COME PESCE
Il mistero di Cola Pesce, Daniela Iride Murgia
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Nettuno ti
prenda e come pesce ti faccia schiavo!
Le sue parole si
fecero realtà, ma solo a metà.
Cola diventò metà uomo e metà pesce.
Un essere unico al mondo,
un mammifero con le branchie.
La madre vide il figlio scivolarle dalle mani
e pianse e si contorse fino a strapparsi le viscere.
Si chiuse a riccio e morì."
Così ha inizio la leggenda tragica di Cola Pesce. Nasce con un anatema sconsiderato di una madre che non può sopportare che suo figlio sia sempre tra le onde a nuotare meglio dei pesci.
Da Cola voleva sapere che sorprese riservasse il mare sotto l'isola e così, immersione dopo immersione, Cola ogni volta riemergeva con notizie sempre più allarmanti: sotto il faro dell'isola il mare non ha fondo, il mare laggiù è nero e terribile. L'isola appoggia su tre puntelli che non sono solidi e a loro volta essi non poggiano su nulla...
E ogni volta Cola si ributtava nel mare profondo per il re che non era mai soddisfatto e sempre di più bramava di sapere. Ma ciò che l'uomo pesce vedeva era solo fumo denso e scuro e pesci dai denti terribili.
Fino a che, divorato dal terrore, Cola disse al re che per nulla al mondo si sarebbe rituffato. Ma il sovrano sapeva come costringerlo. E per questo gettò la sua Corona nel mare profondo. A Cola non restò che lanciarsi in acqua per recuperarla. Ma prima chiese delle fave da portare con sé; se il re le avesse viste tornare galla avrebbe capito che per Cola era finita...
Una delle più
suggestive leggende italiane che io conosca. Nelle sue molte
declinazioni, la storia di Cola Pesce compare in tutto il suo
splendore a buon diritto anche nella parte dedicata alla tradizione
di Sicilia delle Fiabe italiane, curate da Italo Calvino. Ed è
quella la versione che ho amato di più.
In questa, ideata da
Daniela Iride Murgia, le singole varianti compaiono in sinergia a
comporre un testo complesso ed articolato.
Come complessi sono anche i disegni, frutto di un elaborato gioco di collage tra forme e mezzi differenti. Al delicato e sfumato disegno a matita che compone il Cola Pesce fanno da sfondo stampe antiche, cupe e dense di inchiostro oppure ritagli di vecchi indici di libri, oppure ancora elementi fotografati e ritoccati a pennello quel tanto da farli sembrare altro.
Utilizzati solo due colori base: il colore della sabbia e un azzurro grigio che preannuncia il finale tragico della leggenda.
Sottili ironie qua e là: nell'alludere al nome del protagonista che cavalca la bottiglietta simbolo dell'omonima bevanda, oppure nel cappello da cuoco che affonda al posto di un più regale copricapo...
Daniela Iride Murgia è ogni giorno più matura nel suo modo di illustrare, o forse dovrei dire meglio, di concepire libri. Se metto a confronto questo Cola con le sue opere più recenti, mi pari salti agli occhi un percorso fatto, durante il quale si è consolidato lo stile e la cifra.
Ma già in Cola mi paiono insoliti, colti, raffinati anche se non sempre riusciti al meglio (devo essere sincera, non mi convince la tavola con la disperazione della madre di Cola Pesce), i disegni di Daniela Iride Murgia ci restituiscono tutta la drammaticità della storia antica e struggente di una creatura che fu sempre due cose...
Carla
Noterella al margine:
un bel refuso in ultima pagina, che sembra essere uno scherzo della
sorte, in questa storia di 'trasformazione'....
Comprate il libro,
leggetelo perché merita, e poi, a tempo perso, provate a trovare
l'errore e sorrideteci sopra.
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