E/O
Essere o apparire,
Jorge Luján, Isol (trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2015
ILLUSTRATI
"Sono la cosa
più diversa da me
che tu possa
immaginare
ho la fronte
spaziosa
e qualche idea
che ci naviga dentro
come in un
acquario."
È una ragazzina a
raccontare quanta differenza lei riscontri in sé tra il suo essere e
il suo apparire. E lo racconta un po' al lettore, un po' a se stessa
e, stando alle illustrazioni, lo racconta anche ad alcuni esserini
che la stanno esplorando, come se fosse una terra sconosciuta,
cercando di 'leggerla' come si fa con una mappa.
In pochi versi la
bambina racconta come, nostante le sue grandi orecchie, lei non sia
capace a distinguere le note, nonostante il suo naso piccino, abbia
un grande 'fiuto' per scovare i biscotti, nonostante la sua bocca
sempre chiusa, sia capace di dire le parole meno adatte, nonostante
gli occhiali da miope, veda molto bene nel cuore delle persone. La
sua gioia maggiore è quella di essere 'esplorata' e 'scoperta' nei
suoi lati più profondi anche se lei ben sa che il viaggio sarà
lungo tra l'essere e l'apparire.
Essere e apparire. La
chiave della bella poesia di Lujan e proprio nella consapevolezza che
ognuno di noi è contemporaneamente entrambe le cose: si impara a
conoscersi e a capire (e meglio ancora ad accettare) ciò che si è
nell'intimo, ma nello stesso tempo il nostro essere ha una sua
facciata esteriore, che è quella con cui si va in giro per il mondo
e che gli altri hanno sotto gli occhi. E anche con essa occorre
convivere e misurarsi.
Noi siamo e allo stesso
tempo appariamo e molto spesso la differenza tra queste due
condizioni dell'anima non è poca cosa. E il bello sembra essere
proprio lì, scrive Lujan.
Il bello sta nella
scoperta dell'altro e nel piacere di farsi scoprire. In questa
prospettiva, il piccolo albo illustrato di Isol e i versi di Jorge
Lujan assumono un valore talmente universale che non mi sento di
trovargli un lettore ideale tra i piccoli escludendo i grandi o
viceversa.
La scelta di Isol di
dare un corpo femminile a dei versi che sono, in linea di principio,
asessuati, mi sembra condivisibile. La storia e l'esperienza mi ha
convinto che spetti alle bambine e poi alle ragazze una più
precoce consapevolezza di sé e quindi mi sembra naturale che tutto
si sia incarnato in questa ragazzina dai grandi occhi e dai capelli
al vento. Spero con tutto il cuore che non sia stata la parola
'apparire' a dettare la scelta di mettere una bambina in scena,
perché se così fosse segnerebbe una caduta di stile da parte di
Isol e una volgarizzazione di un pensiero, al contrario, molto
raffinato.
Molto meno
condivisibile è le scelta del titolo italiano che trasforma lo
spagnolo originale Ser y parecer, essere e apparire, in
essere o apparire. Lo scarto di senso non è impercettibile, anzi. Mi
pare che nel cambiamento di senso si vada sminuendo la complessità
del pensiero di Lujan che, da poeta, sa molto bene che essere e
apparire sono in stretta relazione tra loro e affatto in
contrapposizione o, peggio, antitesi, come invece l'avversativo 'o '
sembra voler sottolineare. Le parole, soprattutto quando si tratta di
poesia, sono portatrici di senso profondo e non dovrebbero essere
'maltrattate'.
Carla
Noterella al margine:
libro che, messo in mano, a un giovane in crescita potrebbe accendere
belle riflessioni. Ancora una buona mappa per orientarsi nell'animo
umano.
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