martedì 26 maggio 2015


IL PIFFERAIO FILOSOFO

Archì, Roberto Piumini, Emmanuelle Bastien
Topipittori 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Sebbene gli somigli Archì non è arlecchino
Chi sia non si sa. Si sa che è allegro e strano.
Nemmeno lui sa di essere Archì.
Sa solo che una cosa se ha le ali va..."

Archì, come tutti, è fatto di molti pezzi. E come tutti, camminando, li semina per strada. Forse fan rumore, i pezzi, rotolando sul selciato e lui sa bene che li sta lasciando. Se dietro di sé lascia cose che dopo cresceranno, davanti a sé ha solo cose da imparare: quando da lui si stacca un uccellino, Archì capisce che quello vola, quando dal suo corpaccione colorato esce anche una tromba lui sa che se ci soffia dentro quella suona, e sa che, per inseguire una farfalla, si può anche ruzzolare sulla terra dura. 

Ridotto a pochi pezzi: una testa, un cappello, due mani e due scarpe, Archì capisce che ogni inizio porta in sé la fine, che il vento può mischiare tutto, e che per saper le cose bisogna solo andare.

Archì, come il Giovannino di Rodari, semina parti di sé lungo il cammino. Ma se Giovannino era un distratto, Archì sembra essere un uomo molto saggio, che pensa di non sapere molto: un uomo saggio, di una saggezza quasi inconsapevole. Una saggezza naturale.
Fatto di tante cose, Archì cammina e lascia parti di sé: potrebbero essere pensieri, oggetti, parole, idee o suggestioni. E tutto ciò che lascia dietro le sue spalle, al principio semplici frammenti di colore, con il tempo radica e si costruisce, si struttura. Non è forse questa la missione che ogni uomo dovrebbe avere su questa terra? Quella di seminare e lasciar crescere qualcosa dietro di sé? La sua traccia di pezzetti gialli, rossi e azzurri fiorisce lentamente e cresce fino a diventare un microcosmo di oggetti, persone e creaturine. Di Archì è rimasto ben poco. Lui sa che nulla è mai per sempre.  


Ora si muove leggero e va dove lo porta la punta del naso.
Un albo quasi quadrato che per forma leggermente verticale smentisce l'andamento orizzontale dell'interno, scandito dalla passeggiata di Archì che con regolarità attraversa da sinistra a destra la pagina bianca, seminando cose. 


Un libro che si scopre con lentezza, laddove il sottile gioco che Emmanuelle Bastien ha creato con le forme esce e si rivela solo nell'atto di sfogliare e risfogliare. Lentamente vengono a galla le nuove composizioni: i triangoli si associano con i semicerchi e vengon fuori tavoli e poltrone, lampade, fiori e quando il vento rimischia tutto, le stesse forme si ricompongono in una allegra brigata di bambini e animaletti che marciano in parata. Archì sembra voler accelerare il passo ed esce dalla pagina: lui il suo lavoro l'ha fatto, generoso pifferaio di Hamelin, riparte per un'altra parte di mondo da scoprire.


Che bella scoperta è per tutti Emmanuelle Bastien. Un po' Archì anche lei, lascia dietro di sé una scia di pensieri, idee e suggestioni che poi tutti quelli che le vorranno andare dietro, impiegheranno in modi diversi. Guardate ciò che fa e capirete.
Già il fatto che di Archì si sappia quasi nulla e che intorno a lui ci sia così tanto vuoto da riempire è uno stimolo irresistibile.
Brava lei, pifferaia geniale, e bravo Piumini che le va dietro, a lasciare libera ogni interpretazione, a lasciare tanto 'bianco' intorno: generoso omino un po' filosofo, per me, per altri bambino alla scoperta del mondo. 

Poco importa. Rivendico il mio ruolo di Lector in fabula perché dietro ad Archì ho fatto la mia passeggiata inferenziale e sono contenta così.

Carla

Noterella al margine. Ai Topipittori gli è presa così: fanno libri con le figure che si scompongono e si ricompongono. Dopo Archì, hanno fatto a fette le verdure. Chiara Armellini fece a pezzi con successo varie bestioline (Ti faccio a pezzetti, 2014) e ora affetta finocchi e zucchine...(Ti faccio a fettine, 2015)

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