mercoledì 25 marzo 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

TENERLO PER SEMPRE

Papà sulla Luna, Adrien Albert
Babalibri, 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"La navicella si posa sulla superficie lunare, alzando un nuvolone di polvere. Papà è lì che l'aspetta. Con un salto Maia è tra le sue braccia. 'Ho rischiato di partire senza il mio peluche. Era nascosto sotto il letto, non riuscivo a trovarlo. Sarebbe stato un peccato perché non avresti potuto vedere la pettinatura che gli ho fatto per venire sulla Luna.' 'Mi mostrerai tutto dentro la stazione spaziale', risponde papà."

Maia vive con la mamma sulla Terra, in una casetta vicino al parco. Il papà, invece, abita in una stazione spaziale sulla Luna. Maia per questo fa sempre su e giù. Ormai è una esperta astronauta e parte ogni volta con la sua astronave parcheggiata nel parco: si accomoda sul suo seggiolino, sua madre accende i reattori del razzo e l'emozione della partenza è di nuovo lì. Decollo riuscito, attraversamento dell'atmosfera senza problemi e, raggiunto lo spazio profondo, una volta che il razzo lascia libera l'astronave, essa 'veleggia' nel nero del cielo verso la Luna.


Breve merenda in assenza di gravità, quindi la navicella con Maia si stacca dalla grande astronave a alluna. La stazione spaziale non pare molto diversa da una casa terrestre e anche la vita che si fa là dentro non sembra tanto inconsueta: si mangia, si dorme si gioca, si fa il bagno, si guarda un bel film. Ma una cosa è molto diversa: quel grande telescopio con cui Maia, zoomando, riesce a vedere la sua mamma lontana. Proprio sbirciando lì attraverso Maia vede sua mamma con in braccio un gattino. Maia lo vorrebbe per sempre. Non resta che chiederglielo, una volta tornata alla base.


Tra mamma e papà ci sono 384.000 chilometri e rotti. Bisogna essere organizzati per fare questo continuo su e giù. Maia è una bambina con la valigia in mano che divide il suo tempo tra la casa di mamma e la casa di papà. Al pari di tanti bambini come lei, Maia riesce a trarre da questa distanza, da questa separazione, il meglio che può. La sua allegria e spensieratezza mi pare sia frutto di una serenità raggiunta tra la mamma terrestre e il papà lunare e anche da una sicurezza affettiva che entrambi sanno trasmettere alla piccola viaggiatrice. Tale armonia generale è a tal punto evidente che viene anche il dubbio che tale distanza un giorno non possa essere di nuovo colmata e l'astronave messa per sempre in garage.


Poco importa che Papà sulla Luna racconti di due genitori separati per sempre, o che racconti solo di un loro distacco temporaneo, il fuoco della questione sta proprio nella capacità che gli adulti dovrebbero avere nei confronti dei più piccoli nel tutelarli e difenderli dalla sofferenza che i distacchi portano con sé. Vibra tra le cose non dette un'inquietudine di fondo che anche le migliori pratiche sembrano non poter cancellare del tutto: "Ma quel gattino però lo terremo sempre con noi, vero? Come a dire, in un sotto testo, da lui non ci separeremo, vero?


Palpabile e non fittizia è tuttavia una buona armonia che regna tra i tre. E che, a vederla, trasmette la stessa gioia che si prova quando si incontrano famiglie disgiunte che hanno saputo costruire così bene la loro sfera affettiva che nessun distacco ha potuto minare.
Minuziosa la precisione, pur semplificata, delle procedure astronautiche, quel bel cielo nero lunare che contrasta con quello azzurro terrestre. I risguardi di copertina che alludono al panorama in andata e a quello in ritorno.
Il mare della tranquillità del testo ha un suo corrispettivo nelle tavole che, con il suo segno lineare, le sue ambientazioni piuttosto essenziali e l'attenzione minuziosa al dettaglio, senza mai cadere nella leziosità, mi pare tenga presente i libri di Yuichi Kasano. Originali le prospettive e le inquadrature che passano dalla grande tavola a piena pagina alla sequenza accelerata della striscia del fumetto. 


Il continuo passaggio dal primissimo piano alla panoramica movimenta ogni sequenza: se lo leggessimo in penombra potremmo pensare di essere al cinema.

Carla

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