FORSE...
La nonna
addormentata, Roberto Parmeggiani, João Vaz de Carvalho
Kalandraka 2015
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"La mia nonna
dorme tutto il giorno, da un mese.
La mia mamma dice
che è come la Bella Addormentata, aspetta un principe azzurro che le
dia un bacio per svegliarla."
Forse
dietro tutto questo gran dormire si nascondono anche dei bei sogni,
annidati in quei capelli così voluminosi: tutte le cose che a lei
sono sempre piaciute molto. Mare, limonata, pane e aquiloni.
Il
bambino che ci racconta tutto questo è lì che guarda dormire la sua
nonna e si interroga su cosa stia accadendo. E allora mette insieme
quei pochi elementi che ha a disposizione: le cose strane che la
nonna faceva prima di cadere addormentata. Ricorda quando aveva
ballato il valzer in salotto con il suo cappello di fiori, oppure
quando aveva deciso di fare la zuppa con i fiori del giardino odi
quando progettava di andare sulla luna. E ora tutto questo insolito
gran dormire.
Ma
ancora prima di tutte queste cose strane, la nonna era quella che gli
raccontava molte storie, gli comprava molte figurine e gli preparava
molte pizzette per merenda e lo abbracciava con molto amore. Tutto
questo 'molto' che c'era prima, fa sentire ancora di più il vuoto di
questo suo silenzio attuale e lo rende inspiegabile ai suoi occhi. Ma
la nonna è lì e lui la guarda con i suoi occhi grandi, sperando di
vedere un movimento in lei al sentire che lui cucinerà come lei la
miglior pasta al pomodoro al mondo.
La
nonna dormiva da un mese. Poi è arrivato il principe e l'ha
svegliata e ora non sogna più. Ora può volare in alto con gli
aquiloni, può nuotare nel mare, bere un sacco di limonata e mangiare
un sacco di pane....
Va
in direzione contraria, la nonna addormentata. Lei ha dormito prima,
per poi svegliarsi. Lei da viva sogna e poi parte perché il sogno si
realizzi.
Lei
se ne va perché un principe azzurro l'ha baciata.
Libri
che cercano di spiegare il grande mistero della morte di un nonno,
così come deve apparire agli occhi dei bambini, ce ne sono molti.
Più o meno riusciti, perché la retorica intorno al tema è sempre
in agguato. A parte questo, noi italiani siamo un popolo che dialoga
malvolentieri con il tema della morte. Ci piace tanto parlar di
malattie, ma quando si tratta di morte, tra grandi, ci ammutoliamo
volentieri. Non ci piace parlarne o sentirne parlare: per paura o per
scaramanzia cerchiamo sempre di svicolare dal discorso. Riguardo al
compito di spiegarlo ai bambini, le cose un poco cambiano. Siamo
sempre molto prudenti e scaviamo nel nostro immaginario per trovare
metafore sempre nuove per spiegare la scomparsa e per far trovare
loro un po' di sollievo nel lutto. I nonni che, di norma, sono i
primi a uscire di scena nella vita dei bambini, vanno in cielo e da
lì vegliano, si trasformano in ciliegi, diventano piccoli e i
bambini li respirano, oppure ammettono la loro stanchezza per aver
vissuto intensamente e hanno solo un gran bisogno di fermarsi...
Qui
Roberto Parmeggiani (concedetevi due passi nel suo blog) va in direzione contraria: morire è per quella
nonna svoltare e andare verso la liberazione. Per quel bambino che
rimane, l'assenza assume così un senso diverso e addolcisce il peso
della perdita senza ritorno. Forse.
Sono
principalmente due le cose che mi hanno colpito di questo libro.
La
prima: l'attentissimo uso del linguaggio e in particolare dell'uso
dei tempi dei verbi che, da soli, hanno il potere di cambiare il
verso della storia. Ad un presente e a un futuro che portano in sé
la prospettiva del bambino proiettato verso un domani, si contrappone
con ferma delicatezza un imperfetto che inverte il nostro pensiero in
avanti e lo riporta all'indietro. Girando quella pagina, tutti
percepiscono (perché nessuno glielo dice espressamente) che la nonna
è andata.
La
seconda cosa, invece, la noto nei disegni di João Vaz de Carvalho e,
più nel dettaglio, nel gioco espressivo di quel bambino, dai grandi
occhi sgranati. Quello sguardo, apparentemente sempre uguale, passa
dallo stupore iniziale per questo sonno senza risveglio, dalla
perplessità per le stranezze della nonna, alla speranza di riuscire
a svegliarla con le sue letture, allo spaesamento davanti a quel
letto vuoto e infine al dubbio tanto grande che le cose siano
effettivamente andate come gli hanno raccontato.
Roberto
Parmeggiani finisce il suo racconto lasciando la nonna in mezzo a
tonnellate di pane che se la gode, Carvalho, invece, si prende una
tavola in più -l'ultima- dove quel bambino, come tutti i bambini
avrebbero fatto al posto suo, nel silenzio e nella solitudine, guarda
la luna e con gli occhi sembrerebbe dire: Forse...
Carla
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