MAI SCOMMETTERE LA TESTA CON IL DIAVOLO
Edgar A. Poe, Giacomo Garelli
Orecchio acerbo 2013
ILLUSTRATI PER GRANDI (dai 12 anni)
"E così, un mese dopo l'altro,
la sua malvagità aumentava finché, alle soglie del primo anno di
vita, non solo insistette nel farsi crescere i baffi, ma aveva
contratto una tendenza a imprecare e a bestemmiare, nonché il vizio
di scommettere a sostegno delle proprie affermazioni."
E così il destino di questo cattivo
bambino si segnò per sempre. Lui che a cinque mesi aveva furiosi
accessi d'ira, a sette mesi tendeva pericolosi agguati alle sue
coetanee per sbaciucchiarle...e tutto successe perché sua madre che
era mancina aveva il vizio di suonargliele da destra a sinistra. Non
avrebbe mai potuto funzionare perché uno schiaffo ben assestato nel
giusto verso, quello in cui anche la terra gira, ovvero da sinistra a
destra, toglie la cattiva abitudine, ma un ceffone assestato nel
verso contrario non fa che rinforzare la cattiveria.
E così Toby Dammit (un nome con
un'assonanza pericolosa...) crebbe perfido e pieno di vizi. Quello
supremo fu quello di scommettere su ogni cosa. In verità, la
scommessa era più un intercalare, nel suo caso, non una vera e
propria volontà di rivincita. Era troppo povero per poter davvero
pensare di investire del denaro in quella brutta abitudine. Ci
scommetto un soldo bucato, oppure ci scommetto quello che vuoi o,
addirittura, ci scommetto la testa con il diavolo!
E così un giorno in cui si trovava a
passeggiare scommise, più per abitudine che non altro.
E' proprio il caso di dirlo, fece il
passo più lungo della gamba: era convinto che sarebbe stato un gioco
da ragazzi saltare a piè pari, con anche lo schiocco dei tacchi,
quel cancello a tornello che chiudeva l'accesso al ponte coperto...
Unici testimoni del salto sono l'autore
del racconto e amico del giovane Dammit, e un attempato signore, dai
sottili baffetti, elegante e discreto nei modi.
Fatti due conti, attento lettore. Tieni
a mente il titolo di questo racconto e avrai la soluzione su come
andarono da quel momento in poi i fatti. Ma non dimenticare chi è
l'autore di questo bellissimo racconto, e allora preparati ad colpo
di coda finale, meglio lo definirei, una sferzata.
Poe, in risposta alla tendenza invalsa
ai suoi tempi (sic!), di trovare sempre una morale in ogni opera
scritta, si ribella e scrive Never bet the devil your head che
è esso stesso una sferzata nei confronti di chi, critici e ben
pensanti, andava sempre cercando nelle opere dell'ingegno un sotteso
senso morale. Nessun autore poteva sottrarsi. Se non era l'autore
stesso a fornirlo, ci avrebbero pensato i suoi recensori a
trovarglielo e ad assegnarglielo.
Una fatica in meno, pensa con sarcasmo
lo stesso Poe.
La vittoria del Male già scritta a
tavolino, la vita vista come un'eterna scommessa, sempre perduta.
Questi due dei temi cari a Poe su cui Goffredo Fofi ragiona nella sua
postfazione. Ma altri a mio giudizio emergono, laddove meno te lo
aspetti, ovvero dalla 'lettura' dipinta che Garelli ne fa.
Giacomo Garelli, un talento importante
nel panorama dei giovani illustratori italiani, ci offre una visione
dei fatti, basata essenzialmente sui silenzi di Poe.
Laddove Poe si dilunga nel raccontare
la sequenza della vicenda, Giacomo Garelli va avanti, lo supera e va
vedere che cosa nasconda il testo. O addirittura gioca d'anticipo,
dando primo piano a scene apparentemente avulse dal racconto stesso.
Le prime tre tavole, un capolavoro di suspense, ci lasciano
interdetti: sono inspiegabili, ma nello stesso tirano dentro il
lettore in quell'atmosfera torbida, che altrimenti le parole iniziali
del racconto non sono assolutamente in grado di creare.
Che a me Garelli piaccia è cosa nota.
Gli riconosco la capacità di descrivere con una puntualità
maniacale la realtà pur stravolgendola in immagini di gusto surreale
(non sarà un caso quella citazione di Magritte a metà libro...).
Guardate che cosa è in grado di fare con la luce interna ad ogni
tavola: tutto è vero e nulla lo è effettivamente. Forte in lui la
lezione di un suo maestro prediletto, Maurizio Quarello, che
caratterizza diverse tavole. Lui, Quarello, per me si trova nascosto
in quei corvi che, testimoni silenziosi, vedono questo giovane
artista prendere la rincorsa e saltare...
A me pare, quella di Garelli, una
scommessa già vinta!
Carla
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