ZERO
Se si
cerca un'interpretazione originale del concetto generazione 2.0,
questo romanzo di Luigi Ballerini, Io sono Zero, lo è
sicuramente.
Un
interessante incontro fra romanzo di fantascienza e spy story che
descrive un'evoluzione futuribile e inquietante del nostro presente
digitale.
Zero è
un ragazzo di quattordici anni, cresciuto in assoluto isolamento e
allenato in una realtà virtuale a diventare il perfetto guidatore di
droni, un soldato deprivato di emozioni e perfettamente capace di
interagire con la tecnologia più avanzata. A condurre questo
'esperimento' è una rete di congiurati, militari o servizi segreti
deviati, che nell'assoluto segreto coltiva sogni di una guerra
perfetta. Contro un nemico ipotetico, contro chi si oppone, contro
l'umanità.
Non
voglio addentrarmi più di tanto nella trama, che scorre veloce e
adrenalinica come l'azione che racconta, che si svolge in un
frenetico fine settimana.
Mi
interessa ragionare con voi sul nostro presente e sui nostri incubi
inespressi.
La
narrativa fantascientifica dagli anni '50 in poi ha volutamente dato
forma alle paure del mondo uscito dalla Seconda Guerra Mondiale: ha
immaginato e messo davanti ai nostri occhi orizzonti catastrofici
legati alle armi di potenza prima inimmaginabile, come la bomba
atomica; ha evidenziato le storture e i possibili orrori di una
società di massa spersonalizzante; ha dato corpo, alieno, alle paure
del diverso, dell'ignoto; ha immaginato i paradossi dell'intelligenza
artificiale, quel 'quasi' umano che viene percepito come una
minaccia. E' stata, insomma, una sorta di specchio deformato che
consentiva al cittadino uscito fuori dall'atomica e dal mondo
concentrazionario, di vedere i limiti, le storture, le inquietudini,
di esorcizzarli, in qualche modo di vaccinarsi. Alcuni di questi
romanzi hanno avuto un valore profetico.
Da cosa
ci sta mettendo in guardia Ballerini? Le implicazioni di un mondo
virtuale onnicomprensivo, capace di controllare il comportamento di
utenti privi, artificialmente, di qualsiasi senso critico; ragazzi
che confondono, plagiati, la realtà con il mondo virtuale;
organizzazioni, militari e non, in grado di utilizzare questi
strumenti ad insaputa della maggioranza delle persone. Che ci sia del
vero in tutto questo, è indiscutibile; che il nostro comportamento
sia monitorato, studiato e utilizzato, per esempio a fini
commerciali, è noto; potrebbe essere usato anche a fini politici o
militari? Forse.
Siamo
di fronte ad una svolta dell'umanità, ad una simbiosi fra essa e le
macchine che ha costruito, ad una radicale spersonalizzazione
dell'individuo? Forse.
L'unico
antidoto a questi inquietanti processi, così sembra sostenere
l'autore, appare essere una componente altamente rivoluzionaria del
comportamento umano, l'empatia legata all'amore materno, incarnato in
questa storia da due personaggi antitetici.
Come
dargli torto. Ma se davvero questa componente affettiva fosse così
forte, non ci sarebbero, né ci sarebbero state, tante guerre,
massacri, stupri, torture che invece costellano il cammino
dell'umanità.
Eleonora
“Io
sono zero”, L. Ballerini, Il Castoro 2015
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