LA 'TEORIA DEI GIOCHI'
Sulla collina,
Linda Sarah, Benji Davies (trad. Anselmo Roveda)
EDT Giralangolo 2015
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Due scatole di
cartone, abbastanza grandi per starci dentro, abbastanza grandi per
nascondersi. Uto e Leo le portano ogni giorno su, sulla collina.
Certe volte sono re,
soldati di ventura, astronauti. certe volte sono pirati che solcano
cieli e mari in tempesta.
Ma sempre, sempre
sono Grandi Amici."
Uto e Leo hanno un
ritmo a due. Ma un lunedì che prometteva pioggia su quella collina
arrivò un terzo bambino, Samu. Anche lui ha la sua scatola e vuole
unirsi a loro. Comincia a piovere e i tre si rifugiano nelle scatole.
Quando torna il sole i tre escono di nuovo a giocare. Sebbene il
ritmo a due sia sempre lì, tra i bambini qualcosa è cambiato. Uto
si sente strano, prende la sua scatola e la riduce in mille pezzi e
decide che sulla collina non ci salirà più. Si sente escluso, messo
da parte dal nuovo arrivato. Tutte le attenzioni di Leo sembrano
essere per Samu.
Forse però le cose non
stanno proprio così, visto che Leo e Samu un giorno bussano alla sua
porta con una grande sorpresa...Molto di più di una semplice
scatola: una scatola con le ruote che si rivela accogliente razzo
supersonico, oppure triplo jet transformer, ma soprattutto diventa lo
spazio ideale per un ritmo a tre.
Secondo albo di Benij
Davies, dopo La balena della tempesta, ma questa volta con il
testo scritto da Linda Sarah, giovane illustratrice e scrittrice
britannica di libri per bambini.
Questa storia che
racconta le difficili dinamiche tra bambini, in fatto di amicizie, mi
pare straordinaria principalmente per un fatto: l'aver saputo
riassumere con una sola espressione il complicato traguardo
dell'armonia tra persone. Il ritmo a due, il ritmo a tre, il ritmo a
quattro (auspicabile, ma sempre più difficile) è una bellissima
definizione di quello che è uno dei nostri obiettivi primari in
qualità di animali sociali. Stare con gli altri, quando questi altri
è > di 1, non è cosa
facile. Anzi molto difficile. Fatta di delicati equilibri, di sottili
confini, la convivenza, e ancora di più la condivisione, fino ad
arrivare all'amicizia, con più persone la cerchiamo fin da subito.
I bambini sono i maggiori realizzatori di comunità pacifiche, ma
sperimentano fin da subito quanto sia laborioso mantenerle nella loro
armonia iniziale. Spesso tra loro nascono alleanze contro,
emarginazioni, esclusioni, si impongono ruoli dominanti, insomma
cominciano i problemi.
Proprio ieri, sotto un
tepee indiano (a Roma è partita la Tribù dei lettori), luogo
perfetto per discutere in pace anche in assenza del calumet, ho letto
questo libro e con un manipolo di ragazzini abbiamo ragionato di
quanto sia difficile creare un ritmo a tre, un ritmo a quattro...E poi abbiamo
cercato di trovare, per così dire in natura, situazioni in cui il
ritmo sia necessariamente a più voci e funzioni. Una squadra di
pallavolo, un'orchestra...Naturalmente a me che sono adulta è
immediatamente schizzato il cervello a pensare ad una utopia in cui
un'intera società si muova in armonia. Ma questa è un'altra storia.
Uscendo dal tepee,
tuttavia il pensiero mi è subito andato a John Nash, tristemente
alla ribalta in questi giorni, e alla sua Teoria dei giochi.
Può essere un azzardo
paragonare un albo illustrato, dove si racconta che l'arrivo di un
terzo bambino butta all'aria una bella amicizia consolidata, a una
teoria matematica, applicata all'economia? I punti di contatto a me
pare di intravederli. Il contesto, paradossalmente, è lo stesso: il
gioco. Laddove le mosse di ciascun partecipante, definite da Nash
strategie, implicano conseguenze sul gioco di tutti i partecipanti. Sotto gli occhi del lettore le conseguenze che esercita su Uto...
E ancora, nella teoria
dei giochi si parla di giochi cooperativi e di giochi non cooperativi
e non è lo stesso che Benij Davies disegna?...
E per finire, se è
dimostrato che una cooperazione tra i giocatori è possibile, laddove
tutti si impegnino ad agire per un miglior risultato comune,
piuttosto che per il proprio, e che quindi indirettamente si possa
raggiungere un vantaggio, seppur minore, ma equanimente distribuito
tra tutti, non stiamo dicendo la stessa cosa che i bambini mettono in
pratica, costruendo l'enorme Scatola su ruote che li accoglie tutti e
tre, anche se un po' più stretti?
Carla
Noterella al margine.
Tanto ho trovato felice la definizione del ritmo a due o a tre, tanto
mi pare poco scorrevole il testo, appesantito ulteriormente da un uso
ridondante delle maiuscole.
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