NON CI RESTA CHE PIANGERE
L'OPOSSUM CHE INVECE NO,
Frank Tashlin
Donzelli, 2012
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Se ne stava lì appeso per
giorni e giorni, e non faceva che sorridere e poi sorridere ancora.
Era l'opossum più felice, più sorridente, più penzoloni di tutto
il bosco."
Finché un gruppo di impettiti signori,
di ritorno da un elegante pic nic, si accorgono di lui: "'Santo
Cielo!', guardate quell'Opossum lassù, non vi sembra triste?'.
L'Opossum rispose: 'Io non sono triste, anzi sono molto contento. Per
questo sto sorridendo."
E così si genera
un altro equivoco, proprio come quello che si generò tra un pacifico
orso e un caporeparto cocciuto di una fabbrica... (qui)
All'opossum non va
certo meglio che all'orso e la sequenza comica è costruita nel
medesimo modo, ovvero con una contrapposizione di opinioni (nel primo
libro di Tashlin tra orso e dirigenti della fabbrica, qui tra opossum
e gitanti), cui fa seguito un 'crescendo' di voci da una parte sola
tra le due a confronto. E come nel primo libro abbiamo già visto,
tale presa di posizione è palesemente errata ma caparbiamente
sostenuta da un sempre più grande numero di persone: un schema di
comicità assicurata.
Tanto più gli
impettiti signori si accalorano insistendo sulla presunta tristezza
dell'opossum, tanto più l'opossum per parte sua, con una flemma
invidiabile, sostiene la propria felicità.
Quello che è un
sorriso di un animaletto a testa in giù viene letto come una bocca
mesta da chi sta a testa in su.
E così scatta il
'tormentone' che prevede uno schema verbale sempre ripetuto: 'è solo
uno stupido opossum che si crede sorridente, ma non lo è per niente'
e un paradossale quanto goffo tentativo di ricondurlo a ragione,
seguendo una logica tutta umana e molto miope.
L'opossum finisce
in città, sempre attaccato al suo ramo, viene portato al cinema e in
un night club...la sua felicità è messa a dura prova e alla fine il
suo sorriso scompare per lasciare posto a uno sguardo triste, con
tanto di angoli della bocca all'ingiù.
Ecco la nemesi:
l'opossum per gli umani ha sorriso! Riparte un'altra comica sequenza
di esagerazioni nei festeggiamenti. L'opossum viene lasciato solo,
dimenticato sul suo ramo e allora decide di tornarsene a casa.
Sconsolato, guarda quella strana umanità che si affanna e ne prova
compassione.
Come dargli
torto...
Tornato nel suo
bosco, ai suoi panorami e ai suoi odori, in lui si risveglia la
felicità creduta perduta per sempre. E anche il ricordo si offusca;
che sia stato solo un brutto sogno?
Tanti i temi
toccati sui cui si potrebbe discutere per del tempo con i ragazzini.
Penso in primo
luogo all'incapacità di saper 'leggere' l'altro come diverso da te.
Penso alla messa in ridicolo di certi atteggiamenti tutti molto
umani, quali l'egocentrismo, l'incapacità di comunicare, l'ignoranza
che porta necessariamente alla grettezza di pensiero. E ancora: la
felicità fatta di nulla, o la libertà che non ha prezzo.
Meraviglioso e
perfetto, da manuale, il ritmo comico della storia. E vorrei vedere:
è Tashlin!
Meno meraviglioso
il formato punitivo che Donzelli assegna ai libri di questo
strepitoso cartoonist americano.
Carla
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