A COME APPRENDERE
LA STORIA DEL LEONE CHE NON SAPEVA
SCRIVERE, Martin Baltsheit, Marc Boutavant
Mottajunior, 2012
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Un giorno il leone incontrò una
leonessa. Era bellissima estava leggendo un libro. il leone si stava
avvicinando per baciarla, quando si fermò a pensare: una leonessa
che legge è una vera signora; e a una vera signora prima bisogna
scrivere una lettera d'amore, e solo dopo le si può dare un bacio."
Questa storia della lettera d'amore il
leone l'aveva appresa da un missionario che, prima di essere
divorato, aveva avuto l'opportunità di spiegargli qualche rudimento
di galanteria.
Ma tra il dire e il fare c'è un
abisso, perché il leone non sa scrivere. Ah, se quella volta avesse
risparmiato la vita del missionario, magari ne avrebbe ottenuto in
cambio qualche lezione di scrittura... ma purtroppo per il leone e
per il missionario le cose andarono diversamente.
A ben vedere nella foresta solo il
leone non sa scrivere. Scimmie, ippopotami, mosche e giraffe e
coccodrilli sono tutti alfabetizzati. Ma nessuno è in grado di
mettere per iscritto il pensiero del leone. Chi scrive di banane e
chi di profumate collezioni di cacche.
Il leone è davvero esasperato e anche
un po' disperato e nella notte ruggisce nel vuoto le parole che
avrebbe tanto voluto dirle... Ma quel vuoto non è così vuoto e
tanto slancio e tanto amore non può andare sprecato....
Sebbene tutto concorra a far riflettere
il lettore sul fatto che sapere scrivere rappresenti una marcia in
più nella vita (il libro è stato segnalato dall'Agenzia nazionale
francese per la lotta contro l'analfabetismo), mi pare che i noccioli
di senso siano anche altri.
Primo: ogni creatura ha un suo centro
di pensiero e quindi ognuno legge il mondo secondo geografie molto
personali e relativizza sul proprio punto di vista. Per questo la
scimmia scrive di banane e l'avvoltoio di cadaveri freschi...
Secondo: nella vita ciò che conta è
la motivazione. Senza di quella, si fa poca strada. Il leone senza
l'amore, sarebbe rimasto un perfetto ignorante...
Terzo: saper riconoscere i propri
limiti, può solo giovare. È nella verità che si conquistano i
cuori...
Rigirandomi questo libro tra le mani ho
avuto netta la sensazione di averlo già incontrato. Ma dove?
Scavando nell'archivio polveroso della mia memoria spesso fallace, mi
sono ricordata di averlo letto -ma con altri disegni- in una Fiera di
Bologna di diversi anni fa tra i libri di una casa editrice svizzera
che amo molto: Bajazzo. Le illustrazioni dello stesso Baltscheit non
mi avevano colpito, mentre queste di Marc Boutavant lo hanno fatto:
mi pare abbiano il merito di saper valorizzare la vena ironica che
attraversa l'intera storia.
Forse val la pena di ricordare un altro
bel libro di Baltscheit, Die geschichte vom Fuchs, der den
Verstand verlor (Bloomsbury, 2010).
E il caso vuole che sia ancora un libro
che ragiona di vecchiaia e rimbambinimento. Lo dovrò prendere come
un segno?
Carla
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