IL PUNTOLINO
Lupo & Lupetto,
Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec
Clichy 2013
"Lupo viveva lì da sempre,
da
solo sotto il suo albero, in cima alla collina.
Poi, un giorno, arrivò
Lupetto.
Veniva da lontano.
Da così lontano che all’inizio Lupo
vide solo un puntolino.
"
Lupo, del fatto che il Lupetto non
accennasse ad andarsene non era affatto contento, ma più del
fastidio poté la pietà e così per la notte gli cedette un angolo
della sua coperta di foglie. Il mattino dopo, Lupetto ancora lì,
Lupo decise di far finta di niente. Ma non è cosa facile, così
minuto dopo minuto cominciò a delinearsi una relazione tra i due,
fatta di ammirati sguardi, di tentativi di imitazione, di piccole
gentilezze e premure e apprensioni...
Le abitudini di Lupo adesso dovevano
tenere conto della nuova presenza. E quando, alla sera, al ritorno
dalla sua passeggiata Lupo vide che sotto l'albero Lupetto non c'era
più, cominciò a preoccuparsi. Il suo tempo ora si riempì di
attese, di digiuni, di solitudini, di sguardi lontani... E di buoni
propositi. Le assenze, le mancanze sono quelle che di più ti danno
la misura del valore di una cosa, di una persona, di un affetto.
Mentre i buoni proponimenti si susseguivano nel cuore di Lupo,
all'orizzonte ricomparve un puntolino...
Bastarono poche parole perché tra i
due si suggellasse per sempre reciproco amore.
Come sempre nelle storie semplici, e
questa lo è a tutti gli effetti, il significato ultimo può essere
letto in senso paradigmatico: l'essenzialità della storia diventa
emblema.
In questo specifico caso, è la storia
di un incontro. Un incontro fatale, laddove dopo il primo sguardo tra
i due, nulla può essere più come prima. Per gli animi di Lupo e
Lupetto, l'essersi trovati, rende la loro relazione imprescindibile.
Quando accade, se accade, nella vita di
una creatura che l'incontro con un altro essere, diventi a tal punto
importante da poterlo definire vitale come l'aria che si respira,
ogni prospettiva si modifica. E la solitudine lascia il posto alla
condivisione. Possiamo chiamarlo amore, possiamo dirla amicizia, può
esistere tra uomo e donna, tra uomo e uomo o tra donna e donna, tra
piccolo e grande, tra un bambino e un cane, o tra un lupo e un
lupetto: poco ci interessa perché il nocciolo della questione sta
nell'essere due e non più uno.
E così Lupo nei confronti di Lupetto
diventa da un momento all'altro premuroso come una madre, orgoglioso
come un padre (o viceversa), generoso come un amico, trepidante come
un amante.
E in ultimo, verificata da entrambe la
parti, la forza del desiderio di stare assieme, quanto è bello e
nello stesso tempo quanto sembra difficile, dichiarare all'altro
questo bisogno. "Senza di te, disse Lupo con una flebile vocina,
io mi annoio"...
Nadine Brun-Cosme si conferma quella
sensibile narratrice di storie che raccontano l'Umanità, quella con
la maiuscola, attraverso la costruzione di una semplice trama dal
forte valore simbolico.
Olivier Tallec, dal canto suo, racconta
attraverso l'immagine anche le più piccole sfumature emotive che si
nascondono in questa storia. Il lupetto, di quell'azzurro così
intenso, è portatore di un'ingenuità traboccante. Nelle sue
zampette giunte e in quello sguardo da sotto in su c'è tutto il
senso ultimo di un'infanzia e, per converso, nei grandi occhi occhi
sgranati di Lupo che scrutano un'orizzonte deserto, io leggo la
trepidazione di un genitore alla prima uscita serale di un figlio...
Carla
Noterella al margine.
Fin troppo misconosciuto in Italia, fino ad oggi Tallec ha pubblicato da noi solo tre libri: Bisognerà, Lapis 2006; Questa è la poesia che guarisce i pesci, Lapis 2007; La strega in fondo alla via, Kite, 2008. Tre meraviglie!
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