LA PARABOLA DEL BULLO
Se la
storia di Auggie, in Wonder, ha
appassionato lettori di tutte le età, ora la storia di Julian
dovrebbe farli riflettere sul tema del bullismo.
Un
personaggio del precedente romanzo diventa, infatti, protagonista di
quello successivo, Il libro di Julian, in cui racconta in
prima persona il suo punto di vista e le sue reazioni all'arrivo di
Auggie a scuola. L'intenzione dell'autrice, R.J. Palacio, è quella
di porre in primo piano un altro polo della storia di Wonder, il
giovane bullo. Ovviamente, Julian non è 'cattivo' per natura, è
insicuro, si spaventa nel guardare film horror, che gli provocano
incubi notturni. Genitori iperprotettivi, ma distratti da mille
impegni, e una cerchia di amicizie complici fanno sì che il ragazzo
prosegua nelle sue deprecabili imprese contro Auggie, il ragazzino
dal volto deformato da un'anomalia genetica.
Ci si
mette anche la gelosia, dato che il miglior amico di Julian lo
abbandona per affiancarsi a Wonder, così coraggioso e pieno di
risorse.
Non
basta la punizione della scuola, che lo sospende, a renderlo
consapevole delle proprie malefatte: il gioco della peste, che ha
isolato fisicamente Wonder dai compagni di scuola, i bigliettini
offensivi lasciati nell'armadietto, gli insulti quotidiani.
E'
necessario l'intervento della nonna, ebrea francese, salvata dai
rastrellamenti nazisti da un compagno di scuola chiamato da tutti
'granchio', per le sue deformità.
Il suo
commovente racconto, il rimorso per aver capito troppo tardi il
valore di quel ragazzo, riescono a smuovere la corazza di Julian, che
finalmente diviene consapevole del danno causato.
Questa
è sicuramente la parte più riuscita del romanzo, quella in cui si
riesce a dare un'idea non retorica del valore dell'amicizia, tanto
più forte e importante nei momenti di difficoltà. Amicizia che può
andare oltre qualsiasi differenza fisica.
Ma se
in Wonder si affrontava con ironia e partecipazione il tema
della diversità, comunque la si voglia intendere, qui è più
difficile immedesimarsi nel personaggio di Julian; non c'è la stessa
forza narrativa e si sente maggiormente il peso di una vocazione
didascalica, voler rappresentare, con troppe semplificazioni, il
fenomeno del bullismo. Mi sembra che l'immagine che così viene
costruita non renda la difficoltà e la complessità di un tema, peraltro di grande attualità.
E' il
limite delle storie 'a tesi', il cui l'urgenza del tema trattato
costringe ad eccessive semplificazioni. Più efficace, da questo
punto di vista, The bully book.
Mi
sembra comunque importante proporre ai ragazzi e alle ragazze delle
medie letture diverse che comunque li costringano a misurarsi con le
prepotenze e le violenze grandi e piccole che si consumano
all'interno delle scuole. Troverei forse ancora più interessante
indagare il clima di indifferenza, di silenzio e di complicità in
cui si realizzano.
Eleonora
“Il
libro di Julian”, R.J. Palacio, Giunti 2015
Nessun commento:
Posta un commento