LUNGA VITA A RUPERTO!
GLI UGHI E LA MAGLIA NUOVA, Oliver Jeffers
Zoolibri, 2012
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Gli Ughi avevano una
caratteristica: erano tutti uguali!
Erano tanti, tantissimi...
Avevano lo stesso aspetto... avevano
gli stessi pensieri...
e avevano le stesse passioni.
Finché un giorno, uno di loro -si
chiamava Ruperto- ebbe l'idea di ricamarsi una bella maglia nuova."
Per due ragioni,
questa bella maglia non passa inosservata: è arancione in un mondo
di grigi ed è unica in un mondo di Ughi senza maglia.
Come troppo spesso
accade, la novità suscita sconcerto e diffidenza, e anche qualche
lacrima.
In un mondo di
uguali essere diverso porta scompiglio.
Però Gilberto,
amico di Ruperto, è di altro parere: essere diverso è interessante
e così si genera la seconda maglia, uguale identica a quella di
Ruperto.
Essere diversi in
due comincia già a 'far tendenza' e così essere diversi diventa di
moda. Tutti vogliono essere diversi e ovunque si producono,
sferruzzando, maglie arancioni. Tutte uguali per essere diversi...
Ma Ruperto non
finisce mai di stupire, sovvertendo l'ordine, così un giorno decide,
con la sua bella maglia arancione, di indossare qualcos'altro...
oh, no! si
ricomincia...
Il meccanismo è
perverso e senza fine apparente.
A ben guardare
nell'essere umano albergano due tendenze tra loro opposte ma in
qualche modo anche tra loro in equilibrio: il desiderio di sentirsi
diversi e di sentirsi uguali.
Ci piace sentirci
diversi, perché ci piace emergere da un fondo uniforme, ci piace
trovare conferma del fatto che siamo unici, ma ci piace allo stesso
tempo anche essere uguali perché ci rassicura essere circondati da
omologhi, ci piace riconoscere noi stessi negli altri.
Al mondo esistono i
Ruperti, i trasgressori, gli innovatori, ma esistono anche i
Gilberti, gli imitatori, gli omologatori.
Il grande Oliver
Jeffers mette sotto gli occhi di tutti tale umana attitudine e ne
ride. Che altro si può fare, se non sorridere dei nostri limiti, dei
nostri tic?
C'è un lato
ridicolo, ma al contempo anche un po' amaro, nel constatare che
l'intero sistema 'umanità' per sopravvivere ha bisogno di
neutralizzare, di rendere innocua quella parte di sé che vorrebbe
andare altrove per rimanere diversa.
Il diverso è da
sempre un problema.
Posso scegliere tra
diverse soluzioni: lo nego, lo allontano, lo elimino, oppure lo
neutralizzo rendondolo uguale.
Quella che sarebbe
la più via più semplice, la più accogliente e, io penso, anche
quella vincente è ancora di pochi.
Ma gli Ughi di
Jeffers, pur presi nel meccanismo uniformatore, sanno anche godere
del cambiamento.
Finché esisterà
un Ruperto, l'umanità non sarà del tutto perduta.
Gli Ughi sono in
perfetto stile Jeffers: minimalisti. Grandi fagioli oppure ovetti con
esili gambe ed esili braccia. Niente piedi, un po' d'ombra.
Vagamente assimilabili alle grandi capsule medicinali, terrore di
ogni bambino, hanno una linea che li divide a metà, due punti per
gli occhi, un trattino per bocca e un naso o un ciuffo pendente in
mezzo alla fronte spaziosa.
Ghi Ughi son di
poche parole: eh? ah! ma espressivi come poco altro al mondo.
Hanno la stessa
forza comunicativa di quei tondi sghimbesci attraversati da una
linea per la bocca e punti per gli occhi, che i bambini a tre anni
disegnano impugnando la matita come il cambio di una fuori serie.
Sono i loro primi ritratti. Gli Ughi, fatti da questo strepitoso
illustratore, hanno la stessa freschezza e purezza espressiva.
Magnifici. Come magnifica è la maglia che nella sua decorazione a
zig zag tanto mi ricorda la greca del maglione più noto al mondo,
quello dell'adorato Charlie Brown.
Carla
Noterella al margine: bel colpo di genio tramutare gli Hueys in Ughi!
Non vorrei farne un caso nazionale, ma qualche nonna più puntigliosa solleverà la questione: lavorare a maglia è ben altra cosa dal ricamare!
Per chi volesse saperne ancora di più su Jeffers, suggerisco tre vie:
il suo sito
una bella intervista, sebbene datata, in Seven Impossible Thinghs
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