ALL’INSEGNA DELL’IRONIA
Qui,
con grande gaudio, perché ci piace imbrogliare le carte, parleremo
di principusse e principosse, nonché principisse e principeffe, ma
anche di P. J. Petulant, del drago (maschio) Sandra e dello
strepitoso Leprotto della Luna.
Cominciamo
dalle varianti principesche, o principusche che dir si voglia: ognuna
di queste aggressive, competitive e arroganti damigelle, che popolano
questo strano paese delle fiabe, concorre al medesimo scopo, liberare
un principe, per altro piuttosto antipatico, detenuto fra le grinfie
di un drago, per poi fare quello che si chiama un ‘buon
matrimonio’. Le giovani pulzelle di sangue blu, bluissimo, si
azzuffano senza scrupoli, nel tentativo di arrivare per prime a
stendere il povero drago, che in fondo fa solo il suo mestiere. E che
abbia un cuore d’oro lo dimostra il fatto che metterà in salvo il
principe dalla scatenata torma di erinni a caccia di principi da
maritare. Intanto la principussa Clura e la principossa Vanossa, le
più intelligenti di questo gruppo, hanno capito presto che non
valeva proprio la pena dannarsi per un principe arrogante, pur
avendolo liberato a passo di rumba. Se ne ritornano ai loro castelli,
promettendosi eterna amicizia.
La
principessa Clura e il drago, del norvegese
Tormod Haugen, è una storia divertente, ancor più se letta ad alta
voce, sempre che ci si sia ben allenate agli scambi di vocali, con un
pizzico di trasgressione nel demolire il trittico dame, draghi,
cavalieri. Potrebbe essere un buon antidoto per quelle bambine
abituate a fare indigestione di rosa confetto e principi dal bianco
destriero. Potrebbe essere salutare anche per i giovanotti,
abituandoli all’idea che forse anche i principi possono essere
salvati da burrascose principesse, anche se, magari, potrebbero poi
guardare con timore le loro compagne di scuola.
L’ironia
abbonda anche in Il Leprotto della Luna,
della giovane scrittrice inglese Sue Monroe: anche qui una
principessina capricciosa e prepotente, Petunia Joy Petulant,
ovviamente assecondata dal papà Re Winston Petulant, troppo occupato
a giocare a scacchi, barando, con il suo vicino di regno. Fra i
desideri impossibili di P.J. c’è quello di avere un drago, che le
viene prontamente recapitato, anche se questo costa la sparizione di
un numero imprecisato di servitori. Mentre il castello si svuota dei
suoi occupanti, P.J. decide di volere anche il Leprotto della Luna,
ovvero la surreale creatura che tiene pulito il poetico corpo
celeste. Anche lui arriverà a tenere compagnia alla principessina,
riempiendosi, nel frattempo, la calzamaglia a righe di tutti gli
oggetti che gli capitano a tiro. Fra una disavventura e l’altra, il
Leprotto trova il modo di ammansire il drago Sandra, che risulterà
decisivo nel rocambolesco salvataggio di Re Winston.
Lettura
scorrevole, tutta giocata in toni surreali e grotteschi, farà
sicuramente divertire bambini e bambine dotati/e di senso
dell’umorismo.
Ma
non posso non ricordare, in chiusura, un libro che quanto a toni
surreali e giochi di parole non è secondo a nessuno: Il
Vicario, cari voi, di Roald Dahl, racconta di
un povero vicario affetto dal difetto di invertire le lettere mentre
parla, sconcertando i suoi fedeli con discorsi e sermoni veramente
imbarazzanti. Un vero capolavoro.
Eleonora
“La
principussa Clura e il drago”, T. Haugen, Salani 2012
“Il
Leprotto della Luna”, S. Monroe, con le illustrazioni di Birgitta
Sif, Feltrinelli Kids 2012
“Il
vicario, cari voi”, R. Dahl, Salani 2007
.
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