mercoledì 14 novembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

NON CI RESTA CHE PIANGERE

L'OPOSSUM CHE INVECE NO, Frank Tashlin
Donzelli, 2012

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Se ne stava lì appeso per giorni e giorni, e non faceva che sorridere e poi sorridere ancora. Era l'opossum più felice, più sorridente, più penzoloni di tutto il bosco."

Finché un gruppo di impettiti signori, di ritorno da un elegante pic nic, si accorgono di lui: "'Santo Cielo!', guardate quell'Opossum lassù, non vi sembra triste?'. L'Opossum rispose: 'Io non sono triste, anzi sono molto contento. Per questo sto sorridendo."
E così si genera un altro equivoco, proprio come quello che si generò tra un pacifico orso e un caporeparto cocciuto di una fabbrica... (qui)
All'opossum non va certo meglio che all'orso e la sequenza comica è costruita nel medesimo modo, ovvero con una contrapposizione di opinioni (nel primo libro di Tashlin tra orso e dirigenti della fabbrica, qui tra opossum e gitanti), cui fa seguito un 'crescendo' di voci da una parte sola tra le due a confronto. E come nel primo libro abbiamo già visto, tale presa di posizione è palesemente errata ma caparbiamente sostenuta da un sempre più grande numero di persone: un schema di comicità assicurata.
Tanto più gli impettiti signori si accalorano insistendo sulla presunta tristezza dell'opossum, tanto più l'opossum per parte sua, con una flemma invidiabile, sostiene la propria felicità.
Quello che è un sorriso di un animaletto a testa in giù viene letto come una bocca mesta da chi sta a testa in su.
E così scatta il 'tormentone' che prevede uno schema verbale sempre ripetuto: 'è solo uno stupido opossum che si crede sorridente, ma non lo è per niente' e un paradossale quanto goffo tentativo di ricondurlo a ragione, seguendo una logica tutta umana e molto miope.
L'opossum finisce in città, sempre attaccato al suo ramo, viene portato al cinema e in un night club...la sua felicità è messa a dura prova e alla fine il suo sorriso scompare per lasciare posto a uno sguardo triste, con tanto di angoli della bocca all'ingiù.


Ecco la nemesi: l'opossum per gli umani ha sorriso! Riparte un'altra comica sequenza di esagerazioni nei festeggiamenti. L'opossum viene lasciato solo, dimenticato sul suo ramo e allora decide di tornarsene a casa. Sconsolato, guarda quella strana umanità che si affanna e ne prova compassione.
Come dargli torto...
Tornato nel suo bosco, ai suoi panorami e ai suoi odori, in lui si risveglia la felicità creduta perduta per sempre. E anche il ricordo si offusca; che sia stato solo un brutto sogno?
Tanti i temi toccati sui cui si potrebbe discutere per del tempo con i ragazzini.
Penso in primo luogo all'incapacità di saper 'leggere' l'altro come diverso da te. Penso alla messa in ridicolo di certi atteggiamenti tutti molto umani, quali l'egocentrismo, l'incapacità di comunicare, l'ignoranza che porta necessariamente alla grettezza di pensiero. E ancora: la felicità fatta di nulla, o la libertà che non ha prezzo.
Meraviglioso e perfetto, da manuale, il ritmo comico della storia. E vorrei vedere: è Tashlin!
Meno meraviglioso il formato punitivo che Donzelli assegna ai libri di questo strepitoso cartoonist americano.


Carla

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