UN QUADERNO PIENO DI PROFUMI
Ho
tra le mani un piccolo quaderno: ha la copertina di tela nera e le
pagine a quadretti fittamente coperte di una scrittura minuta,
appuntita e abbattuta verso destra.
È
la scrittura di mio padre, allievo sottufficiale a Firenze, dove
acquistò il libricino il 19 dicembre 1935.
Classe
1910, aveva allora 25 anni e ancora non conosceva mia madre;
l’incontro sarebbe avvenuto poco tempo dopo. Grande amore.
Poi
la guerra: mio padre carabiniere viene mandato in Africa e mia madre
nel 1940 lo raggiunge in Etiopia, ad Harar, sull’altipiano.
La
prima data dopo quella dell’acquisto a Firenze è il 22 agosto 1940
ed è alla fine delle indicazioni su come confezionare con i ferri
dei calzini. Seguono delle mutandine a triangolo e, in calce,
l’annotazione “nella dolce attesa”. Mio padre scriveva sotto
dettatura? Chissà?
Iniziano
poi delle ricette, siamo al gennaio del 1941: Amaretti, Bocca
di dama, Carne alla genovese, Bodino di ricotta,
Focaccia, Buccellato. Le avrà ricopiate da un libro?
Ma non sono scritte con il linguaggio dei libri di cucina.
Perché
fino a un certo punto scrive sempre lui?
La
scrittura di mia madre compare qualche pagina dopo, più rotonda e
morbida: 21 marzo 1943, è tornata in Italia, dopo la
circumnavigazione dell’Africa.
Non
ho mai cucinato nessuna delle ricette del quaderno che ho sempre
chiamato “di mia madre”, ma oggi avevo voglia di sentire sapori e
odori che avevano provato anche loro, ormai così lontani.
Mi
ha attratto il titolo di un dolce: Hararino. Chi le avrà dato
questa ricetta? Era una ragazza di vent’anni vissuta sempre in un
paese della Liguria e me la immagino, nell’altipiano etiopico, a
mescolare gli ingredienti, a pestare le mandorle, a guardare il vetro
del forno per controllare la cottura.
Comunque,
direttamente da Harar, 21/1/41:
Hararino
Farina
di riso, 125 gr
Zucchero,
120 gr
Burro,
100 gr
Mandorle
dolci, 50 gr
Nocciole,
gr 50
Uova,
4
Le
nocciole sbucciatele con l’acqua calda come anche le mandorle.
Asciugatele bene al sole o al fuoco. Poi, dopo averle pestate
finissime con due cucchiaiate di zucchero, mescolatele alla farina di
riso.
Lavorate
bene le uova con il resto dello zucchero, indi versateci dentro la
miscela di farine e sbattete bene con la frusta il composto. Per
ultimo aggiungete il burro liquefatto e tornate a lavorarlo. Ponetelo
in uno stampo liscio di forma rotonda e alquanto stretto in modo che
venga alto quattro dita. Cuocetelo in forno moderato.
Io
ho aggiunto anche mezzo cucchiaino di bicarbonato; ho usato uno
stampo di 22cm di diametro. L’ho fatto cuocere per 35 min a 180°C.
Lulli
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