giovedì 20 novembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


COME PANE E BURRO

Rico, Oscar e la Pietra Rapita, Andreas Steinhöfel, Peter Schössow
Beisler 2014


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Orsi è stato il nostro primo morto, per questo eravamo un po' agitati. Era sdraiato su un fianco, con le gambe piegate di fronte alla porta chiusa del suo appartamento, vestito con il suo puzzolente pigiama blu a righe grigie. aveva gli occhi chiusi. Per fortuna. Mi sarei preso una gran strizza se il suo cadavere mi avesse fissato."

Esterno berlinese. Piove. Uno sparuto gruppo di persone si è riunito di fronte a una fossa aperta, nel cimitero della città. È il funerale del signor Orsi. Quel vecchio scontroso che abitava al quarto piano di un palazzone berlinese, è stato trovato morto stecchito da due ragazzini, Rico e Oscar.
Così comincia la terza e ultima, ahinoi, avventura di questi due curiosi amici: uno, lungo lungo e lento di cervello (sempre meno, a dir la verità) l'altro, basso basso basso pieno di inventiva e di fobie (sempre meno, a dir la verità). Perfetti, insieme: come pane e burro.
Le trame delle loro avventure sono complesse e avvincenti. Qui basti sapere che i due sono all'inseguimento, fino sulle coste del Baltico, di due ladri di sassi. La mitica collezione di pietre da allevamento che riempiva la solitudine dello scontroso Orsi ora è diventata oggetto del desiderio da parte di una presunta ereditiera e del suo poco raccomandabile fidanzato. La meravigliosa 'pietra vitellina' che il vecchio ha lasciato per testamento a Rico è sparita e con lei un altro paio di altri sassi 'interessanti'.
Per il ponte di Pentecoste, complici una serie di circostanze favorevoli i due ragazzi partono (in verità a partire sono in parecchi, come al solito).
Direzione: Costa d'Ambra, Prerow. E poi tornano e, come dopo ogni viaggio che si rispetti, al loro rientro sono cambiati, sono cresciuti. E noi con loro.


L'intreccio serrato della storia non permette sosta nella lettura e fa sudare il blogger che cerca invano di raccontarla. Succede a un mucchio di personaggi un mucchio di cose che vanno a posizionarsi ordinatamente come pezzi un puzzle per ricomporre un quadro di insieme che non ha sbavature o cedimenti. Tutto torna alla perfezione. Neanche per un momento perdiamo il gusto di seguirli, tanto è robusta la costruzione e non dubitiamo mai neanche un momento che quello che leggiamo non sia potuto accadere davvero. E così finiamo per essere 'complici' di questi due ragazzini così speciali. Ma se questo è quello che ci succede nella testa, scoprendoci a ragionare con loro su cosa sia meglio fare per arrivare prima a Berlino a smascherare la ladra, o su cosa sia meglio fare per evitare che il controllore sul treno si accorga dei due clandestini, ben altro succede nel nostro cuore, leggendo quello che Steinhöfel infila tra le righe. Sottilmente, siamo attratti a livello emotivo dalle ingenuità di quei due, dalle loro paure, dalle loro insicurezze, in sistesi dal loro essere bambini in un mondo di adulti. Inevitabilmente prendiamo le distanze da alcuni personaggi, ci leghiamo ad altri, ne apprezziamo o ne critichiamo le scelte, in sistesi diventiamo parte di quella comunità sulle pagina. Questo variegato e meraviglioso intreccio di diversissima umanità che nei libri di Rico e Oscar mi ha sempre molto colpito e affascinato è di nuovo qui. Esso, nella sua poliedricità, rappresenta una rete a maglie più o meno strette su cui questi due bambinetti cercano di arrampicarsi per diventare grandi.
Ci riusciranno, ve lo anticipo.
Ma non saranno i soli a dover fare strada. Come nella vita vera, anche molti adulti devono arrampicarsi per arrivare a trovare la loro personale felicità. Così andrà per il fragile Lars, così per la bella madre di Rico e per il magnifico Celli, così per la dolce signora Dolci e il goffo signor De Brocchis, o ancora per il seducente Rubini.
Solo Mommsen continua ad affogarsi nell'alcol, ma va bene anche così.

Carla

Noterella al margine: lo sospettavo e oggi ne ho avuto la conferma. Le pietre preziose, nella realtà come nella finzione di un libro, si nascondono. Mai fidarsi delle apparenze. Lo stesso si può dire per i personaggi di questa storia. Opachi all'esterno, preziosi dentro. 

Altra noterella al margine: chiudo il libro con gli occhi lucidi (non faccio testo perché sono una dalle lacrime in tasca) e disperatissima realizzo che di quel palazzo e dei suoi abitanti non potrò sapere più niente. Steinhöfel, d'altronde, ha dato un futuro a tutti, pietre comprese, e ora, leggero, gira lo sguardo altrove.

Nessun commento:

Posta un commento