LIA E LA LIBRAIA
L'ultimo
romanzo di Fulvia degl'Innocenti, La Libraia, è molte cose
insieme: un racconto di redenzione, quello dell giovanissima Lia, la
protagonista; però è anche il racconto della redenzione di chi
l'accoglie, giustappunto la libraia dagli oscuri trascorsi; è un
discorso sulla lettura che salva la vita, o che quanto meno la
reindirizza verso diversi approdi; infine, è un'ode al mestiere del
libraio, almeno per come veniva interpretato qualche decennio fa.
Dunque,
seguiamo Lia, ragazzina dalla madre inaffidabile, da una comunità
all'altra, con qualche breve periodo in famiglie affidatarie; ferita
dal precoce abbandono, la ragazzina è la quintessenza della
ribellione, preda delle più pericolose suggestioni. L'ultimo approdo
è, naturalmente, quello che dà una svolta alla sua vita: quasi
maggiorenne viene affidata ad una libraia, che riesce a domare la
fame di vita della ragazzina e a mostrarle un futuro diverso.
Questa
libraia, simile per certi versi alla signorina Euforbia, dispensa
tisane e libri come aspetti diversi della medesima terapia
dell'anima; coglie i desideri o i problemi nascosti di ciascun
cliente e ne trova la risposta letteraria. Anche lei ha un percorso
di redenzione da una giovinezza in balia della tossicodipendenza, con
tutto quello che può comportare.
L'autrice
scandisce il procedere del rapporto fra le due donne con citazioni,
opportunamente esplicitate alla fine del libro, dimostrando come sia
vera l'osmosi che spesso si crea fra narrazione e vita. Efficace la
descrizione del percorso di vita di Lia, la solitudine, la seduzione
esercitata su di lei dai miti del successo e dell'apparire, mostrando
quanto può essere fragile la difesa degli adolescenti nei confronti
delle sirene dello spettacolo e dei media.
Come
libraia non posso che apprezzare l'immagine quasi sacrale del
personaggio della libraia; ma non posso non trovarlo avulso dal tempo
in cui viviamo.
Certamente
esistono librerie che sono anche punti di riferimento culturale,
libraie e librai capaci di entrare in sintonia con il lettore
errante, in cerca di consigli anche di vita.
Ma il
nostro lavoro è assai diverso oggi, più tecnologico, più attento
ai dati economici, più succube delle tendenze e delle mode, come ho
già detto, alla ricerca perenne del Libro Perfetto, quello che si
vende da solo e riempie le librerie di non lettori.
Mi
piace pensare, se tanta poesia si è dissolta sotto la pressione del
mercato, che ci siano rimaste, a noi libraie e librai resistenti, la
professionalità e l'onestà intellettuale, il desiderio e la volontà
di dire anche di no, di sconsigliare caldamente quello che proprio ci
risulta indigesto.
E poi
ciascuna/o di noi si porta come prezioso bagaglio quei pezzetti di
gratitudine che i lettori, quelli più giovani soprattutto, ci
regalano.
Eleonora
“La
libraia”, F. degl'Innocenti, San Paolo Edizioni 2014
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