"IL CATALOGO È QUESTO"
Robot,
Bruno Tognolini, Marco Somà
Rizzoli 2014
ILLUSTRATI PER MEDI (dagli 8 anni)
"Sono Tatanko,
l'antico primo dio Bisonte Bianco.
Con grandi corna
curve sulla testa, sapessi che mal di testa!
Ti parlo da un mondo
futuro, che è la tua Terra tornata alla selva.
Ah, sì, solo
immense foreste coprono la vecchia palla!
E steppe, deserti e
ghiacciai.
Vedessi, è più
bella che mai!"
Bambino che leggi,
ascolta la parola di Tatanko: Niente città, niente case o casipole
(la lingua di Tatanko è colta). Tutto è stato cancellato. Sulla
Terra tutta nuova girano solo due branchi di scimmioni armati di
bastoni. E animali piccoli e grandi. Tatanko ti racconta di aver
trovato qualcosa sfuggito alla distruzione: un taccuino che raccoglie
l'elenco degli attrezzi che l'umanità aveva inventato per sé. È un
catalogo di robot. Sfoglialo, è molto interessante. Di robot ce n'è
per ogni esigenza: per portare a passeggio i cani gli uomini avevano
progettato Rescican®, per le questioni legate all'apprendimento
c'era Sekkio®, Fiokko® per allacciarsi le scarpe, Griffo® per
consigliare l'abbigliamento più adatto, e Kunto® per leggere una
fiaba la sera. Per ognuno di loro, in detto catalogo, sono elencate
le caratteristiche tecniche, le abilità e le precauzioni da
osservare nell'uso, nonché gli optional e gli accessori.
Certo che per Tatanko,
che esiste dall'inizio dei tempi, deve essere stato appassionante
seguire l'evoluzione del genere umano. Al principio gli umani erano
scimpazoni e avevano solo l'ingegno dalla loro eppure di strada ne
hanno fatta parecchia: dal bastone come prolunga del braccio, alla
scheggia di ossidiana che taglia e ferisce si arriva, per tappe, alle
macchine per fare quello che le mani non vogliono più fare. Si
dimezza la fatica e si arriva alla costruzione delle macchine che
generano altre macchine. E il tempo sembra correre più veloce.
Milioni di anni per evolversi da scimmione a uomo, e un giorno per
trasformare il mondo con macchine che non hanno un freno. Attenti,
uomini, che vanno più veloci dello stesso cervello che le ha
pensate.
Troppe macchine, troppo
veloci, distruggono la Terra e Tatanko ha detto basta. Con un bel
Diluvio si ritorna al Via. L'onda è partita, e il mondo è andato
sotto.
Niente più macchine,
niente più gente. Sulla Terra ora ci sono di nuovo solo gli
scimmioni. Chissà che questa volta abbiano imparato la lezione!
Tognolini e Somà,
l'umanità e il suo catalogo.
Il punto di partenza è
un topos caro a molta letteratura:il mondo dopo la fine del mondo. Un
dio originario, Tatanko o Bisonte, preso a prestito dalla cultura dei
nativi americani, con il giusto distacco di spazio e tempo osserva
l'umanità e la sua evoluzione. Vede e punisce i grandi errori che
essa ha commesso, ma nello stesso tempo, affettuosamente, come un
buon padre, le offre una seconda possibilità. Gli uomini hanno
esagerato, hanno superato il limite di guardia, hanno distrutto per
sete di progresso tutto ciò che di buono era stato loro affidato. E
allora, per salvare il salvabile, occorre cancellare il passato e
ripartire da zero.
Questo il suo racconto,
dal principio alla caduta. E in esso, intrecciato sapientemente, si
insinua il catalogo delle macchine che l'uomo ha creato per il suo
benessere. Attraverso le sue invenzioni, l'uomo racconta di sé.
Un enorme tema, che ci
facciamo qui?, teso come una rete, su cui poggia un elenco ordinato e
sistematico -un catalogo, appunto- di cosa sia l'uomo, 'letto' in
chiave meccanica.
Un elenco geniale,
immaginifico, allusivo e sommamente arguto.
E così, robot dopo
robot, ridendo, ci si rivolge a un bambino ideale, un bambino che è
tutti i bambini, parlandogli di amicizia, di solitudine, di doppio,
di apparenza, di egoismo, di affetto e di molto altro ancora.
In una lingua che
suona.
Marco Somà,
all'altezza della grande sfida, le dà magnifica forma. Pieno di riferimenti e citazioni, il disegno cattura lo sguardo nell'accuratezza del dettaglio. La consonanza
tra il racconto e le immagini mi fa supporre che i due abbiamo
lavorato, in fase creativa, gomito a gomito. E se lo hanno fatto si
sono contaminati l'uno con l'altro, al punto di risultare
coincidenti.
Il risultato finale è
denso di senso.
Se fossi maestra, lo
porterei in classe e, giorno dopo giorno, passerei in rivista un
robot dopo l'altro. Si riderebbe sui processori Mentina®, sugli
optional, sui niconomi e nel contempo, come ogni buon catalogo, ci
aiuterebbe a sistematizzare la conoscenza. Solo cose buone ne
uscirebbero.
E Tatanko, che ora
danza lontano, approverebbe.
Carla
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