CAPPUCCETTI
Pare
proprio un destino, quello della fiaba di Cappuccetto Rosso, di
ritrovarsi rivisitata in un numero impressionante di riletture. Le
versioni che vi propongo oggi sono all'insegna della serenità e del
divertimento.
Il
primo Cappuccetto che vorrei sottoporvi è stato tradotto di recente
da La Margherita: Cappuccetto e il viaggio in autobus,
di Marianne Dubuc. L'impianto ripercorre un'interpretazione,
quella urbana, già visitata, ma con un approccio diversissimo, per
esempio da Roberto Innocenti.
La
nostra Cappuccetto deve prendere l'autobus per andare dalla nonna e
tutto l'illustrato è ambientato lì, all'interno del mezzo,
descrivendo con serena pacatezza i diversi passeggeri che salgono e
scendono alle fermate: un orso enorme, un bradipo dormiente che a un
certo punto, misteriosamente, si sposta; una famiglia di lupi, con
tanto di lupetti, con cui Cappuccetto fa subito amicizia, dividendo i
suoi gustosi biscotti al cioccolato, una famiglia di talpe.
Molto
del divertimento sta proprio qui, nel vedere, pagina per pagina, chi
si sposta, chi esce di scena e chi diventa protagonista di un
siparietto: come la volpe, marrana, che tenta un furto senza successo
e poi, soprattutto, il passaggio nel tunnel, che con la sua oscurità
consente misteriosi spostamenti, del bradipo che, pur continuando a
dormire, riesce ad abbracciarsi la Signora Civetta, e della stessa
Cappuccetto, che, sempre con il sorriso sulle labbra, cambia di posto
continuando a raccontarsi le meraviglie di questo viaggio.
E'
vero, un viaggio in autobus può essere visto come un'avventura, una
sorta di rito d'iniziazione con cui un piccolo affronta la selva
oscura della città. Ma viene rappresentato dalla Dubuc con una
soavità e una leggerezza che sembra appartenere a un altro mondo.
E' sicuramente un mondo in cui sono bandite la paura e la diffidenza,
in cui tutti, anche la volpe, ladra cialtrona, al massimo suscita la
riprovazione generale. Come sempre, l'immagine accompagna con
delicatezza il racconto, i colori pastello non possono che
sottolineare quest'impronta di divertita serenità; ma i dettagli
sono forse l'aspetto più divertente, che consente al piccolo lettore
di perdersi nell'interpretazione di ogni passaggio.
Il
secondo libro dedicato a Cappuccetto l'ho 'pescato' l'anno scorso a
Bologna: Lo que no vio Caperucita Roja, di Mar Ferrero,
pubblicato da Edelvives.
I due
protagonisti, il Lupo e Cappuccetto ci raccontano ciascuno la propria
versione della storia; il lupo, tapino, non ha cuore di rubare le
succulente salsicce contenute nel paniere della bimba, anzi quando si
accorge di averlo preso per errore corre a casa della nonna per
restituire il mal tolto. Ma gli altri animali del bosco, malfidati,
gli tendono una trappola e lo riempiono di botte. Così il nostro
lupo arriva assai malconcio a casa della nonna, che, impietosita, lo
accoglie amorevolmente. Qui ritorna la voce di Cappuccetto che nel
letto vede, anzi non vede...
Tutto
si gioca sull'equivoco: la nostra bambina infatti, non vede bene e la
frase, ma che occhi grandi hai e che bocca grande..., è
frutto di un imbarazzante fraintendimento; Cappuccetto vede tutto
confuso e davvero non sa chi sia nel letto della nonna. Avete
presente Signorina-si-salvi-chi-può? Ecco, una situazione
simile, solo che invece di sottolineare il ribaltamento della storia
in chiave comica, anzi grottesca, qui si gioca più sull'ironia, con
una Cappuccetto miope, che troverà conforto e soluzione in un
negozio di ottica, mentre il lupo curerà i dispiaceri con una
discreta quantità di salsicce.
Come
dice bene l'autrice in chiusura, una storia cambia a seconda del
punto di vista da cui la si racconta: quello di Cappuccetto,
confusa, o del lupo nemmeno troppo cattivo, della nonna
compassionevole, o degli animali del bosco decisamente impiccioni.
Delicate,
divertenti letture estive per piccoli e meno piccoli, comunque dotati
di spirito d'osservazione e di ironia.
Eleonora
“Cappuccetto
e il viaggio in autobus”, M. Dubuc, La Margherita 2015
“Lo
que no vio Caperucita Roja”, M.Ferrer, Edelvives 2013
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