GIORIZ E TALINA
Questo è un intermezzo
molto personale, dettato da un anniversario e, in parte, da quello
che mi succede intorno proprio in questi giorni.
Gioriz e Talina sono
i miei genitori, si sono conosciuti giovanissimi e, nonostante le
ripetute separazioni come la guerra e la prigionia, si sono amati
tutta la vita. E, potrei dire, oltre. Lui, genio e sregolatezza,
architetto e pittore, nonché bravo disegnatore; lei
fine letterata, nonché instancabile lettrice ad alta voce, pervicace amante di animali di tutti i tipi.
Crescere nel
loro amore è stato una grande fortuna e un grande privilegio: ho
imparato ad apprezzare fin da piccola le buone letture e la bellezza,
il piacere dell’invenzione e il rigore del metodo. Ho ricevuto,
nonostante le differenze e le distanze a volte profonde, importanti
lezioni di vita, come l’onestà intellettuale, la coerenza, il
senso della giustizia, il dovere dell’indignazione.
A loro sto pensando in
questi giorni, Gioriz ci ha lasciato quarant’anni fa. Mi conforta
ripensarli e ripensare a noi tutti insieme, compresi i miei magici
fratelli, croce e imperdibile delizia di tutta una vita.
Della loro storia mi sono
rimasti, come testimonianza, le lettere e i disegni che hanno
attraversato il Mediterraneo, durante la guerra in Africa, e poi
l’Atlantico, a causa della prigionia di Gioriz nel mitico campo di
Hereford, nel Texas, nelle cui baracche Giuseppe Berto scriveva e Alberto Burri cominciava a dipingere. Racconti e incontri di questo
genere hanno riempito la mia infanzia di avventure immaginifiche e di
incontri straordinari.
Ecco alcuni esempi di
queste lettere…
Mi fa piacere ricordarli e
ricordarli insieme, così come hanno passato la maggior parte della
loro vita; in un momento in cui di un certo stile di vita,
ingenuamente basato sull’onestà, si fa carta straccia. Nel
macrocosmo come nel microcosmo, nella vita politica come in quella di
tutti i giorni.
Eleonora
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