INSEGUENDO I NON LETTORI
Città del Messico |
Eccoci,
siamo pronte ai blocchi di partenza, pronte ad affrontare per
l'ennesima volta l'evento commerciale dell'anno, quello per cui tutti
gli editori, i loro rappresentanti, i distributori e i librai si
muovono: il natale commerciale, che sembra lontano, ma che si
comincia a preparare ora, ammonticchiando pile e pile di novità, di
strenne, che tutti, ma
proprio tutti sperano di vendere.
Se
il mercato librario langue, e langue per i tanti motivi che abbiamo
talvolta provato ad esporre in questo blog, che senso ha questa
spasmodica rincorsa al Libro Perfetto,
dal punto di vista commerciale, quello che si fa comprare da tutti,
anche da quelli che i libri li regalano soltanto o da quelli che li
lasciano a poltrire sul comodino?
Aspettarsi
buone vendite è necessario, è quell'atto di fede, o di
pianificazione razionale, che ci fa pensare che sia ancora possibile
vivere del nostro lavoro di operatori del settore editoriale. Se i
libri non venissero venduti, aldilà dall'essere effettivamente
letti, ce ne andremmo a casa in tanti e nei fatti è quello che piano
piano sta succedendo.
Hanno
chiuso o ridotto il personale tante librerie, ci sono grandi catene
con i contratti di solidarietà, gruppi editoriali con i dipendenti
in cassa integrazione. Non stiamo parlando di sciocchezze.
Ci
si rompe la testa nell'individuare il vero nemico, dall'e-book alla
vendita on line, a pensare scenari futuri e futuribili, per non dire
distopici.
La
strategia dei grandi gruppi di distribuzione, in piena consonanza con
la stragrande maggioranza delle librerie, è di inseguire il cliente,
più che il lettore, nei suoi molteplici gusti, vendendo in libreria
un po' di tutto, inserendo prodotti-civetta, o intere linee
commerciali, trasformandole di volta in volta in sofisticati punti
vendita o in gran bazar.
E'
una linea vincente? I conti economici dei vari soggetti coinvolti non
mi sembrano molto migliorati; chi entra in libreria sa che può
comprare molto altro, ma se non riusciamo a far leggere di più e a
far comprare più libri, potremo mai ad uscire da questo circolo
vizioso?
C'è
forse qualcuno in questo paese che sta investendo sulla cultura e
sulla lettura? C'è forse in giro un grande investimento pubblico che
si fondi sulla consapevolezza che non si cresce economicamente se non
si cresce culturalmente?
Intanto,
nel deserto delle idee, le librerie e i librai cercano di
sopravvivere inseguendo il cliente errabondo, che compra dove vuole e
come vuole, solleticandolo con molteplici oggetti del desiderio; la
mia personale modestissima esperienza dice che si conquistano
lettori/lettrici, si motivano a tornare in libreria con poche
semplici cose: un assortimento intelligente ed esteso, la
professionalità di chi opera, la disponibilità ad interpretare le
esigenze di lettura. Controcorrente, penso che non si salvano le
librerie, i librai, gli editori e tutti quelli che lavorano nella
filiera senza buoni libri e senza una politica che avvicini i giovani
e i giovanissimi alla lettura.
Quanto
poi al Libro Perfetto,
quel fenomeno editoriale che latita da diversi anni, per quanto
abbia fatto felici tanti librai ed editori fortunati, sono ancora
dalla parte del Libro Selvaggio,
leggetevi il libro se ve lo siete perso, del libro capace di
incantare, di veicolare storie e immagini straordinarie, che restano
nel cuore e qualche volta cambiano la vita.
Eleonora
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