gli piacerà ancora di più, vedendolo abbigliato in completo rosa (anche lui!?) e mocassini pelosi...Anche l'altra passione, le storie di maiali, la condivido con i ragazzini: i maiali sono maltrattati da tutti, tenuti a distanza (salvo poi, amarli quando sono ormai salsiccia): sono, accanto ai ragni (in coppia produssero un libro straordinario: La tela di Carlotta di E.B. White), agli ultimi posti nella classifica dei beniamini. E invece, tra gli illustrati, ci sono fior di storie popolate da maiali (Maurizio Quarello, Ciccio, il maiale quadrato, Falzea 2006 oppure Dan Yaccarino, Il maialino un po' bravo un po' no, Mondadori 2004 o la bellissima rilettura della fiaba dei tre porcellini di David Wiesner, The three pigs, che ha ricevuto la Caldecott Medal nel 2001).
Da Kipling in poi, passando per Moravia, Erlbruch, fino ad arrivare all'ultimo libro di Fabrizio Silei (L'invenzione dell'ornitorinco, Artebambini 2011) mi sono sempre molto appassionata alle storie che raccontano di come andò che all'elefante sia toccato un naso così lungo o del perché le zebre siano a righe. So per esperienza che anche ai bambini piacciono molto questi racconti perché l'invenzione, la creazione, l'immaginazione sono serbatoi per loro naturali, cui attingere ogni momento.
Ai bambini piace molto anche immaginarsi Dio e quello di questo libro, così distratto, frettoloso e bisbetico, così umano, gli piacerà ancora di più, vedendolo abbigliato in completo rosa (anche lui!?) e mocassini pelosi...Anche l'altra passione, le storie di maiali, la condivido con i ragazzini: i maiali sono maltrattati da tutti, tenuti a distanza (salvo poi, amarli quando sono ormai salsiccia): sono, accanto ai ragni (in coppia produssero un libro straordinario: La tela di Carlotta di E.B. White), agli ultimi posti nella classifica dei beniamini. E invece, tra gli illustrati, ci sono fior di storie popolate da maiali (Maurizio Quarello, Ciccio, il maiale quadrato, Falzea 2006 oppure Dan Yaccarino, Il maialino un po' bravo un po' no, Mondadori 2004 o la bellissima rilettura della fiaba dei tre porcellini di David Wiesner, The three pigs, che ha ricevuto la Caldecott Medal nel 2001).
Questo libro, però, ha anche una cosa che non mi piace: a poche pagine dalla fine il racconto si interrompe e compare una pagina dove sono disegnate le silhouette degli animali e si chiede al lettore di completarle con colori e nomi. Questo genere di 'ganci' per l'attenzione dei piccoli lettori si incontrano talvolta, purtroppo, ma fortunatamente, solo di rado interrompono il flusso narrativo, come avviene in questo caso. Non ne capisco l'utilità...Ma tant'è.
Torniamo alle cose piacevoli del libro.
Le cifre stilistiche di Gerda Dendooven, illustratrice fiamminga, sono l'ironia che si coglie in molti dettagli del disegno e del testo e la tecnica illustrativa dai colori tenui con tagli e prospettive insolite. Mi pare di riconoscere, soprattutto nei tratti umani, una bella discendenza da Erlbruch ma non vorrei spingermi troppo in là...
Il libro, rielaborazione di un racconto popolare, è davvero divertente, spiritoso e sottilmente ironico, ma nel contempo tenero. La figura di Dio, così pieno di difetti umani, genera il sorriso ma anche tenerezza, al pari di Gabriele che, oltre a saper trattare con i potenti, svolge lo scomodo ruolo del tramite tra Cielo e Terra (d'altronde, se non ricordo male, a questo servono gli angeli, no?). Gli animali, anche loro, sono ritratti come un po' spaesati, indifesi e poco amati. In fondo la pelliccia cui anelano non serve solo a difenderli dal freddo, ma attirerebbe inevitabilmente anche una carezza...
Carla
Carla
Nessun commento:
Posta un commento