LENTI E ATTENTI
Sufi, bestie e
sultani, Jalâl âlDîn Rûmî, Nooshin Safakhoo
Topipittori 2014
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"Il califfo
disse a Laila: 'Sei tu veramente la ragazza per la quale Majnun ha
perso la testa e il senno? Eppure non sei più bella delle altre
belle'. E Laila rispose: 'Taci, tu non sei Majnun! Se tu avessi gli
occhi di Majnun, riusciresti a vedere la differenza. Tu sei in te,
Majnun è fuori di sé. In amore essere in sé impedisce di vedere."
Chi è troppo concentrato sulla propria mente, difficilmente sa
amare. Allo stesso modo quando la mente pensa di poter capire ogni
cosa, è proprio allora che non riesce a vedere la Bellezza, perché
concentrata a seguire le inutili preoccupazioni.
Questa è la sapiente risposta di Laila riguardo all'amore.
Tutto, in questo libro, ruota intorno alla sapienza.
La filosofia di Jalâl âlDîn Rûmî, poeta e mistico sufi vissuto
otto secoli fa, è 'lente' per guardare meglio nel profondo
dell'animo umano.
La stupidità, l'astuzia, la capacità di saper moderare il proprio
linguaggio, la saggezza di saper prevedere il pericolo incipiente o,
al contrario, la dabbenaggine di chi si fida troppo, sono alcuni dei
grandi nodi intorno a cui ragionano i testi di Jalâl âlDîn Rûmî,
riscritti da Anna Villani e Giovanna Zoboli.
Il pappagallo stupido che si paragona a un sufi che gli passa
accanto, o il leprotto astuto che, nonostante le aspettative, riesce
a far precipitare in un pozzo il leone che si era creduto
invincibile, o ancora il pesce intelligente che fugge nel mare,
scampando le reti dei pescatori sono alcuni dei personaggi che
popolano questi 16 racconti, da centellinare in una lettura lenta e
attenta.
Occorre prendersi il dovuto tempo, il dovuto silenzio, occorre
sgombrare la mente dai molti stereotipi su cui viaggia a gran
velocità il nostro pensiero occidentale e quindi, solo dopo tutto
questo, si può prendere in mano il libro per leggerlo e capirlo.
Ci si potrà soffermare a ragionare su alcune grandi verità, come
quella di Laila sull'amore, o quella del sufi sulla prudenza, o
ancora quella del pesce intelligente solo a metà, si potrà
sorridere nel leggere la storia di una partita a scacchi tra un bravo
giocatore e un principe collerico o quella di una moglie bugiarda e
ingorda e di un gatto innocente.
Un racconto per pagina, una tavola di Nooshin Safakhoo per ogni
racconto. La sensibilità e la capacità di sintesi di questa
illustratrice iraniana è in assoluta sintonia con Jalâl âlDîn Rûm.
Astrazioni e simbolismi rendono ogni illustrazione emblema di quanto
raccontato nel testo. I volumi diradano, spariscono le ombre e con
loro il senso della realtà, del quotidiano, del contingente per
privilegiare il registro filosofico, direi universale, dell'immagine.
E così le architetture, poche e geometrizzate a tal punto da
cancellare quasi del tutto il senso di profondità, sono piuttosto
cornici che focalizzano il centro dell'azione; i personaggi, anche
loro, così poco caratterizzati nelle fisionomie, sono leggibili come
veri 'archetipi' dell'uomo e della donna, al pari degli animali,
moltissimi, vere e proprie icone di volpi e cammelli.
Questa
rarefazione di segno e, sottile ma brillante, la trama di particolari
quali l'abbigliamento, gli intrecci geometrici e floreali, ci portano
immediatamente nella cultura iconografica mediorientale, che
contribuisce a rendere questo libro 'qualcos'altro'.
Andrebbe spiegato ai bambini che anche noi veniamo da lì, ma che,
troppo spesso, ce lo dimentichiamo (purtroppo per noi).
Carla
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