UNA
SPLENDIDA NOTTE STELLATA
Per i bambini invisibili,
per gli adolescenti non allineati, per qualsiasi adulto.
Una ragazza. Superfluo il nome.
Potrebbe vivere in qualsiasi nazione, in qualsiasi continente. Pagina
dopo pagina la sua vita si apre, si concede ai nostri occhi, ai
nostri pensieri, ai nostri percorsi narrativi.
Si racconta, la
ragazza, "fino all’età di sei anni ho vissuto con i miei nonni
in montagna, dove di notte le stelle erano immense e splendenti."
I primi anni della sua vita si sono srotolati a diretto contatto con
la Natura. Stava in montagna coi nonni, voleva tornare in città dai
suoi genitori. Qualche pagina più in là, la ritroviamo con una
mamma "molto occupata col lavoro e con i suoi tanti amici"
e un papà "sempre al telefono. Ogni sua chiamata sembra di
vitale importanza. In ogni caso, non ho molto da dirgli e
probabilmente lui, allo stesso modo, non sa di cosa parlare con me."
La ragazza non vive più immersa nella Natura. Quello che ha
lungamente desiderato, ritornare in città dai suoi genitori, si è
presto rivelato qualcosa di sgradevole, peggio insopportabile, ancora
peggio avvilente. Guarda l’uccello in gabbia, quell’uccello che
in montagna vedeva sempre librarsi oltre tetti, alberi, cime. Guarda l’uccello in gabbia e vede se stessa. Lo
intuisce, ma non vuole dirselo. Non vuole ammetterlo. Ci vuole tempo
per confidarsi certe stati d’animo.
Eppure le cose che non vanno sono
molte, tante, troppe. La casa è sempre tremendamente silenziosa, i
genitori a volte vanno d’accordo, sovente litigano e in ogni caso
lei è invisibile come il famoso volto dell’anonimo signore con
bombetta coperto da una mela (Magritte, La Grande Guerra) che
spesso compare sulle pareti dell’abitazione. A scuola non va
affatto meglio. I soprusi dei compagni sono quotidiani, le poche
amicizie lasciano il passo ad una inspiegabile sensazione di
solitudine. La ragazza si sente ai margini. Per consolarsi, dalla sua
stanza, guarda il mondo là, fuori, "spesso curioso nelle case
degli altri per vedere cosa stanno facendo". E un giorno vede.
Vede che l’anziana signora della casa di fronte non è più sola.
Almeno lei è sfuggita alla solitudine. La finestra finalmente non è
più chiusa. Ha lasciato entrare il mondo. La ragazza pensa. Pensa a
suo nonno là, in montagna, solo. Almeno in apparenza, perché lui ha
la sua arte, il cielo stellato, la Natura. Da quelle parti la
solitudine di città non si arrischia. Bello, bellissimo. Finché il
nonno non si ammala. Nel volgere di poche settimane si aggrava e la
notte di Natale lo squillo arriva, inesorabile, a dire che il brutto
sogno è triste realtà.
Il nonno se n’è andato. E adesso? Non c’è bisogno
di molte parole nell’arte di Jimmy Liao, lui conosce la voce dei
colori. E così il grigio invade queste pagine di sofferenza, di
eclissi emotiva, imprigionando ogni illustrazione in uno sfondo che
racconta e dice quello a cui, il testo scritto e le immagini,
alludono.
In una condizione di crisi – come
quella della ragazza – si può rimanere travolti, oppressi dalla
“non speranza”. Oppure si può incontrare l’opportunità della
rinascita, le coordinate per ritrovare la via del volo. Proprio
quando la prima ipotesi sembra vincere… "durante una fredda
notte d’inverno, mi sono svegliata da un sogno e ho sentito
qualcuno cantare. Ho visto un ragazzo sconosciuto sdraiato sul tetto
sulla casa della anziana signora. Cantava dolcemente verso un cielo
carico di neve. Con i suoi modi felici e spensierati, era come se
provenisse da un altro pianeta." Il "brutto sogno" diventa "sogno". All’improvviso anche la voce dei colori è cambiata.
Parla di altre emozioni, dipinge altri pensieri. Nella storia è
entrato un ragazzo. Anche lui è timido, di poche parole. Se ne sta
per conto suo come rapito dal suo mondo. Gli altri lo prendono in
giro e a scuola i risultati sono tutt’altro che esaltanti.
La ragazza incontra spesso quel ragazzo
schivo, accompagnato dal suo cane, che adora correre sotto la
pioggia. Una volta lo vede in un vicolo circondato da coetanei
con cattive intenzioni. La ragazza non tollera le ingiustizie. Lo
salva. Finiscono entrambi ammaccati in ospedale e lì, dal niente,
sboccia il fiore dell’amicizia.
Si capiscono, si confidano, si
liberano. Insieme partono. Come per ogni romanzo di formazione è nel
viaggio – solitario o condiviso con un compagno fidato – che il
cambiamento fiorisce. Ogni elemento, ogni dettaglio del viaggio si
carica di significati altri, di rimandi simbolici. La meta? La casa
del nonno in montagna. Si, proprio là, dove i ricordi prendono vita.
Dove la Natura riannoda con placida pazienza i fili del passato
dell’uno e dell’altra per aprire a nuovi orizzonti. Il ragazzo e
la ragazza sono due tipi silenziosi. Durante il loro viaggio le
lettere scompaiono. Il racconto è affidato solo a forme e colori.
Quasi a non voler violare l’intimità del rapporto, del contatto
rigenerante con l’ambiente che li circonda.
È discreto Jimmy Liao. Ogni sequenza e
parola è calibrata. Ridotta all’essenziale e per questo ancora più
potente e penetrante nel dialogo con le immagini. Al punto che il
loro dubbio diventa il nostro "Se fossimo le uniche persone
rimaste al mondo, avresti paura?" Non "l’unica", ma "le
uniche". Insieme hanno attraversato le rispettive vite. Si sono
sorretti. Sono cresciuti. Sono rinati. Le insormontabili paure di un
tempo sono tornate piccole. Cosa ne sarà della ragazza? E del
ragazzo? A ciascun lettore scoprirlo e riscoprirlo. Perché nella
lunga e toccante strada di ogni storia creata da Jimmy Liao ci sono
sentieri che aspettano lettori coraggiosi per condurli là, in quel
posto speciale, dove "quando sollevi lo sguardo verso il cielo
stellato, il mondo prodigiosamente si trasforma." Là, dove
tutto ebbe inizio.
Luca Ganzerla
Una splendida notte stellata, J. Liao, Edizioni Gruppo Abele 2013
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