IL PIFFERAIO FILOSOFO
Archì, Roberto Piumini, Emmanuelle
Bastien
Topipittori 2015
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Sebbene gli somigli Archì non
è arlecchino
Chi sia non si sa. Si sa che è
allegro e strano.
Nemmeno lui sa di essere Archì.
Sa solo che una cosa se ha le ali
va..."
Archì, come tutti, è fatto di molti
pezzi. E come tutti, camminando, li semina per strada. Forse fan
rumore, i pezzi, rotolando sul selciato e lui sa bene che li sta
lasciando. Se dietro di sé lascia cose che dopo cresceranno, davanti
a sé ha solo cose da imparare: quando da lui si stacca un uccellino,
Archì capisce che quello vola, quando dal suo corpaccione colorato
esce anche una tromba lui sa che se ci soffia dentro quella suona, e
sa che, per inseguire una farfalla, si può anche ruzzolare sulla
terra dura.
Ridotto a pochi pezzi: una testa, un
cappello, due mani e due scarpe, Archì capisce che ogni inizio
porta in sé la fine, che il vento può mischiare tutto, e che per
saper le cose bisogna solo andare.
Archì, come il Giovannino di Rodari,
semina parti di sé lungo il cammino. Ma se Giovannino era un
distratto, Archì sembra essere un uomo molto saggio, che pensa di
non sapere molto: un uomo saggio, di una saggezza quasi
inconsapevole. Una saggezza naturale.
Fatto di tante cose, Archì cammina e
lascia parti di sé: potrebbero essere pensieri, oggetti, parole,
idee o suggestioni. E tutto ciò che lascia dietro le sue spalle, al
principio semplici frammenti di colore, con il tempo radica e si
costruisce, si struttura. Non è forse questa la missione che ogni
uomo dovrebbe avere su questa terra? Quella di seminare e lasciar
crescere qualcosa dietro di sé? La sua traccia di pezzetti gialli,
rossi e azzurri fiorisce lentamente e cresce fino a diventare un
microcosmo di oggetti, persone e creaturine. Di Archì è
rimasto ben poco.
Lui sa che nulla è mai per sempre.
Ora si muove leggero e va dove lo porta la punta
del naso.
Un albo quasi quadrato che per forma
leggermente verticale smentisce l'andamento orizzontale dell'interno,
scandito dalla passeggiata di Archì che con regolarità attraversa
da sinistra a destra la pagina bianca, seminando cose.
Un libro che si scopre con lentezza,
laddove il sottile gioco che Emmanuelle Bastien ha creato con le
forme esce e si rivela solo nell'atto di sfogliare e risfogliare.
Lentamente vengono a galla le nuove composizioni: i triangoli si
associano con i semicerchi e vengon fuori tavoli e poltrone, lampade,
fiori e quando il vento rimischia tutto, le stesse forme si
ricompongono in una allegra brigata di bambini e animaletti che
marciano in parata. Archì sembra voler accelerare il passo ed esce
dalla pagina: lui il suo lavoro l'ha fatto, generoso pifferaio di
Hamelin, riparte per un'altra parte di mondo da scoprire.
Che bella scoperta è per tutti
Emmanuelle Bastien. Un po' Archì anche lei, lascia dietro di sé una
scia di pensieri, idee e suggestioni che poi tutti quelli che le
vorranno andare dietro, impiegheranno in modi diversi. Guardate ciò che fa e capirete.
Già il fatto che di Archì si sappia
quasi nulla e che intorno a lui ci sia così tanto vuoto da riempire
è uno stimolo irresistibile.
Brava lei, pifferaia geniale, e bravo Piumini che le va
dietro, a lasciare libera ogni interpretazione, a lasciare tanto
'bianco' intorno: generoso omino un po' filosofo, per me, per altri
bambino alla scoperta del mondo.
Poco importa. Rivendico il mio ruolo di
Lector in fabula perché dietro ad Archì ho fatto la mia
passeggiata inferenziale e sono contenta così.
Carla
Noterella al margine. Ai Topipittori gli è presa così: fanno libri con le figure che si scompongono e si ricompongono. Dopo Archì, hanno fatto a fette le verdure. Chiara Armellini fece a pezzi con successo varie bestioline (Ti faccio a pezzetti, 2014) e ora affetta finocchi e zucchine...(Ti faccio a fettine, 2015)
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